• Legal

Regolamento “DORA”: le prime bozze di norme tecniche di regolamentazione

In data 19 giugno 2023, le Autorità di Vigilanza europee hanno avviato una consultazione pubblica volta all’elaborazione di un primo set di norme tecniche ai sensi del Regolamento DORA (Digital Operational Resilience Act).Il Regolamento DORA, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 27 dicembre 2022 e applicabile dal 17 gennaio 2025, istituisce un quadro normativo europeo sulla resilienza operativa digitale nel settore finanziario al fine di garantire la sicurezza dei sistemi informatici e di rete che sostengono i processi commerciali delle entità finanziarie regolamentate.Nello specifico, il Regolamento DORA prevede che un primo set di norme tecniche sia sottoposto alla Commissione europea entro il 17 gennaio 2024 e che un secondo gruppo di norme tecniche sia presentato all’Autorità entro il 17 luglio 2024.Pertanto, le bozze di norme tecniche pubblicate dalle ESAs il 19 giugno 2023 rappresentano il primo set di norme tecniche da sviluppare e riguardano, nel dettaglio:RTS sul quadro di gestione del rischio ICT (ai sensi degli articoli 15 e 16(3), DORA);RTS sui criteri per la classificazione degli incidenti legati alle TIC (ai sensi dell’art. 18, DORA);ITS per stabilire i modelli per il registro delle informazioni (ai sensi dell’art. 28(9), DORA);RTS per specificare la politica sui servizi ICT forniti da fornitori terzi di ICT (ai sensi dell’art. 28(10), DORA).A supporto, le ESAs hanno pubblicato anche una “Introductory Note” esplicativa dei contenuti e delle tempistiche previste per l’emanazione delle norme; dal documento si evince che le ESAs avvieranno la consultazione pubblica relativa al secondo set di norme tecniche a fine anno, tra novembre e dicembre 2023.Approfondisci la lettura visitando la pagina dedicata

  • Corporate Social Responsibility

CSRD: la nuova direttiva che cambia lo scenario ESG

Il 9 giugno la Commissione Europea ha pubblicato l’ultima bozza dei 12 standard europei di reporting "ESRS European Sustainability Reporting Standards" al fine di avviare la fase di consultazione pubblica con tutti gli stakeholder che si chiuderà il 7 di luglio.Un passo importante e atteso che rende sempre più vicina e concreta la nuova era della rendicontazione di sostenibilità da parte delle imprese.Questa una delle tante novità introdotte dalla nuova Corporate Sustainability Reporting Directive.Leggi il nostro flyer per saperne di più

  • Executive

Infortuni, Romano: "Processi salute e sicurezza sul lavoro ancora poco digitalizzati"

Tra i settori best in class: oil & gas e farmaceutico, ma il margine è ancora ampio"In Italia i processi di salute e sicurezza sul lavoro risultano ancora poco digitalizzati". Lo dice, in un'intervista, Modestino Romano, director PwC Italia, other trust services. "Oggi, afferma, la tecnologia e la digitalizzazione sono in grado di supportare la gestione dei processi aziendali, si pensi a come i software costituiscano sempre di più asset aziendali, alla sistematica ricerca dell’interconnessione tra i sistemi, al fatto che è possibile gestire una transazione finanziaria tramite un software in grado di predisporre la richiesta, approvarla, trasmetterla alla banca e movimentare automaticamente i conti correnti"."Per i processi relativi alla salute e sicurezza sul lavoro invece, sottolinea, il livello di digitalizzazione delle attività, anche le più elementari, presenta ancora importanti margini di miglioramento, con impatti rilevanti in termini di prevenzione sui luoghi di lavoro. Negli ultimi 6 anni, le denunce all’Inail per infortuni sul lavoro sono pressoché costanti, con circa 3 morti al giorno. In moltissime aziende il documento di valutazione dei rischi è costituito da pagine e pagine cartacee ed il monitoraggio delle scadenze relative alla formazione ssl è ancora gestito tramite excel"."Sono numerose, avverte Modestino Romano, le attività connesse alla salute e sicurezza sul lavoro che, attraverso la digitalizzazione, potrebbero garantire una gestione più efficace ed accurata, nonché consentire anche un maggior allineamento rispetto agli adempimenti normativi sottostanti. Uno dei principali strumenti di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro è rappresentato da efficaci percorsi di formazione che richiedono aggiornamenti e richiami continui. Spesso gli infortuni si generano per carenze formative dovute anche alla difficoltà di assicurare un adeguato monitoraggio sulle scadenze, per il mancato utilizzo di piattaforme informatizzate. Lo stesso si può dire del monitoraggio della sorveglianza sanitari"."Il monitoraggio stesso della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro in costante evoluzione, osserva, è nella maggior parte dei casi affidato alle capacità dei soggetti incaricati di presidiare, in autonomia, le tematiche anziché a strumenti digitali. Poco digitalizzate risultano inoltre le attività di valutazione rischi o le modalità segnalazione e di gestione a seguito di malfunzionamenti, anomalie su impianti, postazioni, attrezzature, pericoli, ecc"."Per capire l’importanza e il supporto che la digitalizzazione può dare a tali attività, chiarisce, si pensi ad esempio che nell’ultimo anno, gli esiti della vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sul rispetto degli obblighi prevenzionistici relativi al D.lgs. 81/08, evidenzia (pubblicato nel mese di maggio 2023 e relativo al periodo 2022) come la stragrande maggioranza delle violazioni riguardino aspetti generali della salute e sicurezza sul lavoro ed in particolare il 18% delle violazioni attiene alla sorveglianza sanitaria, il 19% ad attività formative e il 12% ad inadeguate valutazioni dei rischi aziendali. I settori più interessati da tali violazioni riguardano il terziario e l’edilizia. Tali irregolarità, di natura penale, espongono altresì soci, investitori ed amministratori delle aziende a responsabilità amministrative e penali tali da poter compromettere, nei casi più gravi, la continuità delle stesse o la capacità di attrarre investimenti".Ma quali sono i settori più performanti nella digitalizzazione delle attività di salute e sicurezza? "I settori oil & gas e farmaceutico, risponde Modestino Romano, sono tra i più avanzati in termini di gestione dei processi e attività attraverso l’utilizzo di software e applicativi gestionali per le attività di valutazione dei rischi, formazione dei dipendenti, gestione degli incidenti e monitoraggio/reportistica dei principali parametri connessi con la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli effetti positivi dell’adeguamento alla digitalizzazione sono rappresentati dal fatto che questi settori presentano un numero praticamente irrilevante di infortuni sul lavoro (meno del’1% di entrambe i settori di infortuni sul lavoro secondo i dati Inail) a differenza di alcuni altri settori in cui il grado di digitalizzazione è ancora carente o presso le piccole e medie aziende"."La digitalizzazione delle attività connesse alla salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, dice, richiede importanti investimenti iniziali in termini di tecnologie, formazione e adeguamento dei processi aziendali, che possono impattare significativamente sulle società. Tuttavia, qualsiasi azienda può trarre vantaggi significativi dagli investimenti in ambito di salute e sicurezza sul lavoro, in termini di competitività e redditività (ad esempio, secondo le stime dell’Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro, ogni malattia professionale ha un costo di circa 200 mila euro e altrettanto ingenti sono i costi degli infortuni considerando il numero di giornate di lavoro perse e la necessità di sostituzione del lavoratore, le fermate degli impianti, i costi delle sanzioni, ecc,) oppure di miglioramento/consolidamento della propria immagine e reputazione presso i principali stakeholders e in termini di motivazione dei dipendenti che si sentono protetti e tutelati rispetto ad un loro fondamentale diritto"."Alcune tecnologie digitali tra cui l'Internet of Things (IoT) e l'Intelligenza Artificiale (AI), assicura, possono fornire un importante supporto per la gestione di alcuni degli aspetti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, consentendo alle aziende di raccogliere dati in tempo reale e di prendere decisioni più rapide ed efficaci grazie a basi dati più ampie, complete ed accurate."L'AI, spiega Modestino Romano, può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati sui processi, l'ambiente di lavoro e i comportamenti dei dipendenti per identificare i rischi di sicurezza collegati. Ad esempio, l'AI può analizzare i dati dei sensori ambientali per identificare le condizioni di lavoro potenzialmente pericolose, come la presenza di sostanze chimiche o la mancanza di illuminazione adeguata, che attraverso telecamere, meccanismi di alert automatici o sensori consentirebbero di impedire / gestire situazioni critiche quali sversamenti, esplosioni o anomalie. Oppure l’utilizzo di droni o sensori può consentire l’automazione di attività o parti di essi, quali il monitoraggio delle infrastrutture oppure la gestione di pulizie e verifiche in luoghi angusti o spazi confinati come cisterne e pozzi, che molto spesso rappresentano attività lavorative ad alto rischio di mortalità"."Altro ambito di utilizzo dell’AI, sottolinea, può riguardare il monitoraggio circa l’evoluzione della normativa cogente deve supportare qualsiasi metodo e criterio di valutazione dei rischi della salute e sicurezza sul lavoro. In questo ambito esistono alcune piattaforme di AI che consentono di effettuare le analisi delle normative pubblicate dalle principali autorità italiane o europee al fine di valutarne l'impatto su normative, policies, processi e unità organizzative interne in modo da ottenere un puntuale e tempestivo riscontro circa gli eventuali disallineamenti tra normative esterne ed interne"."Ulteriore ambito di possibile utilizzo di tecnologie avanzate, dice, potrebbe riguardare la gamification, mediante realtà virtuale o aumentata, nell’ambito della prevenzione e della promozione della salute e sicurezza sul lavoro. In questo caso si utilizza, al posto delle tradizionali modalità di erogazione della formazione, caratterizzate da contenuti molti teorici, tecnici e in grado di assicurare un basso coinvolgimento emotivo da parte dei partecipanti, la tecnica del gaming mediante la simulazione di scenari di rischio in cui ciascun giocatore è chiamato a gestire tali scenari con l’obiettivo di mettere al sicuro la propria integrità e quella dei colleghi di lavoro".

  • Tax

Nuovo Regolamento Consob in materia di crowdfunding

In data 1° giugno 2023, Consob ha pubblicato il “Regolamento in materia di servizi di crowdfunding“, adottato con Delibera n. 22720, ad esito della consultazione pubblica tenutasi nel corso del mese di marzo 2023.Il nuovo Regolamento è strutturato in cinque parti e riguarda le seguenti tematiche relative ai “fornitori di servizi di crowdfunding” (di seguito “fornitori”):disposizioni generali;procedimento di autorizzazione e di revoca dell’autorizzazione;obblighi informativi nei confronti della Consob;comunicazioni di marketing;ulteriori obblighi.Il Regolamento Ue stabilisce che, a partire dall’11 novembre 2023, solo i fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese autorizzati secondo la normativa europea saranno autorizzati a operare in Italia. I fornitori autorizzati sono invitati a presentare tempestivamente la loro istanza di autorizzazione per continuare a operare senza interruzioni dopo tale data, considerando anche i tempi necessari per l’ottenimento dell’autorizzazione secondo la disciplina europea.Il nuovo Regolamento abroga il precedente Regolamento Consob sulla raccolta di capitali tramite portali on-line, adottato con delibera Consob 26 giugno 2013 n. 18592.La Consob invita inoltre gli operatori a tener conto, nella predisposizione della loro domanda, di tutta la normativa rilevante, inclusi i Regolamenti delegati attuativi del Regolamento Ue 1503 del 2020, e a considerare gli Orientamenti di vigilanza della Banca d’Italia pubblicati per la consultazione il 17 maggio 2023 (Banca d’Italia – Orientamenti di vigilanza della Banca d’Italia in materia di fornitori specializzati di servizi di crowdfunding). La Consob, in aggiunta, invoglia gli operatori a considerare, nella preparazione della loro domanda, tutta la normativa pertinente, compresi i Regolamenti delegati che attuano il Regolamento (UE) 2020/1503, e a prendere in considerazione gli Orientamenti di vigilanza della Banca d’Italia pubblicati per la consultazione il 17 maggio 2023.Per agevolare gli operatori nel presentare l’istanza di autorizzazione, l’Autorità ha reso disponibile un file compilabile che gli operatori richiedenti potranno utilizzare nella predisposizione della domanda; tale documento traduce in formato editabile il formulario allegato al Regolamento delegato (UE) 2022/2112 e contiene indicazioni di carattere operativo d’aiuto per la compilazione dello stesso.Il nuovo Regolamento entrerà in vigore il giorno successivo alla data di pubblicazione dello stesso in Gazzetta Ufficiale; contestualmente sarà abrogato il “Regolamento sulla raccolta di capitali tramite portali on-line“, adottato con Delibera Consob n. 18592 del 26 giugno 2013.Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

  • Corporate Social Responsibility

Tassonomia europea, lo studio di PwC ESG

PwC ESG ha condotto uno studio sulla Tassonomia UE, il sistema di classificazione delle attività economiche ecosostenibili.In media, le 100 principali imprese industriali italiane dichiarano che meno del 10% del loro fatturato è allineato rispetto ad obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e solo il 15% dei propri investimenti. Inoltre, l’autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) rivela che oltre il 20% delle dichiarazioni a livello europeo non è corretta. La tassonomia è stata introdotta dal Regolamento Ue 2020/852: il provvedimento si inserisce nella “Strategia per la Finanza sostenibile” della Ue con l’obiettivo di indirizzare gli investimenti finanziari verso quelle attività economiche che possono contribuire sul serio alla transizione verso una economia “carbon free”. La Commissione europea ha stimato che il raggiungimento degli obiettivi fissati nel percorso verso un’economia più rispettosa dell’ambiente (Agenda 2030) richieda investimenti annui pari a circa 520 miliardi di euro: le risorse pubbliche non bastano, occorre mobilitare anche quelle private. Il processo di approvazione degli atti delegati sta avvenendo gradualmente.Nella sostanza, la tassonomia introduce sei obiettivi climatici e ambientali: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine; la transizione verso un’economia circolare; la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Per definirsi “sostenibile dal punto di vista ambientale” un’attività economica deve soddisfare quattro condizioni, ovvero dare un contributo sostanziale ad almeno uno dei sei obiettivi; non recare danno significativo a nessuno degli altri cinque obiettivi ambientali (dunque, rispettare il principio del “do not significant harm”). E poi, rispettare le garanzie minime e i criteri di vaglio tecnico stabiliti negli atti delegati della tassonomia.Per saperne di più visita il report dedicato

  • Legal

Normativa nazionale – Disposizioni Ivass e sostenibilità

Integrazione delle disposizioni di sostenibilità nella disciplina IvassL’Ivass ha pubblicato il Provvedimento n.131/2023 che adegua la normativa della Autorità di Vigilanza alle regole europee in materia di finanza sostenibile. Va ricordato che le iniziative normative europee relative al piano d’azione della Commissione europea per il finanziamento di una crescita sostenibile dell’8 marzo 20181, rilevante anche per il settore assicurativo, perseguono principalmente gli obiettivi di orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili e promuovere la trasparenza.L’adozione della nuova normativa europea in materia di finanza sostenibile, relativa specificamente al settore assicurativo, ha comportato un intervento di allineamento, tra le altre, delle disposizioni europee contenute nel framework Solvency II e della disciplina in materia di distribuzione dei prodotti assicurativi prevista dalla Insurance Distribution Directive (c.d. IDD).Il 2 agosto 2021 sono stati pubblicati il Regolamento delegato (UE) n. 2021/1256 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica il Regolamento delegato (UE) 2015/35 per quanto riguarda l’integrazione dei rischi di sostenibilità nella governance delle imprese di assicurazione e di riassicurazione e il Regolamento delegato (UE) n. 2021/1257 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica i Regolamenti delegati (UE) 2017/2358 e (UE) 2017/2359 per quanto riguarda l’integrazione dei fattori di sostenibilità, dei rischi di sostenibilità e delle preferenze di sostenibilità nei requisiti in materia di controllo e di governo del prodotto per le imprese di assicurazione e i distributori di prodotti assicurativi e nelle norme di comportamento e nella consulenza in materia di investimenti per i prodotti di investimento assicurativi.Le disposizioni dei due Regolamenti delegati si applicano a partire dal 2 agosto 2022. L’adozione e la conseguente entrata in vigore della normativa europea in materia di finanza sostenibile ha reso opportuno un primo intervento di allineamento e adeguamento delle disposizioni regolamentari IVASS direttamente interessate dalla nuova disciplina. Tale adeguamento riguarda principalmente le disposizioni regolamentari IVASS impattate dalle modifiche e integrazioni apportate, a livello settoriale, alle norme Solvency II (Regolamento delegato 2015/35) e agli Atti delegati IDD (Regolamento delegato 2017/2358 e Regolamento delegato 2017/2359).L’adeguamento dei Regolamenti IVASS interessati da tali nuove disposizioni europee del settore assicurativo adottate in materia di finanza sostenibile è finalizzato a favorire la coerenza applicativa tra le norme regolamentari nazionali ad oggi vigenti e la nuova disciplina europea, così da facilitarne l’attuazione da parte degli operatori del mercato.La Struttura del Provvedimento dell’Ivass si compone di 5 articoli, disciplina quattro aree, rispettivamente dedicate all’introduzione di modifiche ai Regolamenti in materia di investimenti e di attivi a copertura delle riserve tecniche, in materia di sistema di governo societario, in materia di distribuzione assicurativa e riassicurativa, in materia di requisiti di governo e controllo dei prodotti assicurativi, con riguardo ai prodotti che tengono conto degli obiettivi di sostenibilità dei clienti – in materia di individuazione del mercato di riferimento, ivi compreso quello negativo, nonché in materia di test, monitoraggio e revisione del prodotto e di flussi informativi tra produttore e distributore.Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

  • Information Technology

La rivoluzione elettrica «Tanti limiti, ma superabili»

Francesco Papi, Partner PwC Strategy& Italy Automotive Leader, e la ricerca PwC: «Italia fanalino di coda in Europa per costi e infrastrutture. Si recupera se...» Le rivoluzioni hanno bisogno di tempo per fare in modo che si assimili tutta la portata formale e sostanziale del cambiamento. Passare dai motori endotermici all'elettrico, non è una passeggiata, ma è, appunto, una rivoluzione culturale oltre che inevitabilmente industriale. Ed è proprio per questo che eventi come Automotive.Lab Plug, aperto ieri alla Torre PwC di Milano CityLife dal Convegno Mobilità elettrica oggi per domani, hanno un ruolo chiave nella diffusione della conoscenza relativa al nuovo mondo.Serviva, prima di tutto, una fotografia della situazione attuale, e a fornirla, è stato uno studio presentato da Francesco Papi, Partner PwC Strategy& Italy Automotive Leader: «La transizione all'elettrico in Italia, ha spiegato, procede a un passo decisamente più lento rispetto ai principali Paesi Europei. A marzo 2023 la quota di autovetture BEV e ibride plug-in nel nostro Paese si è fermata all'8,2% delle immatricolazioni, rispetto all'19,8% di Germania, 24,1% della Francia e al 26,7% del Regno Unito. Insomma, il nostro Paese è il fanalino di coda in Europa insieme alla Spagna, ma non per una carenza di domanda». Tra le principali ragioni che rallentano la crescita del mercato dell'e-mobility figurano il costo iniziale del veicolo, un'offerta di prodotto ancora limitata e poco competitiva sui segmenti delle citycar e delle utilitarie e la diffusione delle infrastrutture di ricarica pubblica, soprattutto per la domanda a più basso reddito che dispone meno di parcheggi privati e di sistemi di ricarica domestica. Secondo Papi, «la soddisfazione di chi ha già scelto l'elettrico rispetto all'esperienza d'acquisto e a quella di ricarica rappresenta un volano di crescita fondamentale anche perchè nel 40% dei casi è determinata dal passaparola di amici e parenti. Ma oggi chi compra elettrico mostra un trend di soddisfazione in calo e comunque che si attesta su livelli inferiori rispetto a chi compra auto a combustione interna, principalmente a causa dell’insoddisfacente gestione del processo di installazione dei sistemi di ricarica domestica».Ad entrare nello specifico ci ha pensato Michele Crisci, Presidente UNRAE, l’Associazione delle Case estere. «Gli italiani sono appassionati di auto. Ma ci sono delle tematiche che le istituzioni devono risolvere, come le infrastrutture. L'utente deve avere la possibilità di bypassare le problematiche dell'uso delle elettriche. Abituarsi a un diverso sistema. Per l'italiano è più difficile e forse fa un po' più fatica degli altri. L'elettrico è un mondo al quale Stati Uniti ed Europa non hanno mai creduto, ma la decarbonizzazione è un tema che riguarda tutti e va cambiata la narrazione in questo senso: ad esempio, spesso sentiamo dire che il passaggio all'elettrico provocherà perdita di posti-lavoro, noi pensiamo il contrario. Il 2035 è una data ultima, ma nel 2030 le Case auto saranno obbligate a ridurre del 55% le emissioni del 2021. L'unico modo per farlo servirà avere la stragrande maggioranza di auto elettriche: mancano solo 6 anni...».Pietro Meda, vicepresidente vicario di ACI Milano è ancora più chiaro. «Dobbiamo essere molto neutri. L'istituzione è la parte mancante, è iniziato un processo, ma stiamo inseguendo a livello infrastrutturale. La tecnologia deve essere agevolata sul territorio, ma non si sta facendo abbastanza. E dovrebbe aiutare i cittadini a seguirli. Ho tanti amici che hanno auto elettriche, e in troppi si lamentano che hanno esperienze di ricarica difficili». Poi la parola è passata ai Costruttori, a cominciare da Marco Santucci, CEO di Jaguar Land Rover: «Per poter arrivare alle emissioni zero dobbiamo passare per varie tappe, nel 2025 Jaguar sarà completamente elettrica, con una gamma tutta nuova. Jaguar è sempre stata un pioniere e vuole posizionarsi come tale anticipando di 10 anni le direttive del UE. Diversa la strategia per Land Rover: qui saremo più progressivi, lavorando anche sui materiali. L'obiettivo è quello di arrivare al 2039 diventando davvero net zero affermando un nuovo concetto del lusso auto belle e sostenibili. Intanto proviamo ad educare le nuove generazioni».Giuseppe Mazzara, Direttore Marketing e Comunicazione di Kia Italia, va oltre spiegando la visione avanzata del brand: «A livello aziendale abbiamo la centralità del cliente prima di tutto. Perché a livello di sostenibilità, dipende dall'uso che ogni cliente fa del mezzo e noi offriamo diverse soluzioni. La Niro è full hybrid, ibrida plug-in e anche elettrica, poi lavoriamo su altre soluzioni, come il GPL, tanto bistrattato in alcune località e a breve, nel 2028, offriremo anche la prima Kia fuel cell. Di fatto, fino al 2027 lanceremo 14 modelli elettrificati senza dimenticare che due anni fa Kia ha cambiato completamente la sua vision di brand, non più solo costruttore di auto ma fornitore di servizi e questo riposizionamento ci ha restituito un brand più forte capace anche di esplorare strade diverse di fronte a un mercato che ha alzato i listini. Così, cerchiamo di offrire più servizi per rendere l'esperienza più semplice e intuitiva». Il nuovo mondo è appena cominciato. 

  • Executive

Toselli: "Le imprese possono raccontare le loro scelte di sostenibilità legate al lungo periodo"

L'intervento di Giovanni Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia, intervenuto nel corso del talk "Sostenibilità e regole Ue: implicazioni per le imprese", organizzato da PwC Italia e gruppo Gedi nell'ambito del ciclo di incontri "Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa""La tassonomia non è null'altro che un lessico che le imprese devono iniziare a imparare a utilizzare per riuscire a raccontare a un mondo sempre più complesso quello che realizzano". Parole e indicazioni di Giovanni Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia, intervenuto nel corso del talk "Sostenibilità e regole Ue: implicazioni per le imprese", organizzato da PwC Italia e gruppo Gedi nell'ambito del ciclo di incontri "Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa".Il sistema univoco di classificazione dell’Unione europea ideato per determinare quali attività economiche e finanziarie possono essere considerate sostenibili porta con se delle buone prospettive. "L'opportunità è rappresentata dalla trasparenza, dalla possibilità di raccontare quello che si sa fare e quello che c'è da fare - ha proseguito Toselli - Questo dovrebbe stimolare la competizione nell'intraprendere azioni volte alla sostenibilità, che non è rappresentata solo dalla riduzione delle emissioni, ma anche dal far sì che i modelli continuino a funzionare nel lungo periodo".La differenza con gli anni passati sta proprio nell'arco temporale preso in considerazione: "Queste regolamentazioni possono darci più focus sul lungo periodo rispetto al breve periodo. Passiamo infatti dalla necessità di rappresentare performance aziendali basate sul profitto, andando invece a rappresentare quello che l'azienda fa dal punto di vista strategico nel lungo periodo per essere sostenibile anche quando il management non sarà più lo stesso", ha aggiunto il presidente di PwC Italia.  Su questi temi in ogni caso non si può fare un paragone tra l'Europa e gli altri attori a livello mondiale, perché evidentemente si viaggia su binari diversi. "Negli Stati Uniti le logiche sono legate a tempistiche da medio o breve termine, poi ci sono scenari e interessi geopolitici che magari da noi non rivestono un ruolo strettamente di primo piano. Stessa cosa per quanto riguarda la Cina, l'India poi è in un momento storico completamente diverso rispetto a noi. Gli investimenti che verranno fatti in Europa per l'allineamento alle richieste per queste nuove regolamentazioni, saranno investimenti che comunque daranno la possibilità alle imprese europee di poter raccontare una storia in maniera molto più trasparente e più precisa", ha concluso Toselli.Tutti i dettagli sul sito dedicato

  • Investments

Private equity e venture capital: nel 2021 crescita ricavi società gestite da PE superiore a PIL

Il CAGR% medio delle società partecipate dai fondi è cresciuto al 6,5%. L'analisi di PwC Italia.Nel 2021 le società partecipate da fondi di Private Equity mostrano un aumento del CAGR% sia in termini di ricavi ed EBITDA che di crescita del tasso di occupazione nel 2021. La crescita dei ricavi delle società gestite da PE nel 2021 è stata superiore a quella del PIL italiano: il CAGR% medio delle società partecipate dai fondi è infatti cresciuto al 6,5% (dal 5,5 dell'anno precedente). Nel 2021 il divario tra il tasso medio di crescita dei ricavi delle società in portafoglio ai PE ed il PIL italiano è stato pari al 5,7% (dal 5,2% dell'anno precedente). Anche il benchmark mostra un andamento positivo rispetto agli anni precedenti, raggiungendo un CAGR dell'1,3% nel 2021, seppur inferiore rispetto alla crescita registrata nei ricavi dei PE. Di conseguenza il divario tra le prestazioni delle società gestite da PE ed il benchmark è incrementato, passando da +4,5 punti percentuali nel 2020 a +5,2 punti nel 2021. La redditività delle società in portafoglio ai PE (7,4% CAGR) è stata superiore al benchmark di aziende private, con un gap positivo di +7,3 punti percentuali nel 2021. È quanto rileva PwC Italia nel report "Economic Impact Private Equity e Venture Capital"."Lo studio evidenzia ancora una volta una performance positiva delle società partecipate da Private Equity, mostrando una crescita in termini di ricavi, EBITDA e tassi occupazionali tra anno di investimento e disinvestimento maggiore rispetto al benchmark di società private similari analizzate. Quest'anno – spiega Francesco Giordano, Private Equity leader di PwC Italia – lo studio è stato ulteriormente arricchito con approfondimenti sulle tematiche ESG che sono sempre più una priorità per gli operatori. Molte società hanno pubblicato un bilancio di sostenibilità per la prima volta a seguito dell'ingresso di un Private Equity, dalla cui analisi risulta che i principali indici, quali emissioni di CO2 ed il gender balance ratio, sono profondamente migliorati durante l'holding period".In linea con gli anni precedenti, il tasso di crescita occupazionale delle società in portafoglio ai PE è stato più elevato rispetto alla media nazionale, raggiungendo un divario pari a +5,8% (vs 5,1% nel 2020). Le società gestite da PE hanno avuto un tasso di crescita dell'occupazione più elevato anche rispetto al benchmark, raggiungendo il 6% nel 2021 (+0,6% vs 2020) ed hanno generato circa 35mila posti di lavoro nel campione di società analizzate tra il 2017 ed il 2021.Per saperne di più visita la pagina dedicata

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