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Green claims: concluso l’intervento di moral suasion nei confronti di produttori di auto elettriche

Il 9 ottobre 2023, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha concluso positivamente un'azione di moral suasion nei confronti di due aziende produttrici di veicoli elettrici. Queste aziende erano state richiamate a causa di affermazioni di sostenibilità ("green claims") potenzialmente ingannevoli per i consumatori. I "green claims" sono dichiarazioni che le aziende rilasciano sui propri prodotti o servizi per comunicarne l’impatto ambientale sostenibile. Se tali affermazioni sono accurate e verificabili, rientrano nella sfera del "green marketing", ossia la promozione trasparente di prodotti ecologici. Tuttavia, quando queste dichiarazioni risultano generiche, non verificabili o fuorvianti, si sfocia nel "greenwashing", una pratica in cui le aziende promuovono un’immagine sostenibile senza reali prove o impegni concreti.Secondo il Codice del Consumo, il greenwashing può costituire una pratica commerciale scorretta, in quanto inganna i consumatori con informazioni non veritiere o non supportate. Anche se a livello nazionale non esiste una norma specifica per i green claims, l'AGCM ha spesso considerato tali affermazioni abusive come pratiche scorrette, come accaduto in questo caso. A livello europeo, il tema è attualmente regolamentato dalla Direttiva UE 2024/825, che mira a responsabilizzare i consumatori durante la transizione verde, migliorando la loro protezione contro pratiche sleali. Questa direttiva, in vigore dal marzo 2024, dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il marzo 2026. Inoltre, è in discussione la Direttiva Green Claims, che richiederà maggiore trasparenza e veridicità nelle dichiarazioni ambientali delle aziende.Nel caso specifico, l'AGCM ha rilevato che sui siti web delle due aziende erano presenti affermazioni generiche come "100% sostenibile", "Zero emissioni" o "Impatto zero sull’ambiente". Queste dichiarazioni non specificavano chiaramente a quale fase del ciclo di vita del prodotto si riferissero (produzione, distribuzione, uso o smaltimento), né erano supportate da dati verificabili. L’Autorità ha sottolineato l’importanza di considerare anche le emissioni associate alla produzione delle batterie e all'uso dell’energia elettrica per la ricarica dei veicoli, che possono influire significativamente sull'impatto ambientale complessivo.Le due società, a seguito dell'intervento dell'AGCM, hanno rimosso le dichiarazioni ritenute non conformi agli standard di trasparenza e veridicità richiesti dalla normativa. Questo adeguamento sarà ancora più stringente quando entreranno in vigore le nuove disposizioni europee, che imporranno regole più severe per validare e verificare i green claims aziendali.Per saperne di più visita la pagina dedicata

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eReadiness 2024

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Le vendite di auto elettriche in Europa sono crollate, con una diffusione inferiore del 35% rispetto alle stime. Francesco Papi: "l'adozione è inferiore del 50% rispetto alle previsioni", mettendo a rischio gli obiettivi UE sulle emissioni.Il calo delle vendite di auto elettriche in Europa è legato a diversi fattori, tra cui i prezzi elevati, la scarsa diffusione di colonnine di ricarica e la fine degli incentivi nei principali mercati. Questo ha portato a una diffusione delle auto elettriche inferiore del 35% rispetto alle stime di tre anni fa e addirittura del 50% in Italia. Nei primi otto mesi del 2024, la quota di mercato delle auto elettriche nell'Unione Europea è scesa dal 21,4% al 19,2%, mentre nel solo mese di agosto le vendite di auto elettriche sono crollate del 44%, con una riduzione della quota di mercato di un terzo, portandola al 14%."L'adozione delle vetture elettriche in Europa è inferiore del 50% rispetto alle stime fatte solo tre anni fa, e questo oggi rende irraggiungibili gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall’Ue", ha dichiarato Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia, che ha curato la 5ª edizione dello studio eReadiness.Questo calo delle vendite ha messo in luce le diverse velocità con cui i paesi europei stanno affrontando la transizione all'elettrico. I paesi nordici, come Norvegia, Svezia e Olanda, si confermano leader nell’e-mobility, con una quota di immatricolazioni elettriche compresa tra il 45% e il 90%. Francia e Germania, invece, pur registrando una penetrazione dell’elettrico tra il 18% e il 25%, hanno visto un rallentamento, con la Germania che ha subito un calo delle vendite di auto elettriche pure del 32%, parzialmente compensato dalla crescita delle ibride plug-in del 9,1%. L'Italia resta indietro, confermandosi fanalino di coda con una quota di mercato del 7,2% per le vetture elettriche ad agosto, in calo rispetto all'8,6% dello stesso periodo dell’anno precedente."La diffusione delle auto elettriche nei paesi nordici, con l’esempio virtuoso della Norvegia dove siamo sopra all’80%, indica che l’e-mobility può essere una scelta di massa e una tecnologia di larga scala. Ma l’Ue è in ritardo di almeno 8 anni rispetto alla Norvegia. Serve un cambio di velocità", ha aggiunto Papi.I tempi stringono e gli obiettivi dell’Ue di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035, con il conseguente stop alla produzione di motori termici, rappresentano una sfida sempre più difficile per l’industria automotive europea. L'Acea ha persino chiesto all’Ue di rivedere i target di emissione. Papi ha inoltre affermato: "Se tutti i paesi europei adottassero la stessa velocità di adozione della Norvegia, gli obiettivi slitterebbero di un paio di anni, mentre alla velocità di oggi le zero emissioni non sarebbero ipotizzabili prima del 2040".L'indagine ha suddiviso i consumatori in tre gruppi: proprietari, interessati all'acquisto nei prossimi cinque anni (prospects) e scettici. Il profilo dei proprietari italiani mostra che "oltre il 90% si dichiara soddisfatto dell’acquisto", in particolare per i minori costi operativi e l'esperienza di guida, anche se il 70% ricarica l’auto a casa o in ufficio, con costi più bassi rispetto alle colonnine pubbliche. Tuttavia, per la prima volta, la percentuale di interessati all'acquisto è scesa dal 69% al 61%, mentre gli scettici sono aumentati dal 28% al 35%, segno di "maggiore incertezza dei consumatori e di un rallentamento dell’interesse verso l’elettrico".Infine, Papi ha sottolineato che "il segmento D, quello dei veicoli di grandi dimensioni, è l’unico in cui l’elettrico costa meno del termico", mentre i segmenti più compatti rischiano di essere dominati dai marchi cinesi. "La battaglia con la Cina si combatte sull’innovazione", ha concluso Papi.Per saperne di più visita la pagina dedicata

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