Lo sviluppo delle FinTech: criticità e principali evidenze

Marco Folcia, Partner PwC Italia

Marco quali sono le principali evidenze che emergono al 5° Osservatorio Fintech? 

La collaborazione fra finanza tradizionale e FinTech è uno dei fenomeni che stanno caratterizzando il settore, certificato da alcune analisi che confermano come i modelli collaborativi abbiano maggiori possibilità di generare valore e sinergie rispetto ai modelli alternativi.

I modelli di business delle FinTech, nell’arco di questi ultimi anni, hanno conosciuto una sostanziale evoluzione. Se, inizialmente, queste aziende si proponevano solo come alternativa al sistema finanziario tradizionale, oggi si possono distinguere gli operatori definiti “indipendenti” che offrono servizi anche in aperta concorrenza con i soggetti finanziari e quelle FinTech che operano in “una logica di ecosistema” con gli intermediari finanziari e integrano la propria offerta con quella delle aziende partner per offrire prodotti/servizi specialistici, ampliare i canali distributivi innovativi o intercettare nuove fasce di clientela.

Possiamo così riassumere lo scenario italiano: il mercato del FinTech in Italia ha superato complessivamente quota 882 milioni di euro con una crescita del 240% degli investimenti effettuati dai Venture Capital rispetto all’intero volume di finanziamenti distribuito nel 2021. Escludendo i mega-round, il mercato evidenzierebbe una stabilità rispetto ai valori dell’anno precedente, allineandosi alle tendenze globali. La crescente enfasi sui mega-deal riflette invece la consuetudine dei VC stranieri a selezionare startup che scalano più rapidamente e che adottano modelli di business distintivi e meno soggetti alla competizione. In linea generale è chiaro come la qualità delle Fintech nazionali e la maturità degli imprenditori che creano nuovi modelli di business abbiano attratto sia fondi esteri sia operatori nazionali tipicamente restii a questi investimenti.


Quali criticità avete rilevato nei trend di sviluppo delle FinTech?


Se da un lato questa situazione di mercato ha favorito la nascita di numerose FinTech (sono più di 600 quelle attive in Italia nel 2022), dall’altro ha generato operatori talvolta poco distintivi. Questi casi di successo dimostrano che, per avere impatto su organizzazioni complesse, le FinTech devono possedere capacità di integrazione con i modelli di funzionamento dell’incumbent e non farsi condizionare dai processi organizzativi e di governance interni, intervenendo su ambiti funzionali, tecnologici o di mercato molto specifici. 


Come sono distribuite le startup Fintech in Italia?


Il 79% delle startup Fintech con headquarter in Italia ha sede nel Nord, a conferma del gap esistente fra le diverse aree del Paese (rilevazioni Pitchbook 2022), e Milano è al primo posto per imprese Fintech, vantando sul proprio territorio il 54% delle presenze a livello nazionale, concentrando il 70% degli investimenti e confermando la propria vocazione di piazza finanziaria di riferimento per il mercato.


Passando ora ai segmenti più maturi, qual è lo scenario attuale?


L’ecosistema Fintech italiano vede alcuni settori più maturi - Digital Payments, Lending e Insurtech e altri – Asset & Wealth Management, RegTech, Capital Market & Trading e Open Banking – ancora in fase di iniziale sviluppo.

Parlando di Digital payments il settore è oggetto di una trasformazione che porterà i tradizionali strumenti/servizi a convergere verso un’offerta completamente rinnovata in termini di modelli di business (vedi trend emergenti come il “Buy Now Pay Later”) e processi operativi, continuando a catturare l’attenzione degli investitori e proseguendo nel percorso di consolidamento e di crescita già avviato negli anni precedenti, a conferma della grande attrattività del comparto nell’industria finanziaria.

Il settore ha registrato la chiusura di diversi round da parte delle Fintech e il suo dinamismo è confermato anche dal costante aumento del numero dei nuovi player entranti: nel solo biennio 2021-2022, in Italia risultano autorizzati 59 operatori, di cui 30 di derivazione non bancaria.

Se osserviamo il Lending, sebbene l’incertezza del contesto economico, le Lending Fintech italiane continuano ad evidenziare una dinamica di sviluppo importante e in modo particolare per i finanziamenti erogati alle imprese, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni, che hanno superato nei primi sei mesi del 2022 i 2 miliardi di euro e registrato un salto in avanti del 49% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Inoltre, il crescente numero di partnership fra Fintech e banche, spesso promosse da queste ultime per accelerare il processo di trasformazione della propria infrastruttura IT, è stato anche uno dei driver della crescita del settore Lending negli ultimi due anni.

Infine l’Insurtech, dopo la crescita accelerata degli scorsi anni per numero di start up attive (a fine 2021 erano 120 secondo la rilevazione del Politecnico di Milano), la curva di sviluppo del comparto Insurtech ha iniziato a flettere nel corso del 2022 principalmente per due motivi: la diminuzione di investimenti finanziari in soluzioni Insurtech da parte delle compagnie assicurative tradizionali - che stanno intensificando l’internalizzazione di progetti di trasformazione digitale, acquisendo le competenze necessarie dal mercato o attraverso partnership con startup già affermate per ridurre i rischi di implementazione di nuove soluzioni -; e il consolidamento delle start up Fintech già attive sul mercato. 


Cosa possiamo aspettarci dal futuro?


Attraverso l’Osservatorio Fintech 2023 di PwC Italia, abbiamo rilevato i segmenti del mercato Fintech più maturi in termini di sviluppo del business e delle collaborazioni con gli intermediari finanziari. È certo che nuovi segmenti di mercato stanno crescendo, come quello delle Fintech in ambito ESG o quello delle piattaforme/soluzioni di Intelligenza Artificiale per l’automazione dei processi di customer care, KYC, credit scoring. Sono segmenti che rappresentano un trend in divenire, pur non avendo ancora raggiunto track record o massa critica (es. volume di fatturato o collaborazioni instaurate) sufficienti a permettere oggi un’analisi approfondita.

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