Marcello Albergoni di LinkedIn Italia

Country Manager - LinkedIn Italia

Come si diventa il numero 1 di LinkedIn Italia?


Fare carriera nel mondo del lavoro è qualcosa che richiede tanto tempo e impegno. Indubbiamente posso dirvi che tutte le esperienze fatte durante il proprio percorso lavorativo contribuiscono al successo, perché ti formano non solo dal punto di vista professionale, ma come uomo in genere. Prima di iniziare la mia avventura in LinkedIn, ho lavorato come Senior Manager in PwC Italia, sviluppando progetti in ambito Business Intelligence Solutions. Nel 2011, dopo una serie di colloqui intensi, ho iniziato il mio percorso in LinkedIn Italia, diventando così il primo dipendente in Italia. Con l’evolversi del mio percorso professionale ho avuto modo di constatare che la caratteristica essenziale per farsi strada nel mondo del lavoro è senza dubbio la motivazione, ed è proprio questa che mi ha portato a diventare il Country Manager LinkedIn Italia. Così ho iniziato il lavoro più bello del mondo dando l’opportunità ad ogni professionista di sentirsi realizzato a livello professionale ed economico. Ho imparato tanto dalle persone attorno a me e sono diventato parte integrante di questo razzo lanciato nello spazio che cresce di 2 nuovi iscritti al secondo.


Come l’esperienza in PwC ti ha aiutato?


Ricordo con piacere l’esperienza vissuta in PwC. Questa è una realtà che valorizza i talenti e, se hai voglia, puoi anche adottare sul lavoro un approccio imprenditoriale. È proprio così che ho costruito una rete di relazioni che insieme alla collaborazione, alla lealtà e all’umiltà di saper apprendere dagli altri, ritengo essere essenziale per la crescita, perché al di là delle tecnologie e dell’offerta, gli assets di un’azienda che funzioni sono i talenti. Inoltre in PwC ho imparato a programmare e pensare a lungo termine, cosa che nelle aziende più piccole non succede, aziende in cui si pensa a massimizzare il profitto nel breve termine senza pensare al futuro. Io credo che PwC abbia sempre avuto questo approccio lungimirante, individuando le giuste risorse per ogni progetto e costruendo la squadra con le practises giuste. Con questo approccio in LinkedIn io e il mio team abbiamo raggiunto traguardi importanti. Nel 2011 avevamo 1 milione di iscritti, ora ne abbiamo più di 12 milioni con migliaia di aziende che comprano i nostri prodotti e servizi per affrontare il futuro. Da un lato è quindi l’awareness degli utenti finali che ha fatto crescere il nostro network, dall’altra è la motivazione che ci spinge a dare alle aziende un sistema innovativo che permetta di trovare e attrarre i talenti che servono. 


Come attrarre e sviluppare i talenti nell’era di LinkedIn? Quali sono le competenze più ricercate dalle aziende italiane?


Questo è un tema diventato prioritario, non solo se vuoi vincere, ma anche se vuoi sopravvivere come azienda. Le grandi aziende sono fatte di grandi team che sono fatti di grandi talenti. Quindi se in quanto azienda non si ha la capacità di attrarre e ricercare con le tecnologie a disposizione le persone giuste sicuramente fallirai. In LinkedIn abbiamo un racconto che mette assieme tutti gli step necessari, e suona così: plan – hire – develop - measure.

Per portare a bordo le persone giuste bisogna pianificare, avere all’interno un sistema di talent intelligence che permetta di individuare il posizionamento dell’azienda rispetto ai talenti che servono o rispetto alle industry in cui si vuole entrare, le aree geografiche e così via.

Superata la fase di planning, si passa alla seconda fase, quella di hiring e portare a bordo i talenti. In tutto questo, dati i circa 610 milioni di iscritti su LinkedIn, è necessario creare la propria reputazione, farsi conoscere, costruire una rete di follower, avere recruiters in azienda che portino a bordo persone, postino jobs e contenuti. Sono necessarie persone che costruiscano un piano editoriale, cosicché i leader aziendali parlino e ispirino le persone a venire da te piuttosto che andare da altri. La competizione, tra l’altro, è trasversale, non è più per industry. 

Per quanto riguarda il secondo quesito, dalle nostre analisi risulta che i talenti più ricercati sono quelli in ambito di “dati”, ovvero talenti che hanno un background digitale e che sono in grado di trasformare dati ed informazioni in conoscenza e ancora una volta la conoscenza in leadership. Quindi bisogna essere pronti e attrezzati con le soluzioni talent solutions di LinkedIn per portare a bordo le persone. Inserire talenti non è sufficiente, bisogna avere un sistema per svilupparli, ad esempio attraverso dei training. Questa è la terza fase e anche qui abbiamo un sistema che si chiama LinkedIn Learning che permette di individuare le risorse e formarle, cambiare la loro traiettoria di carriera e trasformarle nelle risorse utili alla propria organizzazione. L’ultimo e quarto step è la misurazione, measure, che abbiamo di recente aggiunto grazie all’acquisizione di Glint. Questo è un sistema che permette di analizzare come stanno le persone all’interno dell’azienda. Bisogna permettere ad ogni individuo di sviluppare le proprie competenze, fornendo un percorso che sia il miglior possibile dal punto di vista professionale e infine misurarne la fattibilità. 

Le skills più richieste sono senz’altro quelle in ambito digitale. Insieme a Microsoft abbiamo appurato che in Italia ci sono circa 150.000 possibilità di lavoro in ambito digital non coperte, contro una disoccupazione giovanile che è sopra al 30%. Quindi la risposta è semplice, noi quali organizzazioni private dovremmo iniziare a formare persone in ambito digitale, quello è il futuro. L’intelligenza artificiale, il machine learning sono i data analyst, i data scientist, che permettono di capire che cosa sta succedendo ad una azienda considerando il volume di dati a disposizione.


L’ambiente di lavoro sta cambiando rapidamente. Quale è per te il luogo di lavoro ideale?


Abbiamo lavorato intensamente su questa tematica, il ragionamento che sta dietro è: se vuoi attirare talenti, l’ambiente di lavoro si rivela un pezzo importante del “package” che un’azienda mette a disposizione. 

Per tale motivo l’ambiente di lavoro dovrebbe essere un po' come una casa. Si tratta di un mix di luoghi informali dove le persone danno il meglio di sé professionalmente, ma nello stesso tempo avere la possibilità di rilassarsi nel momento di bisogno. Noi disponiamo di un giardino interno con i limoni, una cantina con i vini, tutti luoghi di riflessione dove fare una pausa, leggere un libro, ascoltare un po' di musica. Abbiamo anche una cucina centrale dove è possibile fare colazione la mattina o trovarti con altri colleghi. Non si tratta però del classico angolo con la macchinetta, o del bar dove fare la fila, che ormai è una cosa obsoleta e non confortevole. 

Il luogo di lavoro dovrebbe rispondere a tutte le esigenze di chi lo abita. Io sono un big fan dell’ufficio perché stimola la collaborazione, amo anche lavorare da casa, ma sento spesso il bisogno di stare con gli altri, e quando lo faccio è importante avere un ambiente confortevole come una bella sala innovativa per una riunione con clienti; oppure un’amaca se voglio fare meditazione. Quello che le generazioni più recenti cercano è proprio questo. Dunque, anche a scapito di altre cose che tempo fa risultavano interessanti, abbiamo disegnato l’ufficio per le persone che ci lavorano. L’abbiamo usato tantissimo con i nostri clienti, tanto da diventare un veicolo di business e di incontro di notevole impatto.  


Obiettivi a breve e lungo termine, dove ti vedi fra 10 anni? 


In LinkedIn. Vorrei rimanerci per sempre, perché sono convinto di avere il lavoro più bello del mondo. Per lo scopo che ha fatto nascere LinkedIn, per la nostra visione, per la nostra missione. La possibilità di poter trasformare la vita di una persona facendo attenzione a ciò che è scritto nel proprio profilo, seguendo le aziende, imparando da altri, e magari un giorno trovando il lavoro della vita. Il lavoro è un pezzo fondamentale della vita di una persona. Io ho questo credo. L’apertura ad un network permette alle persone di imparare da culture differenti, di realizzare contenuti ed apprenderne degli altri. Tutto questo rende mentalmente più aperti e flessibili.  Per questo il progetto è così bello, bisogna individuare qual è l’obiettivo aziendale e portare le persone facendole sentire parte di un progetto più grande, realizzando possibilmente i sogni di quelle persone. Perché il lavoro cambia la vita.  Il tema vero è che questa azienda è “arrotolata” attorno ad un set di culture e valori che costruiscono la passione e ti fa pensare “vorrei rimanere per sempre qui”. Per noi qui ogni giorno è come se fosse il primo, ancora non ben chiaro il perché, ma probabilmente il motivo sta nella mia vicinanza ai valori e alla cultura di questa azienda. Immagino come potrebbe andare meglio il mondo se tutte le aziende avessero questa capacità di ispirare. Noi abbiamo un concetto di leadership che si traduce in capacità di ispirare gli altri a raggiungere un obiettivo comune nel rispetto della cultura e dei valori aziendali, che è una cosa straordinaria. Ogni volta che incontro negli Stati Uniti il nostro numero 1 mi abbraccia e mi dice “grazie, so che è stato un viaggio lungo” e in un’ora mi informa su quello che succederà nei prossimi 5 anni. Mi ringrazia per quello che faccio in Italia che è una country relativamente piccola per una persona che è seduta negli Stati Uniti. Questa cultura qui, dell’essere apprezzato, dell’essere ben voluto, mi fa pensare. 

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