Lia Treichler di Sudler & Hennessey

Chief Operating Officer and Chief Financial Officer - Sudler & Hennessey

Cosa ricordi meglio degli anni in PwC?


Parliamo addirittura dei tempi Pw, pre merger con Coopers.

In corso Europa eravamo poco più di 60, una grande famiglia: alcuni dei miei migliori amici sono ex PW. Ricordo molto affiatamento, collaborazione e grande timore reverenziale nei confronti dei partner. Ricordo soprattutto Andrea Gargiulo, maestro di eticità, ed Ivo Santambrogio, colui che mi convinse a venire in PW quando avevo già firmato per EY: persone che hanno contribuito a farmi diventare la persona che sono.


Da revisore a COO del principale network specializzato nella comunicazione nel settore salute: come è avvenuto questo cambiamento?


Un po’ per caso, da sempre in PwC seguivo tutte le agenzie di comunicazione. Mondo affascinante, soprattutto quello del consumer advertising, sicuramente più immediato da comprendere rispetto alla comunicazione nel settore salute, più scientifica e rivolta principalmente alla classe medica. Lavoravo proprio in Sudler mentre ero alla ricerca di una nuova sfida professionale. Stavo per firmare per una banca svizzera, quando una domenica pomeriggio mi chiamò il WW CFO del gruppo e mi fece un’offerta: è arrivato il giorno dopo dagli US e abbiamo firmato. Era una scommessa da entrambe la parti, dato che io non avevo alcuna esperienza operativa nel settore, ma alla fine abbiamo vinto entrambi.


In cosa ti ha aiutato l'esperienza PwC?


Mi ha insegnato un metodo di lavoro e a lavorare in team. È lì che ho imparato ad identificare immediatamente le problematiche e decidere come affrontarle. Ma soprattutto è in quegli anni che la mia resilienza e capacità di lateral thinking si sono forgiate.


Cosa caratterizza l'approccio alla comunicazione nel mondo farmaceutico?


Si tratta di un approccio scientifico, in un ambito regolatorio rigido e con differenze significative tra i vari paesi. Le differenti normative locali rendono complesso sviluppare messaggi comunicazionali a livello Regional e Global – che di fatto rappresenta l’attività principale di Sudler Italia – che possano soddisfare i requisiti normativi dei singoli paesi in cui i messaggi verranno utilizzati.

La peculiarità della comunicazione nel settore salute – in Italia ed EU - per i prodotti etici (vendibili su prescrizione), è che non ci si rivolge all’utilizzatore finale – il paziente – né al payor – da noi le istituzioni – bensì al prescrittore, ovvero il medico. Triangolazione interessante!

La forte base scientifica e la conoscenza degli ambiti regolatori fanno parte del nostro know how ed expertize. Questo ci consente, quando si tratta di comunicazione globale, di competere anche con agenzie US, abituate ad un mercato ove è possibile comunicare direttamente al paziente anche su prodotti etici. Infatti, abbiamo vinto gare indette da clienti basati in US: non semplice da gestire, ma una grande soddisfazione!


Quali sono oggi le principali sfide del settore?


Analizzandolo dal lato dell’agenzia di comunicazione, uno dei fattori che frena la crescita è la centralizzazione, da parte delle aziende farma, delle attività di marketing a livello global o regional. È per questo che la nostra attività si è diretta sempre più sul mercato internazionale, dove i nostri principali competitor sono in US e UK. In più, ci sono sempre meno prodotti block-buster, conseguenza anche degli alti costi di ricerca, e questo vuol dire contenimento dei budget spesi nella comunicazione e nella medical education. Proprio per questo, un elemento di svolta sarà la AI e l’analisi dei Big data. E noi ovviamente siamo già in prima linea!


PwC è molto impegnata sui temi della Diversity & Inclusion, quale è stata la tua esperienza?


Nel gruppo Sudler Italia, circa 200 persone, la quota rosa è di circa il 70% e sono presenti 26 nazionalità. Della diversity abbiamo fatto il nostro punto di forza, che ci contraddistingue dalle agenzie competitor di matrice prettamente anglosassone.

Oltre a ciò, assieme ad altre senior manager del gruppo WPP in Italia abbiamo lanciato l’iniziativa “WINSPIRE”, avente l’obiettivo di crescere la nuova generazione di leader al femminile. Ciò non consiste solamente nel fornire strumenti alle giovani colleghe, ma soprattutto insegnare ad entrambi i sessi ad interagire e collaborare nel migliore dei modi, sfruttando le peculiarità specifiche e senza prevaricazioni.


Un suggerimento per le giovani professioniste che si affacciano al mondo del lavoro?


Credere in se stesse e farsi sentire, trovare un proprio stile, che deve essere naturale, ma non per questo meno forte ed efficace. Ricordo ancora una riunione, tanti anni fa: ero l’unica donna ed i colleghi maschi, meno disciplinati e più animosi, per ben due volte mi hanno interrotta coi loro vocioni. Mi sono alzata e me ne sono andata dicendo loro che se non erano disposti ad ascoltare era inutile che io perdessi tempo. Da allora nessuno di loro mi ha mai più interrotta.

Ricordarsi che la famiglia ed i figli non sono e non devono essere un freno, le aziende hanno cominciato a capirlo e stanno pian piano provvedendo a creare modalità di lavoro che favoriscano un work-to-life balance migliore. È la qualità del lavoro, e non la quantità, che interessa e deve essere premiata.


Dove ti vedi fra 5 anni?


Spero di essere a bordo di un catamarano per un fantastico giro del mondo, senza scadenze e limiti temporali!

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