• Corporate Social Responsibility

Tassonomia europea, lo studio di PwC ESG

PwC ESG ha condotto uno studio sulla Tassonomia UE, il sistema di classificazione delle attività economiche ecosostenibili.In media, le 100 principali imprese industriali italiane dichiarano che meno del 10% del loro fatturato è allineato rispetto ad obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e solo il 15% dei propri investimenti. Inoltre, l’autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) rivela che oltre il 20% delle dichiarazioni a livello europeo non è corretta. La tassonomia è stata introdotta dal Regolamento Ue 2020/852: il provvedimento si inserisce nella “Strategia per la Finanza sostenibile” della Ue con l’obiettivo di indirizzare gli investimenti finanziari verso quelle attività economiche che possono contribuire sul serio alla transizione verso una economia “carbon free”. La Commissione europea ha stimato che il raggiungimento degli obiettivi fissati nel percorso verso un’economia più rispettosa dell’ambiente (Agenda 2030) richieda investimenti annui pari a circa 520 miliardi di euro: le risorse pubbliche non bastano, occorre mobilitare anche quelle private. Il processo di approvazione degli atti delegati sta avvenendo gradualmente.Nella sostanza, la tassonomia introduce sei obiettivi climatici e ambientali: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine; la transizione verso un’economia circolare; la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Per definirsi “sostenibile dal punto di vista ambientale” un’attività economica deve soddisfare quattro condizioni, ovvero dare un contributo sostanziale ad almeno uno dei sei obiettivi; non recare danno significativo a nessuno degli altri cinque obiettivi ambientali (dunque, rispettare il principio del “do not significant harm”). E poi, rispettare le garanzie minime e i criteri di vaglio tecnico stabiliti negli atti delegati della tassonomia.Per saperne di più visita il report dedicato

  • Legal

Normativa nazionale – Disposizioni Ivass e sostenibilità

Integrazione delle disposizioni di sostenibilità nella disciplina IvassL’Ivass ha pubblicato il Provvedimento n.131/2023 che adegua la normativa della Autorità di Vigilanza alle regole europee in materia di finanza sostenibile. Va ricordato che le iniziative normative europee relative al piano d’azione della Commissione europea per il finanziamento di una crescita sostenibile dell’8 marzo 20181, rilevante anche per il settore assicurativo, perseguono principalmente gli obiettivi di orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili e promuovere la trasparenza.L’adozione della nuova normativa europea in materia di finanza sostenibile, relativa specificamente al settore assicurativo, ha comportato un intervento di allineamento, tra le altre, delle disposizioni europee contenute nel framework Solvency II e della disciplina in materia di distribuzione dei prodotti assicurativi prevista dalla Insurance Distribution Directive (c.d. IDD).Il 2 agosto 2021 sono stati pubblicati il Regolamento delegato (UE) n. 2021/1256 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica il Regolamento delegato (UE) 2015/35 per quanto riguarda l’integrazione dei rischi di sostenibilità nella governance delle imprese di assicurazione e di riassicurazione e il Regolamento delegato (UE) n. 2021/1257 della Commissione del 21 aprile 2021 che modifica i Regolamenti delegati (UE) 2017/2358 e (UE) 2017/2359 per quanto riguarda l’integrazione dei fattori di sostenibilità, dei rischi di sostenibilità e delle preferenze di sostenibilità nei requisiti in materia di controllo e di governo del prodotto per le imprese di assicurazione e i distributori di prodotti assicurativi e nelle norme di comportamento e nella consulenza in materia di investimenti per i prodotti di investimento assicurativi.Le disposizioni dei due Regolamenti delegati si applicano a partire dal 2 agosto 2022. L’adozione e la conseguente entrata in vigore della normativa europea in materia di finanza sostenibile ha reso opportuno un primo intervento di allineamento e adeguamento delle disposizioni regolamentari IVASS direttamente interessate dalla nuova disciplina. Tale adeguamento riguarda principalmente le disposizioni regolamentari IVASS impattate dalle modifiche e integrazioni apportate, a livello settoriale, alle norme Solvency II (Regolamento delegato 2015/35) e agli Atti delegati IDD (Regolamento delegato 2017/2358 e Regolamento delegato 2017/2359).L’adeguamento dei Regolamenti IVASS interessati da tali nuove disposizioni europee del settore assicurativo adottate in materia di finanza sostenibile è finalizzato a favorire la coerenza applicativa tra le norme regolamentari nazionali ad oggi vigenti e la nuova disciplina europea, così da facilitarne l’attuazione da parte degli operatori del mercato.La Struttura del Provvedimento dell’Ivass si compone di 5 articoli, disciplina quattro aree, rispettivamente dedicate all’introduzione di modifiche ai Regolamenti in materia di investimenti e di attivi a copertura delle riserve tecniche, in materia di sistema di governo societario, in materia di distribuzione assicurativa e riassicurativa, in materia di requisiti di governo e controllo dei prodotti assicurativi, con riguardo ai prodotti che tengono conto degli obiettivi di sostenibilità dei clienti – in materia di individuazione del mercato di riferimento, ivi compreso quello negativo, nonché in materia di test, monitoraggio e revisione del prodotto e di flussi informativi tra produttore e distributore.Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

  • Information Technology

La rivoluzione elettrica «Tanti limiti, ma superabili»

Francesco Papi, Partner PwC Strategy& Italy Automotive Leader, e la ricerca PwC: «Italia fanalino di coda in Europa per costi e infrastrutture. Si recupera se...» Le rivoluzioni hanno bisogno di tempo per fare in modo che si assimili tutta la portata formale e sostanziale del cambiamento. Passare dai motori endotermici all'elettrico, non è una passeggiata, ma è, appunto, una rivoluzione culturale oltre che inevitabilmente industriale. Ed è proprio per questo che eventi come Automotive.Lab Plug, aperto ieri alla Torre PwC di Milano CityLife dal Convegno Mobilità elettrica oggi per domani, hanno un ruolo chiave nella diffusione della conoscenza relativa al nuovo mondo.Serviva, prima di tutto, una fotografia della situazione attuale, e a fornirla, è stato uno studio presentato da Francesco Papi, Partner PwC Strategy& Italy Automotive Leader: «La transizione all'elettrico in Italia, ha spiegato, procede a un passo decisamente più lento rispetto ai principali Paesi Europei. A marzo 2023 la quota di autovetture BEV e ibride plug-in nel nostro Paese si è fermata all'8,2% delle immatricolazioni, rispetto all'19,8% di Germania, 24,1% della Francia e al 26,7% del Regno Unito. Insomma, il nostro Paese è il fanalino di coda in Europa insieme alla Spagna, ma non per una carenza di domanda». Tra le principali ragioni che rallentano la crescita del mercato dell'e-mobility figurano il costo iniziale del veicolo, un'offerta di prodotto ancora limitata e poco competitiva sui segmenti delle citycar e delle utilitarie e la diffusione delle infrastrutture di ricarica pubblica, soprattutto per la domanda a più basso reddito che dispone meno di parcheggi privati e di sistemi di ricarica domestica. Secondo Papi, «la soddisfazione di chi ha già scelto l'elettrico rispetto all'esperienza d'acquisto e a quella di ricarica rappresenta un volano di crescita fondamentale anche perchè nel 40% dei casi è determinata dal passaparola di amici e parenti. Ma oggi chi compra elettrico mostra un trend di soddisfazione in calo e comunque che si attesta su livelli inferiori rispetto a chi compra auto a combustione interna, principalmente a causa dell’insoddisfacente gestione del processo di installazione dei sistemi di ricarica domestica».Ad entrare nello specifico ci ha pensato Michele Crisci, Presidente UNRAE, l’Associazione delle Case estere. «Gli italiani sono appassionati di auto. Ma ci sono delle tematiche che le istituzioni devono risolvere, come le infrastrutture. L'utente deve avere la possibilità di bypassare le problematiche dell'uso delle elettriche. Abituarsi a un diverso sistema. Per l'italiano è più difficile e forse fa un po' più fatica degli altri. L'elettrico è un mondo al quale Stati Uniti ed Europa non hanno mai creduto, ma la decarbonizzazione è un tema che riguarda tutti e va cambiata la narrazione in questo senso: ad esempio, spesso sentiamo dire che il passaggio all'elettrico provocherà perdita di posti-lavoro, noi pensiamo il contrario. Il 2035 è una data ultima, ma nel 2030 le Case auto saranno obbligate a ridurre del 55% le emissioni del 2021. L'unico modo per farlo servirà avere la stragrande maggioranza di auto elettriche: mancano solo 6 anni...».Pietro Meda, vicepresidente vicario di ACI Milano è ancora più chiaro. «Dobbiamo essere molto neutri. L'istituzione è la parte mancante, è iniziato un processo, ma stiamo inseguendo a livello infrastrutturale. La tecnologia deve essere agevolata sul territorio, ma non si sta facendo abbastanza. E dovrebbe aiutare i cittadini a seguirli. Ho tanti amici che hanno auto elettriche, e in troppi si lamentano che hanno esperienze di ricarica difficili». Poi la parola è passata ai Costruttori, a cominciare da Marco Santucci, CEO di Jaguar Land Rover: «Per poter arrivare alle emissioni zero dobbiamo passare per varie tappe, nel 2025 Jaguar sarà completamente elettrica, con una gamma tutta nuova. Jaguar è sempre stata un pioniere e vuole posizionarsi come tale anticipando di 10 anni le direttive del UE. Diversa la strategia per Land Rover: qui saremo più progressivi, lavorando anche sui materiali. L'obiettivo è quello di arrivare al 2039 diventando davvero net zero affermando un nuovo concetto del lusso auto belle e sostenibili. Intanto proviamo ad educare le nuove generazioni».Giuseppe Mazzara, Direttore Marketing e Comunicazione di Kia Italia, va oltre spiegando la visione avanzata del brand: «A livello aziendale abbiamo la centralità del cliente prima di tutto. Perché a livello di sostenibilità, dipende dall'uso che ogni cliente fa del mezzo e noi offriamo diverse soluzioni. La Niro è full hybrid, ibrida plug-in e anche elettrica, poi lavoriamo su altre soluzioni, come il GPL, tanto bistrattato in alcune località e a breve, nel 2028, offriremo anche la prima Kia fuel cell. Di fatto, fino al 2027 lanceremo 14 modelli elettrificati senza dimenticare che due anni fa Kia ha cambiato completamente la sua vision di brand, non più solo costruttore di auto ma fornitore di servizi e questo riposizionamento ci ha restituito un brand più forte capace anche di esplorare strade diverse di fronte a un mercato che ha alzato i listini. Così, cerchiamo di offrire più servizi per rendere l'esperienza più semplice e intuitiva». Il nuovo mondo è appena cominciato. 

  • Executive

Toselli: "Le imprese possono raccontare le loro scelte di sostenibilità legate al lungo periodo"

L'intervento di Giovanni Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia, intervenuto nel corso del talk "Sostenibilità e regole Ue: implicazioni per le imprese", organizzato da PwC Italia e gruppo Gedi nell'ambito del ciclo di incontri "Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa""La tassonomia non è null'altro che un lessico che le imprese devono iniziare a imparare a utilizzare per riuscire a raccontare a un mondo sempre più complesso quello che realizzano". Parole e indicazioni di Giovanni Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia, intervenuto nel corso del talk "Sostenibilità e regole Ue: implicazioni per le imprese", organizzato da PwC Italia e gruppo Gedi nell'ambito del ciclo di incontri "Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa".Il sistema univoco di classificazione dell’Unione europea ideato per determinare quali attività economiche e finanziarie possono essere considerate sostenibili porta con se delle buone prospettive. "L'opportunità è rappresentata dalla trasparenza, dalla possibilità di raccontare quello che si sa fare e quello che c'è da fare - ha proseguito Toselli - Questo dovrebbe stimolare la competizione nell'intraprendere azioni volte alla sostenibilità, che non è rappresentata solo dalla riduzione delle emissioni, ma anche dal far sì che i modelli continuino a funzionare nel lungo periodo".La differenza con gli anni passati sta proprio nell'arco temporale preso in considerazione: "Queste regolamentazioni possono darci più focus sul lungo periodo rispetto al breve periodo. Passiamo infatti dalla necessità di rappresentare performance aziendali basate sul profitto, andando invece a rappresentare quello che l'azienda fa dal punto di vista strategico nel lungo periodo per essere sostenibile anche quando il management non sarà più lo stesso", ha aggiunto il presidente di PwC Italia.  Su questi temi in ogni caso non si può fare un paragone tra l'Europa e gli altri attori a livello mondiale, perché evidentemente si viaggia su binari diversi. "Negli Stati Uniti le logiche sono legate a tempistiche da medio o breve termine, poi ci sono scenari e interessi geopolitici che magari da noi non rivestono un ruolo strettamente di primo piano. Stessa cosa per quanto riguarda la Cina, l'India poi è in un momento storico completamente diverso rispetto a noi. Gli investimenti che verranno fatti in Europa per l'allineamento alle richieste per queste nuove regolamentazioni, saranno investimenti che comunque daranno la possibilità alle imprese europee di poter raccontare una storia in maniera molto più trasparente e più precisa", ha concluso Toselli.Tutti i dettagli sul sito dedicato

  • Investments

Private equity e venture capital: nel 2021 crescita ricavi società gestite da PE superiore a PIL

Il CAGR% medio delle società partecipate dai fondi è cresciuto al 6,5%. L'analisi di PwC Italia.Nel 2021 le società partecipate da fondi di Private Equity mostrano un aumento del CAGR% sia in termini di ricavi ed EBITDA che di crescita del tasso di occupazione nel 2021. La crescita dei ricavi delle società gestite da PE nel 2021 è stata superiore a quella del PIL italiano: il CAGR% medio delle società partecipate dai fondi è infatti cresciuto al 6,5% (dal 5,5 dell'anno precedente). Nel 2021 il divario tra il tasso medio di crescita dei ricavi delle società in portafoglio ai PE ed il PIL italiano è stato pari al 5,7% (dal 5,2% dell'anno precedente). Anche il benchmark mostra un andamento positivo rispetto agli anni precedenti, raggiungendo un CAGR dell'1,3% nel 2021, seppur inferiore rispetto alla crescita registrata nei ricavi dei PE. Di conseguenza il divario tra le prestazioni delle società gestite da PE ed il benchmark è incrementato, passando da +4,5 punti percentuali nel 2020 a +5,2 punti nel 2021. La redditività delle società in portafoglio ai PE (7,4% CAGR) è stata superiore al benchmark di aziende private, con un gap positivo di +7,3 punti percentuali nel 2021. È quanto rileva PwC Italia nel report "Economic Impact Private Equity e Venture Capital"."Lo studio evidenzia ancora una volta una performance positiva delle società partecipate da Private Equity, mostrando una crescita in termini di ricavi, EBITDA e tassi occupazionali tra anno di investimento e disinvestimento maggiore rispetto al benchmark di società private similari analizzate. Quest'anno – spiega Francesco Giordano, Private Equity leader di PwC Italia – lo studio è stato ulteriormente arricchito con approfondimenti sulle tematiche ESG che sono sempre più una priorità per gli operatori. Molte società hanno pubblicato un bilancio di sostenibilità per la prima volta a seguito dell'ingresso di un Private Equity, dalla cui analisi risulta che i principali indici, quali emissioni di CO2 ed il gender balance ratio, sono profondamente migliorati durante l'holding period".In linea con gli anni precedenti, il tasso di crescita occupazionale delle società in portafoglio ai PE è stato più elevato rispetto alla media nazionale, raggiungendo un divario pari a +5,8% (vs 5,1% nel 2020). Le società gestite da PE hanno avuto un tasso di crescita dell'occupazione più elevato anche rispetto al benchmark, raggiungendo il 6% nel 2021 (+0,6% vs 2020) ed hanno generato circa 35mila posti di lavoro nel campione di società analizzate tra il 2017 ed il 2021.Per saperne di più visita la pagina dedicata

  • Tax

Normativa nazionale – Regime pilota per le infrastrutture di mercato DLT

Autorizzazione a gestire un’infrastruttura di mercato DLT – Conformità di Banca d’Italia e Consob agli Orientamenti ESMA relativi ai moduli standard per le domande di autorizzazione.In data 5 maggio 2023, Banca d’Italia e Consob hanno comunicato di conformarsi agli “Orientamenti ESMA relativi a moduli standard per la presentazione di domande di autorizzazione a gestire un’infrastruttura di mercato DLT” pubblicati l’8 marzo 2023 e relativi alla richiesta di autorizzazione specifica a gestire un’infrastruttura di mercato DLT.In particolare, gli Orientamenti ESMA stabiliscono i moduli standard per la presentazione delle domande di autorizzazione specifiche per gestire le infrastrutture di mercato DLT ossia gli MTF DLT (sistemi multilaterale di negoziazione DLT), gli SS DLT (sistemi di regolamento DLT) e i TSS DLT (sistemi di negoziazione e regolamento DLT).Pertanto, i soggetti che intendono presentare una domanda per un’autorizzazione specifica a gestire un’infrastruttura di mercato DLT sono tenuti a rispettare tali Orientamenti, applicabili dal 23 marzo 2023.In tale contesto, Banca d’Italia e Consob rimandano coloro che intendono presentare richiesta di autorizzazione ai moduli previsti dagli Orientamenti e forniscono l’indirizzo mail a cui dover mandare tali moduli compilati.Le Autorità ricordano, infine, che i soggetti interessati a ottenere un’autorizzazione specifica a gestire un’infrastruttura di mercato DLT che non siano già autorizzati alla prestazione del servizio di gestione di sistemi multilaterali di negoziazione e/o in qualità di depositari centrali, saranno tenuti, a seconda dei casi, a presentare contestualmente istanza ai sensi della disciplina MiFID II e/o del Regolamento sui Depositari Centrali (CSDR).Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

  • Tax

Decreto lavoro: le novità prossime alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale

Durante la seduta n. 32 del 1° maggio 2023, il Consiglio dei Ministri ha approvato, con procedura di urgenza, due decreti-legge in materia di lavoro, la cui pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è attesa per le prossime ore.Modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a termine, agevolazioni per l’assunzione di beneficiari del nuovo assegno per l’inclusione e di giovani lavoratori tra il 1° giugno ed il 31 dicembre del 2023. Sono alcune delle principali novità previste dalla bozza del decreto Lavoro, approvato dal Consiglio dei Ministri del 1° maggio 2023. Il provvedimento prevede, inoltre, ulteriori misure di riduzione del cuneo fiscale per il 2023 e l’innalzamento del limite di beni e servizi esenti a 3.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoroIl primo decreto-legge è volto a:Ridurre il cuneo fiscale, per quanto attiene alla parte contributiva, nei confronti dei lavoratori dipendenti con redditi annui lordi fino ad Euro 35.000. A tale fine, viene innalzato dal 2 al 6% l’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, con esclusione della tredicesima mensilità.Contrastare la povertà e l’esclusione sociale, con particolare attenzione per le famiglie al cui interno siano presenti soggetti fragili, minori o anziani.Promuovere politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di assicurare un’adeguata formazione a chi non ha un’occupazione ed è in grado di svolgere un’attività lavorativa e di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.Rafforzare le regole di sicurezza sul lavoro e di tutela contro gli infortuni.Modificare la disciplina del contratto di lavoro a termine.Misure in materia di lavoroPer quanto riguarda il secondo decreto legge, si segnalano le seguenti novità:Contributo per le assunzioni di persone con disabilità.Modifiche in materia di somministrazione di lavoro.Durata del periodo di prova nei rapporti a termine.Potenziamento dell’attività di accertamento di elusioni e violazioni in ambito contributivo e della riscossione degli importi omessi e promozione dell’adempimento spontaneo degli obblighi contributivi.Pagamento dilazionato dei debiti contributivi.Ricongiunzione, ai fini previdenziali, dei periodi assicurativi per i lavoratori dipendenti, autonomi e per i liberi professionisti.Semplificazione degli obblighi di informazione all’atto dell’instaurazione del rapporto di lavoro.Innalzamento del limite economico dei voucher “PrestO”.Superamento del vincolo d’età per i contratti di apprendistato stipulati nell’ambito dei settori turistico e termale.Sanzioni amministrative in caso di omesso versamento delle ritenute previdenziali.Infine, il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri prevede norme relative all’istituzione del Sistema informativo per la lotta al caporalato in agricoltura; l’uniformazione dei tempi di presentazione delle domande di accesso ad Ape sociale e di pensionamento anticipato con requisito contributivo ridotto; modifiche al Codice del terzo settore per consentire la partecipazione a distanza alle assemblee; modifiche relative ai fondi di solidarietà bilaterali.Approfondisci la lettura visitando la pagina dedicata

  • Information Technology

PwC investirà 1 mld $ nell'intelligenza artificiale generativa in 3 anni

La collaborazione con Microsoft, leader del settore, consente all'azienda e ai suoi clienti di sfruttare l'intelligenza artificiale generativa per creare fiducia e ottenere risultati duraturi. Gli investimenti sottolineano l'approccio dell'azienda di promuovere soluzioni guidate dall'uomo e alimentate dalla tecnologiaPwC ha intenzione di investire un miliardo di dollari nell'intelligenza artificiale generativa negli Stati Uniti nei prossimi tre anni, lavorando con Microsoft e OpenAI, che ha realizzato ChatGPT, per automatizzare una parte dei suoi servizi fiscali, di consulenza e revisione contabile. L'investimento triennale include anche fondi per reclutare un maggior numero di esperti di intelligenza artificiale e per formare gli attuali dipendenti, oltre che per scandagliare il settore alla ricerca di potenziali acquisizioni. Con intelligenza artificiale generativa ci si riferisce alla capacità di una macchina di generare un'informazione nuova e originale partendo da una serie di input che le vengono dati.Parte dei fondi di questo investimento sarà destinata alla formazione di 65,000 dipendenti sugli strumenti e sulle capacità dell'IA per dotarli meglio delle competenze necessarie per consigliare i clienti sui vantaggi dell'IA. PwC ha già integrato le funzionalità del servizio Azure OpenAI per i clienti in diversi settori come assicurazioni, aviazione, assistenza sanitaria e altro ancora.L'informazione generata spazia dai testi ai modelli 3D, passando per immagini, video e contenuti musicali. Per PwC, l'obiettivo non è solo sviluppare e includere l'intelligenza artificiale nella propria tecnologia e nei servizi per i clienti, ma anche di consigliare altre società su come meglio usare l'intelligenza artificiale generativa, aiutandole a costruire gli strumenti necessari alle loro esigenze, ha detto Mohamed Kande, vicepresidente di PwC, secondo quanto si legge sul Wall Street Journal.Secondo un Rapporto WSJ, Mohamed Kande ha affermato che PwC pagherà per accedere a GPT-4 in modo che l'azienda possa utilizzare il modello linguistico per creare i propri strumenti software. Una volta che gli strumenti sono stati completamente addestrati e testati, dovrebbero aiutare a:scrivere relazioni;preparare i documenti di conformità;analizzare le strategie aziendali;inefficienze operative dell'identità;creare materiali di marketing e campagne di vendita.

  • Investments

Nuovo Bando Parco Agrisolare: il MASAF adotta la proposta di decreto per sostenere l'agrivoltaico

Contributi PNRR per l’installazione di impianti fotovoltaici su edifici ad uso agricolo: emanato il decreto ministeriale con il quale vengono programmate le residue risorse della misura “Parco Agrisolare”L’Italia è tra i paesi con il più alto consumo diretto di energia nella produzione alimentare dell’Unione Europea (terza dopo Francia e Germania). I costi energetici totali rappresentano oltre il 20 per cento dei costi variabili per le aziende agricole, con percentuali più elevate per alcuni sottosettori produttivi.In tale contesto, la Missione 2, componente 1, investimento 2.2. “Parco Agrisolare” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (“PNRR”) si pone l’obiettivo di incentivare l’installazione di pannelli ad energia solare su di una superficie complessiva senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di mq, con una potenza installata di circa 0,43GW, realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento, con la rimozione dell’eternit/amianto sui tetti, ove presente, e/o il miglioramento della coibentazione e dell’areazione.Con questo nuovo decreto vengono, nello specifico, programmate le residue risorse della misura 'Parco Agrisolare' per un importo di circa 1 miliardo di euro.Il testo del decreto sarà ora trasmesso alla Commissione europea per la relativa autorizzazione a cui seguirà la pubblicazione del bando. In particolare, a favore delle imprese della produzione agricola sono attribuiti circa 775 milioni di euro, ripartiti tra contributi a fondo perduto pari all'80% con vincolo di autoconsumo (anche condiviso) per quasi 700 milioni di euro e contributi a fondo perduto pari al 30% senza vincolo di autoconsumo per 75 milioni di euro. Inoltre, sono assegnati 150 milioni di euro a favore delle imprese della trasformazione agricola (con contributo a fondo perduto fino all'80% senza vincolo di autoconsumo) e 75 milioni di euro a favore delle imprese dell'agroindustria (con contributo a fondo perduto pari al 30% senza vincolo di autoconsumo).Sono Soggetti beneficiari:imprenditori agricoli, in forma individuale o societaria;imprese agroindustriali, in possesso di codice ATECO di cui all’Avviso da emanarsi ai sensi dell’articolo 13;indipendentemente dai propri associati, le cooperative agricole che svolgono attività di cui all’articolo 2135 del Codice civile e le cooperative o loro consorzi di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228;i soggetti di cui alle lettere a), b) e c) costituiti in forma aggregata quale, a titolo esemplificativo e non esaustivo, associazioni temporanee di imprese (A.T.I.), raggruppamenti temporanei di impresa (R.T.I), reti d’impresa, comunità energetiche rinnovabili (CER).Approfondisci la lettura visitando la pagina dedicata

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