• Risk & Compliance

Solo la metà delle imprese italiane (58%) ha una funzione di Risk Management

Lo studio "Risk Management & Governance" di PwC Italia mostra che solo il 58% delle aziende ha un reparto di gestione dei rischi, con maggiore presenza in aziende quotate e regolamentate e minore in quelle non quotate; l'adozione cresce con il fatturato aziendale.Solo il 58% delle aziende possiede un reparto interno dedicato alla gestione dei rischi, che spesso non ricopre un ruolo strategico e risulta poco diffuso. La presenza di questa funzione è più comune tra le aziende quotate (78%) e quelle in settori regolamentati (83%), mentre è meno frequente tra le non quotate (41%). Questi dati emergono dallo studio "Risk Management & Governance: lo stato dell’arte delle imprese italiane", realizzato da PwC Italia in collaborazione con Nedcommunity, che ha analizzato 100 aziende italiane non finanziarie.Analizzando le aziende per classi di fatturato, si nota che l’implementazione di un sistema integrato di gestione del rischio è più comune nelle grandi aziende: è presente nel 37% delle aziende con fatturato inferiore a 100 milioni, sale al 79% in quelle con fatturato superiore a 750 milioni e raggiunge il 100% nei grandi gruppi multinazionali con fatturato oltre i 3 miliardi.Patrizia Giangualano, Independent Director, Advisor in Governance and Sustainability e Consigliere Direttivo di Nedcommunity, sottolinea l'importanza di gestire attivamente i rischi in un'era di incertezze geo-politiche ed economiche, evidenziando la necessità di nuovi profili professionali e flussi informativi adeguati per la governance.Nonostante l'importanza strategica, meno della metà dei responsabili della gestione dei rischi (43%) riporta direttamente al CEO. Questo limite nella struttura organizzativa compromette l'autonomia e l'indipendenza di giudizio necessarie per un efficace controllo dei rischi aziendali. Oltre un terzo delle aziende (36%) non considera il ruolo del risk manager a livello esecutivo.Più della metà delle aziende (53,1%) non ha definito esplicitamente la propria propensione al rischio e, di quelle che non dispongono di un Risk Appetite Framework (RAF), oltre il 76% non ha piani per svilupparlo. Non ci sono differenze significative tra aziende quotate e non, né in base alla dimensione."Ci ha sorpreso analizzando i dati che nel 50% dei casi l’azienda non formalizzi i rischi collegati ai propri obiettivi di business avendo presente la propensione al rischio e le conseguenti soglie di tolleranza" spiega Riccardo Bua Odetti, Partner PwC Italia e Risk Consulting ERM Leader. "Eppure il risk appetite e la risk tolerance sono due pilastri fondamentali del framework ERM che garantiscono una gestione del rischio aziendale coerente con la strategia. In assenza di questi aspetti, l’azienda potrebbe avere un business plan non duraturo nel tempo e assumere una rischiosità non in linea con le aspettative degli stakeholder".Nella maggioranza delle imprese (74%) il CdA è direttamente coinvolto nella definizione del RAF, attraverso le definizioni di obiettivi declinati in risk appetite, tolerance e capacity. Tuttavia, sono numerosi i casi di aziende in cui l'informativa sul risk profile corrente non è frequente, un dato preoccupante considerando il contesto di forte incertezza e volatilità dell’effetto dei rischi sull’azienda. In aggiunta, la ricerca rivela che in meno della metà dei casi (43%) il CdA verifica che le decisioni strategiche siano in linea con il Risk Appetite Framework e a volte riceve un business plan senza indicazione dei rischi associati. Una situazione da attenzionare, se è vero che solo in un caso su tre (33%) il Consiglio di Amministrazione è davvero consapevole di come vengano integrati i temi ESG nelle analisi di gestione del rischio."Una percentuale che deve necessariamente crescere considerando la rilevanza strategica e la pervasività delle tematiche ESG nel contesto attuale" aggiunge Riccardo Bua Odetti. "L’introduzione della CSRD infatti richiede di rivedere il ventaglio di rischi aziendali, e in particolare: di sensibilizzare i risk owner alla gestione di nuove tematiche, di includere sempre più tematiche ESG nelle metriche ERM e, non meno importante, di ottenere una visione sintetica di metriche interne ed esterne, anche alla luce di analisi di doppia materialità".Infine, sebbene molte aziende non considerino il rischio nei parametri di valutazione delle performance dei manager, quelle che lo fanno attribuiscono a questi parametri un'importanza significativa, evidenziando la necessità di comunicare la gestione dei rischi a tutti i livelli organizzativi attraverso valutazioni delle performance.

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Disposizioni Banca d'Italia in materia di assegni circolari

La Banca d'Italia ha rilasciato l'aggiornamento n. 46 della Circolare n. 285/2013, che modifica e integra le norme sugli assegni circolari nella stessa circolare, al fine di uniformare i criteri di valutazione delle garanzie bancarie con quelli usati nell'Eurosystem Collateral Management System. Ad esito della consultazione pubblica relativa alle disposizioni in materia di assegni circolari – tenutasi tra gennaio e marzo 2024 – Banca d’Italia ha pubblicato, in data 2 maggio 2024, l’aggiornamento n. 46 della Circolare n. 285/2013 relativa alle “Disposizioni di vigilanza per le banche”.Con il presente aggiornamento Banca d’Italia ha apportato specifiche modifiche alle attuali disposizioni in materia di assegni circolari, contenute nella Circolare n. 229/1999 al Titolo V, Capitolo 4 e ha disposto lo spostamento delle stesse all’interno della Circolare n. 285/2013, nel nuovo Capitolo 13 della Parte Terza.L’intervento di aggiornamento delle disposizioni deriva dall’opportunità di accentrare la gestione degli strumenti finanziari a garanzia degli assegni circolari emessi dalle banche italiane nello Eurosystem Collateral Management System (ECMS), il nuovo sistema per la gestione delle garanzie (collateral) per le operazioni di credito dell’Eurosistema, al fine di armonizzare i processi di gestione delle garanzie conferite alla Banca d’Italia per finalità diverse.Le modifiche sono volte ad applicare alle garanzie conferibili a fronte dell’emissione di assegni circolari gli stessi criteri di idoneità, valutazione e controllo del rischio applicati alle garanzie negoziabili per le operazioni di credito dell’Eurosistema, superando quindi le attuali differenze.Le disposizioni entrano in vigore il giorno successivo a quello di pubblicazione sul sito web della Banca d’Italia e quindi dal 3 maggio 2024; le banche dovranno applicare le regole previste dal presente aggiornamento a decorrere dal giorno di avvio del sistema Eurosystem Collateral Management System; dalla medesima data saranno abrogate le disposizioni del Titolo V, Capitolo 4 della Circolare della Banca d’Italia n. 229 del 21 aprile 1999.Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

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Pillarstone cede il 100% di Manucor a Plastchim-T: PwC TLS tra gli avvocati in campo

Pillarstone ha annunciato la cessione della partecipazione detenuta in Manucor da Loren SPV al gruppo bulgaro Plastchim-T, uno dei principali produttori privati europei di film di polipropilene biorientato (BOPP), film cast polipropilene (CPP) e prodotti per l’imballaggio flessibile. Plastchim-T ha acquisito anche la partecipazione di minoranza del veicolo L&M S.p.A. diventando così titolare del 100% del capitale dell’azienda italiana.I venditori e la società sono stati assistiti da Cappelli RCCD con il partner Antonio Azzarà insieme alla counsel Stefania Rossini, al senior associate Davide Cafagna e all’associate Simone Stasio. Gli aspetti connessi al veicolo di cartolarizzazione Loren SPV sono stati seguiti dal partner Fabio Zambito.Lo Studio De Luca & Partners con il partner Vittorio De Luca e la senior associate Roberta Padula hanno fornito consulenza legale per gli aspetti giuslavoristici.L’acquirente è stata assistita da PwC TLS, con un team guidato da Alberto Gallarati, con Greta Guazzotti e Margherita Petey per gli aspetti di diritto civile e commerciale legati all’acquisizione e con un team guidato da Luigi Nascimbene, con Marina Maccagno, per gli aspetti di diritto antitrust e golden power.PwC TLS ha anche assistito l’acquirente nell’ambito della due diligence tax con Alessio Rolando e Paolo Sommi.La due diligence financial è stata curata da PwC Business Services con Giorgio Falcione e Maurizio Favaro.L’acquisizione creerà un leader europeo di film BOPP e rappresenta la conclusione di un importante percorso di rilancio dell’azienda specializzata nella produzione di imballaggi flessibili per l’industria alimentare iniziato nel 2018 e realizzato attraverso una ricapitalizzazione e l’investimento di nuove risorse finanziarie.

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L’applicazione della GMT per le Holding conduce necessariamente alla full compliance?

La Global Minimum Tax in Italia, prevista dal D.Lgs. n. 209/2023, impone alle multinazionali un'imposta minima del 15% per prevenire l'elusione fiscaleIl Decreto Legislativo n. 209/2023, attuando la Direttiva europea n. 2022/2523 e integrando le Globe Model Rules, ha introdotto nel diritto italiano la Global Minimum Tax. Questa misura è progettata per assicurare che le multinazionali siano soggette a un'imposizione minima del 15% in ogni giurisdizione in cui operano, con l'intento di scoraggiare la pratica di spostare artificialmente gli utili verso paesi con regimi fiscali più favorevoli.Le specifiche tecniche per il calcolo dell'Effective Tax Rate (ETR) comprendono dettagliati meccanismi di aggiustamento del calcolo dell'imposta, soprattutto per quanto riguarda i dividendi e le relative ritenute alla fonte. Questi dividendi possono essere esclusi dal calcolo del Globe Income se rispettano certe condizioni, come detenere la partecipazione per più di un anno o avere un diritto agli utili superiore al 10%. Allo stesso modo, le ritenute applicate alla distribuzione dei dividendi devono essere considerate nel calcolo dell'ETR, il che può influenzare significativamente il livello di imposizione effettiva di un'entità.Le norme prevedono anche l'introduzione di regimi semplificati, i cosiddetti CBCR Safe Harbour, delineati ampiamente nel documento "Safe Harbour and Penalty Relief: Global Anti-Base Erosion Rules (Pillar Two)" e nelle successive guide amministrative. Questi regimi mirano a semplificare gli oneri di conformità per le multinazionali nei primi tre anni di implementazione delle Globe Rules, consentendo alle aziende di dimostrare la conformità utilizzando i dati finanziari e di reporting per paese già disponibili, senza necessità di applicare tutti gli aggiustamenti previsti in regime di piena conformità.Il Simplified ETR test, uno dei tre test previsti dal CBCR Safe Harbour, permette di stabilire se l'ETR di una giurisdizione rispetti il limite minimo del 15% utilizzando i dati finanziari e fiscali disponibili senza gli aggiustamenti complessi previsti dalle Globe Rules. Tuttavia, è importante notare che, in presenza di dividendi, il calcolo semplificato può non riflettere accuratamente la situazione fiscale effettiva dell'entità, specialmente nel caso di distribuzioni transfrontaliere o di regimi di detassazione dei dividendi che possono variare significativamente da una giurisdizione all'altra.In sintesi, mentre le Globe Rules e i relativi regimi semplificati mirano a standardizzare e semplificare il processo di calcolo dell'imposizione fiscale delle multinazionali, la gestione e l'applicazione pratica di tali norme possono presentare sfide significative, in particolare per le entità che percepiscono prevalentemente dividendi. L'efficacia dei regimi Safe Harbour, in questo contesto, dipenderà dalla chiarezza e dalla precisione delle guide amministrative e dai decreti attuativi ancora in attesa di pubblicazione, che dovranno fornire ulteriori dettagli su come navigare queste complessità in pratica.Per saperne di più visita la pagina dedicata

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MIMIT: Progetti di ricerca e sviluppo – Specializzazione intelligente

Il Ministero delle imprese e del Made in Italy investe circa 473 milioni di euro in progetti di ricerca e sviluppo nelle regioni meno sviluppate d'Italia, con finanziamenti per iniziative che variano da 3 a 20 milioni di euro per stimolare l'innovazione tecnologica conforme al GBERIl Ministero delle imprese e del Made in Italy ha lanciato un'iniziativa finanziaria significativa, dedicando circa 473 milioni di euro per sostenere progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle regioni italiane meno sviluppate, ovvero Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Questo finanziamento mira a promuovere l'innovazione e la crescita economica nelle aree target, puntando a rafforzare l'intero sistema produttivo di queste regioni attraverso il supporto a progetti che siano di rilevanza strategica per il loro sviluppo industriale e tecnologico.Le imprese di ogni dimensione, che abbiano già approvato almeno due bilanci e operino nei settori industriali, agroindustriali, artigianali, nei servizi all’industria, nonché i centri di ricerca, possono beneficiare di queste agevolazioni. La partecipazione è aperta sia a singoli proponenti sia a consorzi di imprese, incoraggiando così anche la collaborazione tra diversi attori del sistema produttivo.I progetti finanziabili devono essere orientati alla creazione o al sostanziale miglioramento di prodotti, processi o servizi. Questo include lo sviluppo di nuove tecnologie o l'ottimizzazione di quelle esistenti, con l'obiettivo di stimolare l'innovazione e di supportare un processo di evoluzione e adattamento continuo delle imprese coinvolte. Le tematiche dei progetti devono allinearsi con le direttive della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI), focalizzandosi su ambiti prioritari quali:Materiali avanzati e nanotecnologia,Fotonica e micro/nano elettronica,Sistemi avanzati di produzione,Tecnologie delle scienze della vita,Intelligenza artificiale,Connessione e sicurezza digitale.Questi ambiti rappresentano settori chiave per lo sviluppo tecnologico e industriale, e il loro impulso può trasformare significativamente le capacità produttive e competitive delle regioni coinvolte.Per essere ammessi al finanziamento, i progetti devono presentare un budget di spesa compreso tra 3 milioni e 20 milioni di euro e avere una durata che varia da 12 a 36 mesi. È essenziale che i progetti vengano avviati dopo la presentazione della domanda di agevolazione, assicurando così che il finanziamento sia effettivamente orientato verso nuove iniziative.Le spese ammissibili per il finanziamento includono i costi del personale impegnato nel progetto, gli strumenti e le attrezzature utilizzate, i servizi di consulenza e ricerca contrattuale, oltre alle spese generali direttamente attribuibili al progetto. Questo ampio raggio di spese riconosciute permette una flessibilità significativa nella gestione e nell’implementazione dei progetti.Le forme di agevolazione disponibili includono finanziamenti agevolati, che coprono il 50% delle spese ammissibili e prevedono un cofinanziamento bancario non inferiore al 20%, e contributi variabili in base alla dimensione dell’impresa beneficiaria. Questo schema di sostegno è progettato per adattarsi alle diverse esigenze finanziarie e dimensionali delle imprese che partecipano.Le modalità precise per la presentazione delle domande di agevolazione, così come le scadenze relative, verranno definite in dettaglio in provvedimenti successivi pubblicati dal Ministero. Questo approccio incrementale e dettagliato assicura che tutte le informazioni necessarie siano chiare e accessibili, permettendo alle imprese interessate di preparare adeguatamente le proprie proposte.Per saperne di più visita la pagina dedicata

  • Human Resources

Nel settore sanitario calano i volumi delle operazioni a livello mondiale ma l’Italia è in controtendenza

Nel 2023, il settore delle Health Industries in Italia ha contrastato il calo globale del mercato M&A con un aumento dell'8% nei deal, spinto dal forte interesse dei fondi di Private Equity, prevedendo un incremento delle attività nel 2024Nel 2023, il mercato globale dell'M&A ha incontrato diverse sfide macroeconomiche, come l'aumento dei tassi di interesse e l'ostacolo nell'accesso al credito, che hanno rallentato significativamente l'attività di fusione e acquisizione. Tuttavia, il settore delle Health Industries in Italia ha presentato un'eccezione notevole a questa tendenza, registrando un incremento dell'8% nel numero di deal completati, una performance in controtendenza rispetto alla contrazione osservata a livello mondiale, dove il numero di deal nel settore ha subito una diminuzione del 9%. Questo calo globale è avvenuto nonostante l'aumento dell'8% nel valore complessivo delle operazioni, spinto prevalentemente dal numero di mega-deals.Servizi diagnostici, consumer healthcare, nutraceutica e CDMO rimangono i settori più dinamici. E’ quanto emerge dal PwC Global & Italian M&A Trends nel settore Health Industries 2024.Nicolò Brombin, Partner PwC Italia e HI Deals Leader, commenta: “In un contesto macro ancora complesso e di incertezza economica, il settore Health Industries italiano ha mostrato una certa resilienza, spinto principalmente dalle aziende farmaceutiche nazionali che hanno sfruttato l’ampia cassa a disposizione per fare acquisizioni strategiche volte ad ampliare l’offerta di prodotti, rafforzare e completare la pipeline, aumentare la capacità produttiva e copertura geografica. Queste dinamiche, unitamente al crescente interesse dei fondi di Private Equity e ad un graduale ridimensionamento dei multipli di mercato e quindi del gap valutativo tra acquirenti e venditori, dovrebbero sostenere l’attività di M&A nel settore Health Industries nel 2024 con un’accelerazione attesa nella seconda parte dell’anno”.La resilienza del settore delle Health Industries in Italia è stata sostenuta principalmente dalla disponibilità di ampie liquidità nei fondi di Private Equity e dall'interesse marcato di questi ultimi per il settore. Le aziende farmaceutiche nazionali, inoltre, hanno giocato un ruolo chiave, utilizzando le loro risorse finanziarie per perseguire acquisizioni strategiche che hanno permesso loro di espandere l'offerta di prodotti, rafforzare le pipeline esistenti, aumentare le capacità produttive e allargare la copertura geografica.Nel dettaglio, il settore Health Industries italiano ha chiuso il 2023 con 104 operazioni annunciate, mostrando un aumento rispetto al 2022. Il segmento Pharma & Life Sciences ha visto un incremento particolarmente significativo, passando da 60 a 66 transazioni annunciate. Questo incremento è stato trainato dall'attività intensa delle aziende farmaceutiche che hanno sfruttato la propria liquidità per accelerare acquisizioni strategiche.Le operazioni di M&A nel settore Health Services, che include centri diagnostici, cliniche veterinarie e dentali, ospedali e laboratori di analisi, sono rimaste sostanzialmente stabili ma altamente focalizzate sul consolidamento delle piattaforme esistenti. Questo è stato il principale motore delle operazioni di M&A, dovuto alla frammentazione del settore e alla crescente domanda di servizi sanitari privati, spinta dall'insufficienza delle strutture pubbliche nel soddisfare la domanda crescente di cure.Oltre alle sfide poste dalla carenza di personale medico e sanitario e dall'aumento dei costi operativi, le aziende del settore devono navigare la pressione inflattiva sui costi del personale. In questo contesto, la ricerca di efficienze diventa cruciale. Strategie come l'aumento della produttività, la centralizzazione degli acquisti e la digitalizzazione dei processi saranno essenziali per proteggere i margini operativi.Inoltre, le sinergie risultanti dai processi di aggregazione saranno una leva fondamentale per migliorare i margini, con l'attesa che tali strategie continueranno a giocare un ruolo chiave nell'attività di M&A nel 2024. Tra le operazioni più significative del 2023 figurano quelle di Chiesi/Amryt Pharma, PI Health Sciences Ltd/Archimica, e altre che hanno marcato l'espansione di aziende italiane nel contesto internazionale e il consolidamento all'interno dei rispettivi segmenti.In sintesi, il settore Health Industries in Italia mostra segnali di un moderato ottimismo per il futuro prossimo, prevedendo un'accelerazione delle attività di M&A nella seconda metà del 2024, sostenuta da un interesse costante dei fondi di Private Equity e da un ambiente che favorisce ulteriori consolidamenti e espansioni. Questa dinamica promette di mantenere il settore resiliente e in crescita, nonostante le sfide macroeconomiche e settoriali persistenti.

  • Legal

Mystery shopping e raccomandazioni di trasparenza

Banca d'Italia: raccomandazioni in materia di trasparenza e chiarimenti sulla segnalazione in materia di esternalizzazioneIn data 15 aprile 2024 Banca d’Italia ha pubblicato gli esiti dell’esercizio pilota di mystery shopping condotto nei mesi scorsi presso alcuni sportelli bancari al fine di verificare le concrete modalità di interazione degli intermediari con la clientela.Nello specifico, attraverso detto “esercizio pilota”, gli incaricati dell’Autorità hanno chiesto al personale degli sportelli bancari informazioni e assistenza in merito all’apertura di un conto di pagamento al fine di verificare il rispetto delle norme di trasparenza e correttezza nella fase di primo contatto con il cliente e la capacità degli addetti allo sportello di illustrare le caratteristiche dei prodotti proposti e di indirizzare il cliente verso quello più adatto alle sue esigenze.Ne è emerso che, in linea generale, i prodotti offerti e le spiegazioni fornite dagli addetti sono risultati adeguati; tuttavia, l’Autorità ha ravvisato la necessità di sollecitare gli intermediari per migliorare l’utilizzo della documentazione di trasparenza.Pertanto, con la presente nota, Banca d’Italia intende richiamare gli operatori ad assicurare, sin dalla fase di primo contatto con il cliente, che venga sempre messa a disposizione della clientela la documentazione di trasparenza – il “foglio informativo” e il “documento informativo sulle spese” di cui alle Disposizioni di trasparenza – e che questa venga utilizzata attivamente dagli addetti per illustrare le caratteristiche e i costi del prodotto offerto.Con riferimento alla modalità di messa a disposizione di tale documentazione, l’Autorità ricorda che questa deve essere messa a disposizione del cliente in forma cartacea o su altro supporto durevole; l’invio all’indirizzo email comunicato dal cliente o tramite servizi di messaggistica elettronica per dispositivi mobili che consentono l’archiviazione di documenti (es. WhatsApp) può considerarsi conforme alle norme, mentre non è sufficiente il mero rimando a consultare la documentazione pubblicata sul sito web dell’intermediario.Nel richiamare, infine, gli intermediari ad un costante controllo dei processi e delle procedure adottati per l’assistenza ai clienti, Banca d’Italia ha comunicato che utilizzerà a regime gli esercizi di mystery shopping – anche in ambiti diversa dall’offerta di conti di pagamento – come strumento di controllo nella sua funzione di vigilanza di tutela del cliente.Per saperne di più visita la pagina dedicata

  • Tax

Decreto FER X: in arrivo nuovi sistemi di incentivazione a sostegno della produzione di energia rinnovabile

Il Ministero dell'Ambiente sta sviluppando il Decreto FER X per incentivare gli impianti rinnovabili, introducendo nuove norme per l'accesso e il pagamento delle tariffe. Le disposizioni, ancora in bozza, potrebbero influenzare gli investimenti nel settore, ma potrebbero subire modifiche in base ai feedback delle autorità competenti.Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) sta attualmente elaborando il Decreto FER X, in coerenza con quanto previsto dagli articoli 6 e 7 del Decreto Legislativo n. 199 dell'8 novembre 2021, che mira a promuovere l'uso delle energie rinnovabili. Questo nuovo decreto, ancora in fase di bozza, rappresenta un'importante iniziativa volta a sostenere la realizzazione di impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici e di trattamento di gas residuati dai processi di depurazione, come parte degli sforzi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio.Il Decreto FER X si propone di introdurre nuove misure di incentivazione, con notevoli differenze rispetto alle precedenti normative, come il DM FER 1 del 4 luglio 2019. Una delle principali novità riguarda le procedure per l'accesso agli incentivi: mentre gli impianti di piccola taglia possono accedervi tramite procedure semplificate, quelli di grande taglia devono partecipare a procedure competitive indette dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE).Le tipologie di impianti ammissibili agli incentivi includono impianti solari fotovoltaici, impianti eolici, impianti idroelettrici e impianti di trattamento di gas residuati dai processi di depurazione. È importante notare che gli incentivi sono disponibili sia per impianti di piccola che di grande taglia, con criteri di accesso differenziati in base alla potenza dell'impianto.Le tariffe incentivanti sono assegnate in base al tipo di impianto e possono variare anche in base a fattori come la sostituzione di materiali nocivi, come l'eternit o l'amianto, o l'installazione su determinate tipologie di coperture. È previsto anche un premio extra per gli impianti fotovoltaici realizzati su coperture di potenza fino a 1 MW.Il pagamento delle tariffe può avvenire in diversi modi, a seconda della potenza dell'impianto. Per gli impianti di potenza non superiore a 200 kW, il GSE provvede direttamente al ritiro e alla vendita dell'energia elettrica prodotta, mentre per quelli di potenza superiore, l'energia prodotta resta nella disponibilità del produttore, che la valorizza sul mercato.Per accedere agli incentivi, gli impianti devono soddisfare una serie di requisiti, tra cui possedere i necessari titoli abilitativi, avere un preventivo di connessione alla rete elettrica accettato e conformarsi alle normative ambientali nazionali e europee. Inoltre, per gli impianti fotovoltaici, è richiesto che i moduli siano immessi sul mercato da produttori aderenti a specifici sistemi di gestione.È previsto anche un aggiornamento periodico delle tariffe, basato sull'andamento dei prezzi al consumo, al fine di tener conto dell'inflazione e garantire un equo compenso per gli impianti incentivati. Inoltre, sono previste disposizioni per garantire la disponibilità di energia rinnovabile nel tempo, attraverso la definizione di contingenti e coefficienti da applicare alle offerte di riduzione del prezzo di esercizio.Tuttavia, è importante sottolineare che il Decreto FER X è ancora in fase di bozza e potrebbe subire modifiche in seguito ai feedback delle autorità competenti, come la Commissione Europea, l'ARERA e la Conferenza Unificata. Inoltre, il successo e l'impatto effettivo del decreto dipenderanno dall'efficace implementazione e dalla sua capacità di promuovere gli investimenti nelle energie rinnovabili.Per saperne di più visita la pagina dedicata

  • Executive

Lo studio di PwC sull'impatto economico-sociale del settore vitivinicolo nell' UE

L'UE guida il mercato mondiale del vino con oltre 165 milioni di ettolitri prodotti nel 2022. Il settore vinicolo europeo, oltre a rappresentare un valore economico e culturale significativo, offre lavoro a circa 2,9 milioni di persone, con un impatto sociale positivo sulle comunità localiL'Unione Europea continua a detenere il primato nel mercato mondiale del vino, con una produzione che nel 2022 ha superato i 165 milioni di ettolitri, corrispondenti al 62% della produzione globale. Questo dato sottolinea il ruolo preminente dell'UE nel panorama vinicolo internazionale. Nonostante le tendenze alla delocalizzazione che caratterizzano altri settori, l'industria vinicola europea rimane un pilastro economico, sociale e culturale di rilievo nei territori dell'Unione. La stretta connessione tra le aziende vinicole, il territorio e le comunità locali crea un tessuto economico e sociale robusto e interconnesso, in cui la produzione di vino non è soltanto un'attività economica, ma anche un patrimonio agrario che incarna la diversità e l'autenticità delle regioni europee.La catena del valore del settore vinicolo è articolata in tre fasi principali: la viticoltura, l'industria enologica e la commercializzazione. Insieme, queste fasi generano un contributo significativo al Prodotto Interno Lordo (PIL) dell'UE, pari a 130 miliardi di euro, rappresentando lo 0,8% del PIL complessivo dell'Unione. L'export di vino verso 194 paesi nel 2022, con un valore di 17,9 miliardi di euro, ha svolto un ruolo chiave nel bilancio commerciale dell'UE, contribuendo a ridurre il deficit del 3,7%.In termini occupazionali, il settore vinicolo offre lavoro a circa 2,9 milioni di persone nell'UE, distribuite principalmente nelle fasi di viticoltura (21,5%), industria enologica (10%) e commercializzazione (68,5%). La produttività del settore è notevole, con un valore aggiunto per dipendente superiore rispetto alla media agricola. Le aree rurali con presenza di vigneti mostrano una maggiore resilienza demografica rispetto a quelle senza, segnalando un impatto positivo sull'economia e sulla vita delle comunità locali.Il turismo legato al vino è diventato un fattore economico significativo in molte regioni rurali, generando una filiera che include agenzie di viaggio, strutture ricettive, visite alle cantine e ai musei del vino, attività ricreative e gastronomiche. Nel 2022, circa 36 milioni di persone hanno partecipato a esperienze enogastronomiche, contribuendo a un giro d'affari di 15 miliardi di euro nel settore turistico.Il settore vitivinicolo dell'UE è impegnato attivamente in progetti di ricerca e sviluppo (R&S) volti a migliorare l'agricoltura, l'efficienza della catena del valore, la sostenibilità e la qualità del prodotto. Tuttavia, il cambiamento climatico rappresenta una sfida significativa, con effetti negativi sulla produttività, la fenologia delle viti e la stabilità delle varietà tradizionali.Per mitigare l'impatto ambientale, il settore ha adottato misure come la riduzione del peso delle bottiglie di vetro e iniziative di riutilizzo, oltre a pratiche agricole sostenibili. Nonostante ciò, il cambiamento climatico rappresenta una minaccia significativa per la sostenibilità a lungo termine del settore vinicolo europeo, evidenziando la necessità di ulteriori sforzi per adattarsi e mitigare gli effetti avversi.Erika Andreetta, EMEA Fashion & Luxury Leader e Partner PwC Italia, spiega: “La vitalità del settore vitivinicolo europeo rappresenta un’eccellenza nel panorama socioeconomico e ambientale internazionale. Il mercato dell’Unione Europea vale il 62% della produzione globale e l’intera filiera impatta positivamente in molte zone rurali, sia in termini di occupazione, produttività e ricchezza, sia proteggendo e incoraggiando la biodiversità. La crescita dell’enoturismo e delle attività legate al vino, inoltre, svolgono una funzione chiave per la valorizzazione sociale e culturale dei territori, delle comunità e delle loro tradizioni. Un ulteriore valore aggiunto è dato dall’alta intensità di innovazione dell’intera catena dell’industria, che contribuisce significativamente agli investimenti in R&S nell’UE e promuove lo sviluppo di progetti che generano benefici indiretti anche sugli altri settori.”

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