
Private equity, i ricavi delle società gestite crescono più del Pil italiano
L'indagine di PwC Italia sui bilanci 2022 delle società sostenute dal private equity ha rilevato un forte aumento dei ricavi (+5,6%) e dell'occupazione, con il tasso di crescita più alto dal 2018. Il CAGR medio dei ricavi è salito al 7,5%, mentre l'occupazione è cresciuta del 6,9%, superando il benchmark delle società private italiane.Si è registrato un forte aumento dei ricavi e del tasso di crescita dell'occupazione, con valori mai visti dal 2018. Questo è quanto emerge dall'indagine condotta da PwC Italia sui bilanci del 2022 delle società sostenute dal private equity, basata sugli ultimi risultati finanziari disponibili. Nel dettaglio, i ricavi delle società gestite da fondi di private equity sono cresciuti del 5,6%, superando l'aumento del PIL italiano. Il tasso annuo di crescita composto (CAGR) medio delle società partecipate dai fondi è salito al 7,5% nel 2022 (rispetto al 6,5% del 2021). Anche il benchmark, costituito da società private italiane di medie e grandi dimensioni, ha mostrato una crescita positiva rispetto agli anni precedenti, sebbene inferiore a quella delle società sostenute dal private equity, con un CAGR del 2,2% nel 2022. Il divario di performance tra le società sostenute dai fondi e il benchmark è rimasto stabile intorno al 5% nel 2022 (da +5,2 punti percentuali nel 2021 a +5,3 punti percentuali nel 2022).Il tasso di redditività delle aziende sostenute dal private equity ha registrato una lieve contrazione, con un CAGR medio del 7,1% nel 2022 (-0,3% rispetto al 2021). Questo calo è stato influenzato dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi di pubblica utilità nel contesto dell'inflazione globale. Tuttavia, la redditività delle società in portafoglio dei fondi di private equity è rimasta superiore a quella del benchmark delle aziende private, con un gap positivo di 5,8 punti percentuali nel 2022.Anche l'occupazione è cresciuta. Nelle società in portafoglio ai fondi di private equity, il tasso di crescita dell'occupazione è aumentato con un CAGR medio del 6,9% nel 2022 (+0,9% rispetto al 2021), strettamente legato alla forte crescita dei ricavi registrata.Il tasso di crescita dell'occupazione in queste società ha superato quello del benchmark, con un divario che si è allargato a 6,7 punti percentuali nel 2022 (rispetto ai 6 punti percentuali del 2021), raggiungendo il differenziale più alto degli ultimi cinque anni.Il private equity ha creato circa 41.000 posti di lavoro in Italia nel campione di società analizzate tra il 2018 e il 2022. Inoltre, l'indice manageriale è aumentato: il numero di amministratori nelle società sostenute dai fondi di private equity è cresciuto del 10,7% nel 2022 (rispetto al 5,3% del 2021).“Lo studio ha evidenziato una performance rilevante delle società partecipate da private equity, confrontando anno di investimento e anno di disinvestimento, evidenziando valori di crescita record in particolare in termini di ricavi e tassi occupazionali, entrambi superiori rispetto al benchmark di società private similari analizzate, confermando il focus che i private equity hanno nello sviluppo del business anche tramite la crescita della forza lavoro” è il commento di Francesco Giordano, private equity leader di PwC Italia.E poi aggiunge: “L’analisi delle tematiche Esg ha confermato inoltre la progressiva rilevanza che le tematiche ambientali, sociali e di governance stanno assumendo nelle strategie dei private equity che, nel campione di società analizzate quest’anno, hanno fatto registrare un miglioramento degli indici di emissioni di CO2 e del gender balance ratio durante l’holding period”.

Nel mondo della moda, più del 50% della forza lavoro è femminile, tuttavia, solo il 30% occupa posizioni nei consigli di amministrazione
Nel settore della moda, le donne costituiscono la maggioranza della forza lavoro ma sono sottorappresentate nei ruoli decisionali. Tuttavia, nelle imprese artigiane emergono segnali positivi. Restano sfide come la promozione di pari opportunità e il supporto alla genitorialità.Nel settore della moda, esiste una marcata discrepanza di genere tra la composizione della forza lavoro e la sua rappresentanza ai livelli decisionali. Nonostante le donne costituiscano la maggioranza dei lavoratori, sono sottorappresentate nei ruoli di leadership e nei consigli di amministrazione. Questa disuguaglianza si manifesta anche a livello globale, con l'Italia che mostra una presenza femminile ai vertici aziendali inferiore rispetto ad altre nazioni come Francia, Stati Uniti e Regno Unito.Tuttavia, nelle imprese artigiane, c'è un segnale positivo: la maggior parte dei CEO sono donne e il numero di aziende con una forte presenza femminile sta crescendo. Questo suggerisce che le realtà più piccole e flessibili potrebbero essere più inclini alla diversità di genere rispetto alle grandi corporation.A fotografare la situazione è l’Osservatorio «Donne e Moda: il Barometro 2024», promosso dall’Ufficio Studi di PwC Italia - in collaborazione con Il Foglio della Moda. «A quattro anni dalla prima edizione dell’Osservatorio Donne e Moda la presenza femminile negli organi societari delle imprese del settore è aumentata di 3 punti percentuali, segno di un lieve cambiamento, ma è fondamentale implementare nelle aziende vere politiche di gender equality. In questo ambito l’Italia è allineata alla media europea, ma ancora distante da quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti che hanno già raggiunto il 40% di donne nei cda», evidenzia Erika Andreetta, Partner PwC Italia EMEA Luxury Community Leader.Nel settore tessile e dell'abbigliamento, nonostante le donne siano la maggioranza della forza lavoro, sono principalmente impiegate in ruoli impiegatizi e operai, con una scarsa rappresentanza nei ruoli di quadro e dirigenziali, che diminuisce ulteriormente ai vertici aziendali.Nonostante alcuni segnali positivi, come l'età media inferiore delle donne in posizioni dirigenziali rispetto ai colleghi maschi e il rifiuto da parte della maggior parte delle aziende di ammettere disparità salariali di genere, restano sfide significative. Queste includono la promozione di pari opportunità di selezione e il supporto alla genitorialità, con una maggiore attenzione alle esigenze delle lavoratrici.La prevalenza del lavoro part-time tra le donne, insieme alla mancanza di adeguate politiche di welfare per la genitorialità, evidenzia ulteriori disparità di genere nel mondo del lavoro. In conclusione, sebbene vi siano segnali di progresso, è evidente che molto resta da fare per garantire una reale parità di genere nel settore della moda e oltre.

Solo la metà delle imprese italiane (58%) ha una funzione di Risk Management
Lo studio "Risk Management & Governance" di PwC Italia mostra che solo il 58% delle aziende ha un reparto di gestione dei rischi, con maggiore presenza in aziende quotate e regolamentate e minore in quelle non quotate; l'adozione cresce con il fatturato aziendale.Solo il 58% delle aziende possiede un reparto interno dedicato alla gestione dei rischi, che spesso non ricopre un ruolo strategico e risulta poco diffuso. La presenza di questa funzione è più comune tra le aziende quotate (78%) e quelle in settori regolamentati (83%), mentre è meno frequente tra le non quotate (41%). Questi dati emergono dallo studio "Risk Management & Governance: lo stato dell’arte delle imprese italiane", realizzato da PwC Italia in collaborazione con Nedcommunity, che ha analizzato 100 aziende italiane non finanziarie.Analizzando le aziende per classi di fatturato, si nota che l’implementazione di un sistema integrato di gestione del rischio è più comune nelle grandi aziende: è presente nel 37% delle aziende con fatturato inferiore a 100 milioni, sale al 79% in quelle con fatturato superiore a 750 milioni e raggiunge il 100% nei grandi gruppi multinazionali con fatturato oltre i 3 miliardi.Patrizia Giangualano, Independent Director, Advisor in Governance and Sustainability e Consigliere Direttivo di Nedcommunity, sottolinea l'importanza di gestire attivamente i rischi in un'era di incertezze geo-politiche ed economiche, evidenziando la necessità di nuovi profili professionali e flussi informativi adeguati per la governance.Nonostante l'importanza strategica, meno della metà dei responsabili della gestione dei rischi (43%) riporta direttamente al CEO. Questo limite nella struttura organizzativa compromette l'autonomia e l'indipendenza di giudizio necessarie per un efficace controllo dei rischi aziendali. Oltre un terzo delle aziende (36%) non considera il ruolo del risk manager a livello esecutivo.Più della metà delle aziende (53,1%) non ha definito esplicitamente la propria propensione al rischio e, di quelle che non dispongono di un Risk Appetite Framework (RAF), oltre il 76% non ha piani per svilupparlo. Non ci sono differenze significative tra aziende quotate e non, né in base alla dimensione."Ci ha sorpreso analizzando i dati che nel 50% dei casi l’azienda non formalizzi i rischi collegati ai propri obiettivi di business avendo presente la propensione al rischio e le conseguenti soglie di tolleranza" spiega Riccardo Bua Odetti, Partner PwC Italia e Risk Consulting ERM Leader. "Eppure il risk appetite e la risk tolerance sono due pilastri fondamentali del framework ERM che garantiscono una gestione del rischio aziendale coerente con la strategia. In assenza di questi aspetti, l’azienda potrebbe avere un business plan non duraturo nel tempo e assumere una rischiosità non in linea con le aspettative degli stakeholder".Nella maggioranza delle imprese (74%) il CdA è direttamente coinvolto nella definizione del RAF, attraverso le definizioni di obiettivi declinati in risk appetite, tolerance e capacity. Tuttavia, sono numerosi i casi di aziende in cui l'informativa sul risk profile corrente non è frequente, un dato preoccupante considerando il contesto di forte incertezza e volatilità dell’effetto dei rischi sull’azienda. In aggiunta, la ricerca rivela che in meno della metà dei casi (43%) il CdA verifica che le decisioni strategiche siano in linea con il Risk Appetite Framework e a volte riceve un business plan senza indicazione dei rischi associati. Una situazione da attenzionare, se è vero che solo in un caso su tre (33%) il Consiglio di Amministrazione è davvero consapevole di come vengano integrati i temi ESG nelle analisi di gestione del rischio."Una percentuale che deve necessariamente crescere considerando la rilevanza strategica e la pervasività delle tematiche ESG nel contesto attuale" aggiunge Riccardo Bua Odetti. "L’introduzione della CSRD infatti richiede di rivedere il ventaglio di rischi aziendali, e in particolare: di sensibilizzare i risk owner alla gestione di nuove tematiche, di includere sempre più tematiche ESG nelle metriche ERM e, non meno importante, di ottenere una visione sintetica di metriche interne ed esterne, anche alla luce di analisi di doppia materialità".Infine, sebbene molte aziende non considerino il rischio nei parametri di valutazione delle performance dei manager, quelle che lo fanno attribuiscono a questi parametri un'importanza significativa, evidenziando la necessità di comunicare la gestione dei rischi a tutti i livelli organizzativi attraverso valutazioni delle performance.

Disposizioni Banca d'Italia in materia di assegni circolari
La Banca d'Italia ha rilasciato l'aggiornamento n. 46 della Circolare n. 285/2013, che modifica e integra le norme sugli assegni circolari nella stessa circolare, al fine di uniformare i criteri di valutazione delle garanzie bancarie con quelli usati nell'Eurosystem Collateral Management System. Ad esito della consultazione pubblica relativa alle disposizioni in materia di assegni circolari – tenutasi tra gennaio e marzo 2024 – Banca d’Italia ha pubblicato, in data 2 maggio 2024, l’aggiornamento n. 46 della Circolare n. 285/2013 relativa alle “Disposizioni di vigilanza per le banche”.Con il presente aggiornamento Banca d’Italia ha apportato specifiche modifiche alle attuali disposizioni in materia di assegni circolari, contenute nella Circolare n. 229/1999 al Titolo V, Capitolo 4 e ha disposto lo spostamento delle stesse all’interno della Circolare n. 285/2013, nel nuovo Capitolo 13 della Parte Terza.L’intervento di aggiornamento delle disposizioni deriva dall’opportunità di accentrare la gestione degli strumenti finanziari a garanzia degli assegni circolari emessi dalle banche italiane nello Eurosystem Collateral Management System (ECMS), il nuovo sistema per la gestione delle garanzie (collateral) per le operazioni di credito dell’Eurosistema, al fine di armonizzare i processi di gestione delle garanzie conferite alla Banca d’Italia per finalità diverse.Le modifiche sono volte ad applicare alle garanzie conferibili a fronte dell’emissione di assegni circolari gli stessi criteri di idoneità, valutazione e controllo del rischio applicati alle garanzie negoziabili per le operazioni di credito dell’Eurosistema, superando quindi le attuali differenze.Le disposizioni entrano in vigore il giorno successivo a quello di pubblicazione sul sito web della Banca d’Italia e quindi dal 3 maggio 2024; le banche dovranno applicare le regole previste dal presente aggiornamento a decorrere dal giorno di avvio del sistema Eurosystem Collateral Management System; dalla medesima data saranno abrogate le disposizioni del Titolo V, Capitolo 4 della Circolare della Banca d’Italia n. 229 del 21 aprile 1999.Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

Pillarstone cede il 100% di Manucor a Plastchim-T: PwC TLS tra gli avvocati in campo
Pillarstone ha annunciato la cessione della partecipazione detenuta in Manucor da Loren SPV al gruppo bulgaro Plastchim-T, uno dei principali produttori privati europei di film di polipropilene biorientato (BOPP), film cast polipropilene (CPP) e prodotti per l’imballaggio flessibile. Plastchim-T ha acquisito anche la partecipazione di minoranza del veicolo L&M S.p.A. diventando così titolare del 100% del capitale dell’azienda italiana.I venditori e la società sono stati assistiti da Cappelli RCCD con il partner Antonio Azzarà insieme alla counsel Stefania Rossini, al senior associate Davide Cafagna e all’associate Simone Stasio. Gli aspetti connessi al veicolo di cartolarizzazione Loren SPV sono stati seguiti dal partner Fabio Zambito.Lo Studio De Luca & Partners con il partner Vittorio De Luca e la senior associate Roberta Padula hanno fornito consulenza legale per gli aspetti giuslavoristici.L’acquirente è stata assistita da PwC TLS, con un team guidato da Alberto Gallarati, con Greta Guazzotti e Margherita Petey per gli aspetti di diritto civile e commerciale legati all’acquisizione e con un team guidato da Luigi Nascimbene, con Marina Maccagno, per gli aspetti di diritto antitrust e golden power.PwC TLS ha anche assistito l’acquirente nell’ambito della due diligence tax con Alessio Rolando e Paolo Sommi.La due diligence financial è stata curata da PwC Business Services con Giorgio Falcione e Maurizio Favaro.L’acquisizione creerà un leader europeo di film BOPP e rappresenta la conclusione di un importante percorso di rilancio dell’azienda specializzata nella produzione di imballaggi flessibili per l’industria alimentare iniziato nel 2018 e realizzato attraverso una ricapitalizzazione e l’investimento di nuove risorse finanziarie.

L’applicazione della GMT per le Holding conduce necessariamente alla full compliance?
La Global Minimum Tax in Italia, prevista dal D.Lgs. n. 209/2023, impone alle multinazionali un'imposta minima del 15% per prevenire l'elusione fiscaleIl Decreto Legislativo n. 209/2023, attuando la Direttiva europea n. 2022/2523 e integrando le Globe Model Rules, ha introdotto nel diritto italiano la Global Minimum Tax. Questa misura è progettata per assicurare che le multinazionali siano soggette a un'imposizione minima del 15% in ogni giurisdizione in cui operano, con l'intento di scoraggiare la pratica di spostare artificialmente gli utili verso paesi con regimi fiscali più favorevoli.Le specifiche tecniche per il calcolo dell'Effective Tax Rate (ETR) comprendono dettagliati meccanismi di aggiustamento del calcolo dell'imposta, soprattutto per quanto riguarda i dividendi e le relative ritenute alla fonte. Questi dividendi possono essere esclusi dal calcolo del Globe Income se rispettano certe condizioni, come detenere la partecipazione per più di un anno o avere un diritto agli utili superiore al 10%. Allo stesso modo, le ritenute applicate alla distribuzione dei dividendi devono essere considerate nel calcolo dell'ETR, il che può influenzare significativamente il livello di imposizione effettiva di un'entità.Le norme prevedono anche l'introduzione di regimi semplificati, i cosiddetti CBCR Safe Harbour, delineati ampiamente nel documento "Safe Harbour and Penalty Relief: Global Anti-Base Erosion Rules (Pillar Two)" e nelle successive guide amministrative. Questi regimi mirano a semplificare gli oneri di conformità per le multinazionali nei primi tre anni di implementazione delle Globe Rules, consentendo alle aziende di dimostrare la conformità utilizzando i dati finanziari e di reporting per paese già disponibili, senza necessità di applicare tutti gli aggiustamenti previsti in regime di piena conformità.Il Simplified ETR test, uno dei tre test previsti dal CBCR Safe Harbour, permette di stabilire se l'ETR di una giurisdizione rispetti il limite minimo del 15% utilizzando i dati finanziari e fiscali disponibili senza gli aggiustamenti complessi previsti dalle Globe Rules. Tuttavia, è importante notare che, in presenza di dividendi, il calcolo semplificato può non riflettere accuratamente la situazione fiscale effettiva dell'entità, specialmente nel caso di distribuzioni transfrontaliere o di regimi di detassazione dei dividendi che possono variare significativamente da una giurisdizione all'altra.In sintesi, mentre le Globe Rules e i relativi regimi semplificati mirano a standardizzare e semplificare il processo di calcolo dell'imposizione fiscale delle multinazionali, la gestione e l'applicazione pratica di tali norme possono presentare sfide significative, in particolare per le entità che percepiscono prevalentemente dividendi. L'efficacia dei regimi Safe Harbour, in questo contesto, dipenderà dalla chiarezza e dalla precisione delle guide amministrative e dai decreti attuativi ancora in attesa di pubblicazione, che dovranno fornire ulteriori dettagli su come navigare queste complessità in pratica.Per saperne di più visita la pagina dedicata

MIMIT: Progetti di ricerca e sviluppo – Specializzazione intelligente
Il Ministero delle imprese e del Made in Italy investe circa 473 milioni di euro in progetti di ricerca e sviluppo nelle regioni meno sviluppate d'Italia, con finanziamenti per iniziative che variano da 3 a 20 milioni di euro per stimolare l'innovazione tecnologica conforme al GBERIl Ministero delle imprese e del Made in Italy ha lanciato un'iniziativa finanziaria significativa, dedicando circa 473 milioni di euro per sostenere progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle regioni italiane meno sviluppate, ovvero Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Questo finanziamento mira a promuovere l'innovazione e la crescita economica nelle aree target, puntando a rafforzare l'intero sistema produttivo di queste regioni attraverso il supporto a progetti che siano di rilevanza strategica per il loro sviluppo industriale e tecnologico.Le imprese di ogni dimensione, che abbiano già approvato almeno due bilanci e operino nei settori industriali, agroindustriali, artigianali, nei servizi all’industria, nonché i centri di ricerca, possono beneficiare di queste agevolazioni. La partecipazione è aperta sia a singoli proponenti sia a consorzi di imprese, incoraggiando così anche la collaborazione tra diversi attori del sistema produttivo.I progetti finanziabili devono essere orientati alla creazione o al sostanziale miglioramento di prodotti, processi o servizi. Questo include lo sviluppo di nuove tecnologie o l'ottimizzazione di quelle esistenti, con l'obiettivo di stimolare l'innovazione e di supportare un processo di evoluzione e adattamento continuo delle imprese coinvolte. Le tematiche dei progetti devono allinearsi con le direttive della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI), focalizzandosi su ambiti prioritari quali:Materiali avanzati e nanotecnologia,Fotonica e micro/nano elettronica,Sistemi avanzati di produzione,Tecnologie delle scienze della vita,Intelligenza artificiale,Connessione e sicurezza digitale.Questi ambiti rappresentano settori chiave per lo sviluppo tecnologico e industriale, e il loro impulso può trasformare significativamente le capacità produttive e competitive delle regioni coinvolte.Per essere ammessi al finanziamento, i progetti devono presentare un budget di spesa compreso tra 3 milioni e 20 milioni di euro e avere una durata che varia da 12 a 36 mesi. È essenziale che i progetti vengano avviati dopo la presentazione della domanda di agevolazione, assicurando così che il finanziamento sia effettivamente orientato verso nuove iniziative.Le spese ammissibili per il finanziamento includono i costi del personale impegnato nel progetto, gli strumenti e le attrezzature utilizzate, i servizi di consulenza e ricerca contrattuale, oltre alle spese generali direttamente attribuibili al progetto. Questo ampio raggio di spese riconosciute permette una flessibilità significativa nella gestione e nell’implementazione dei progetti.Le forme di agevolazione disponibili includono finanziamenti agevolati, che coprono il 50% delle spese ammissibili e prevedono un cofinanziamento bancario non inferiore al 20%, e contributi variabili in base alla dimensione dell’impresa beneficiaria. Questo schema di sostegno è progettato per adattarsi alle diverse esigenze finanziarie e dimensionali delle imprese che partecipano.Le modalità precise per la presentazione delle domande di agevolazione, così come le scadenze relative, verranno definite in dettaglio in provvedimenti successivi pubblicati dal Ministero. Questo approccio incrementale e dettagliato assicura che tutte le informazioni necessarie siano chiare e accessibili, permettendo alle imprese interessate di preparare adeguatamente le proprie proposte.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Nel settore sanitario calano i volumi delle operazioni a livello mondiale ma l’Italia è in controtendenza
Nel 2023, il settore delle Health Industries in Italia ha contrastato il calo globale del mercato M&A con un aumento dell'8% nei deal, spinto dal forte interesse dei fondi di Private Equity, prevedendo un incremento delle attività nel 2024Nel 2023, il mercato globale dell'M&A ha incontrato diverse sfide macroeconomiche, come l'aumento dei tassi di interesse e l'ostacolo nell'accesso al credito, che hanno rallentato significativamente l'attività di fusione e acquisizione. Tuttavia, il settore delle Health Industries in Italia ha presentato un'eccezione notevole a questa tendenza, registrando un incremento dell'8% nel numero di deal completati, una performance in controtendenza rispetto alla contrazione osservata a livello mondiale, dove il numero di deal nel settore ha subito una diminuzione del 9%. Questo calo globale è avvenuto nonostante l'aumento dell'8% nel valore complessivo delle operazioni, spinto prevalentemente dal numero di mega-deals.Servizi diagnostici, consumer healthcare, nutraceutica e CDMO rimangono i settori più dinamici. E’ quanto emerge dal PwC Global & Italian M&A Trends nel settore Health Industries 2024.Nicolò Brombin, Partner PwC Italia e HI Deals Leader, commenta: “In un contesto macro ancora complesso e di incertezza economica, il settore Health Industries italiano ha mostrato una certa resilienza, spinto principalmente dalle aziende farmaceutiche nazionali che hanno sfruttato l’ampia cassa a disposizione per fare acquisizioni strategiche volte ad ampliare l’offerta di prodotti, rafforzare e completare la pipeline, aumentare la capacità produttiva e copertura geografica. Queste dinamiche, unitamente al crescente interesse dei fondi di Private Equity e ad un graduale ridimensionamento dei multipli di mercato e quindi del gap valutativo tra acquirenti e venditori, dovrebbero sostenere l’attività di M&A nel settore Health Industries nel 2024 con un’accelerazione attesa nella seconda parte dell’anno”.La resilienza del settore delle Health Industries in Italia è stata sostenuta principalmente dalla disponibilità di ampie liquidità nei fondi di Private Equity e dall'interesse marcato di questi ultimi per il settore. Le aziende farmaceutiche nazionali, inoltre, hanno giocato un ruolo chiave, utilizzando le loro risorse finanziarie per perseguire acquisizioni strategiche che hanno permesso loro di espandere l'offerta di prodotti, rafforzare le pipeline esistenti, aumentare le capacità produttive e allargare la copertura geografica.Nel dettaglio, il settore Health Industries italiano ha chiuso il 2023 con 104 operazioni annunciate, mostrando un aumento rispetto al 2022. Il segmento Pharma & Life Sciences ha visto un incremento particolarmente significativo, passando da 60 a 66 transazioni annunciate. Questo incremento è stato trainato dall'attività intensa delle aziende farmaceutiche che hanno sfruttato la propria liquidità per accelerare acquisizioni strategiche.Le operazioni di M&A nel settore Health Services, che include centri diagnostici, cliniche veterinarie e dentali, ospedali e laboratori di analisi, sono rimaste sostanzialmente stabili ma altamente focalizzate sul consolidamento delle piattaforme esistenti. Questo è stato il principale motore delle operazioni di M&A, dovuto alla frammentazione del settore e alla crescente domanda di servizi sanitari privati, spinta dall'insufficienza delle strutture pubbliche nel soddisfare la domanda crescente di cure.Oltre alle sfide poste dalla carenza di personale medico e sanitario e dall'aumento dei costi operativi, le aziende del settore devono navigare la pressione inflattiva sui costi del personale. In questo contesto, la ricerca di efficienze diventa cruciale. Strategie come l'aumento della produttività, la centralizzazione degli acquisti e la digitalizzazione dei processi saranno essenziali per proteggere i margini operativi.Inoltre, le sinergie risultanti dai processi di aggregazione saranno una leva fondamentale per migliorare i margini, con l'attesa che tali strategie continueranno a giocare un ruolo chiave nell'attività di M&A nel 2024. Tra le operazioni più significative del 2023 figurano quelle di Chiesi/Amryt Pharma, PI Health Sciences Ltd/Archimica, e altre che hanno marcato l'espansione di aziende italiane nel contesto internazionale e il consolidamento all'interno dei rispettivi segmenti.In sintesi, il settore Health Industries in Italia mostra segnali di un moderato ottimismo per il futuro prossimo, prevedendo un'accelerazione delle attività di M&A nella seconda metà del 2024, sostenuta da un interesse costante dei fondi di Private Equity e da un ambiente che favorisce ulteriori consolidamenti e espansioni. Questa dinamica promette di mantenere il settore resiliente e in crescita, nonostante le sfide macroeconomiche e settoriali persistenti.

Mystery shopping e raccomandazioni di trasparenza
Banca d'Italia: raccomandazioni in materia di trasparenza e chiarimenti sulla segnalazione in materia di esternalizzazioneIn data 15 aprile 2024 Banca d’Italia ha pubblicato gli esiti dell’esercizio pilota di mystery shopping condotto nei mesi scorsi presso alcuni sportelli bancari al fine di verificare le concrete modalità di interazione degli intermediari con la clientela.Nello specifico, attraverso detto “esercizio pilota”, gli incaricati dell’Autorità hanno chiesto al personale degli sportelli bancari informazioni e assistenza in merito all’apertura di un conto di pagamento al fine di verificare il rispetto delle norme di trasparenza e correttezza nella fase di primo contatto con il cliente e la capacità degli addetti allo sportello di illustrare le caratteristiche dei prodotti proposti e di indirizzare il cliente verso quello più adatto alle sue esigenze.Ne è emerso che, in linea generale, i prodotti offerti e le spiegazioni fornite dagli addetti sono risultati adeguati; tuttavia, l’Autorità ha ravvisato la necessità di sollecitare gli intermediari per migliorare l’utilizzo della documentazione di trasparenza.Pertanto, con la presente nota, Banca d’Italia intende richiamare gli operatori ad assicurare, sin dalla fase di primo contatto con il cliente, che venga sempre messa a disposizione della clientela la documentazione di trasparenza – il “foglio informativo” e il “documento informativo sulle spese” di cui alle Disposizioni di trasparenza – e che questa venga utilizzata attivamente dagli addetti per illustrare le caratteristiche e i costi del prodotto offerto.Con riferimento alla modalità di messa a disposizione di tale documentazione, l’Autorità ricorda che questa deve essere messa a disposizione del cliente in forma cartacea o su altro supporto durevole; l’invio all’indirizzo email comunicato dal cliente o tramite servizi di messaggistica elettronica per dispositivi mobili che consentono l’archiviazione di documenti (es. WhatsApp) può considerarsi conforme alle norme, mentre non è sufficiente il mero rimando a consultare la documentazione pubblicata sul sito web dell’intermediario.Nel richiamare, infine, gli intermediari ad un costante controllo dei processi e delle procedure adottati per l’assistenza ai clienti, Banca d’Italia ha comunicato che utilizzerà a regime gli esercizi di mystery shopping – anche in ambiti diversa dall’offerta di conti di pagamento – come strumento di controllo nella sua funzione di vigilanza di tutela del cliente.Per saperne di più visita la pagina dedicata