
L’Italia verso il rilancio dell’energia nucleare “sostenibile” – Il Consiglio dei Ministri approva il Disegno di Legge Delega
Il governo italiano accelera sul nucleare sostenibile con un disegno di legge che mira alla decarbonizzazione, alla sicurezza energetica e alla riduzione dei costi. Prevista la regolamentazione dell'intero ciclo di vita dell'energia nucleare, lo sviluppo di tecnologie avanzate e la creazione di un'autorità di controllo indipendente.L'Italia ha annunciato la costituzione di una nuova società dedicata allo sviluppo del nucleare di nuova generazione, coinvolgendo tre importanti realtà industriali nazionali: ENEL, Ansaldo Nucleare e Leonardo. Questo passo segna un rinnovato interesse del Paese per l’energia nucleare, che affonda le sue radici nel secondo dopoguerra, quando aziende come FIAT, Edison e Montecatini diedero vita al CISE (Centro Informazioni Studi ed Esperienze) per sviluppare tecnologie nucleari, portando alla realizzazione del prototipo di reattore CIRENE a Latina.Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato in esame preliminare un disegno di legge (DDL) che mira a regolamentare e promuovere l’energia nucleare sostenibile in Italia. L’obiettivo principale è contribuire alla neutralità carbonica entro il 2050, come previsto dagli impegni internazionali sul clima. Il piano prevede anche interventi sulla produzione di idrogeno, la gestione dei rifiuti radioattivi e il riordino normativo del settore, oltre a promuovere la ricerca e l’innovazione in ambito nucleare.Il DDL introduce una regolamentazione organica per l’intero ciclo di vita dell’energia nucleare, dalla fase di progettazione fino allo smantellamento degli impianti esistenti. In particolare, si punta a superare le tecnologie di prima e seconda generazione, privilegiando l’adozione di reattori più avanzati, come quelli di terza e quarta generazione e i piccoli reattori modulari (SMR), che offrono maggiore sicurezza ed efficienza operativa. Inoltre, il governo prevede la creazione di un’autorità amministrativa indipendente per il controllo e la sicurezza del settore, in linea con gli standard europei e internazionali.Un altro aspetto centrale della normativa è l’integrazione del nucleare con le altre fonti energetiche, per garantire un approccio bilanciato alla transizione ecologica. In questo contesto, potranno essere introdotti strumenti di sostegno alla produzione di energia nucleare, affiancando gli investimenti privati con politiche di incentivazione. È prevista, inoltre, l’adozione di garanzie finanziarie per la costruzione e la gestione degli impianti, così da minimizzare i rischi economici e ambientali connessi al nucleare.Un elemento chiave del programma riguarda anche la formazione di personale specializzato nel settore nucleare. Il governo intende investire nella preparazione di tecnici, ingegneri e ricercatori, con l’obiettivo di ricostruire una filiera industriale e scientifica nazionale, in grado di sviluppare e gestire le nuove tecnologie nucleari.Nonostante i referendum del 1987 e del 2011 abbiano sancito l’abbandono del nucleare in Italia, il governo ritiene che il mutato contesto internazionale, caratterizzato da crisi energetiche, transizione ecologica e instabilità geopolitica, renda necessario un nuovo intervento legislativo. La Relazione Illustrativa allegata al DDL sottolinea che il nucleare sostenibile è oggi considerato una delle fonti più sicure e pulite, rientrando anche tra le attività sostenibili riconosciute dall’Unione Europea secondo il Regolamento sulla Tassonomia Verde.Con l’approvazione di questo disegno di legge, si punta a creare un quadro normativo stabile che possa attrarre investimenti pubblici e privati, facilitando la ripresa del nucleare in Italia. L’obiettivo finale è rafforzare la sicurezza energetica nazionale, ridurre la dipendenza dall’estero e contenere i costi dell’energia per cittadini e imprese, attraverso un mix equilibrato di rinnovabili, nucleare e gas.Per approfondire la lettura visita la pagina dedicata

PwC Global & Italian M&A Trends in Health Industries e Outlook 2025
Nel 2024, il settore delle health industries in Italia ha registrato un calo nel numero di operazioni concluse, segnando un’inversione di tendenza rispetto al rimbalzo del 2023 (91 deal nel FY24 contro 118 nel FY23 e 96 nel FY22). Questa contrazione si inserisce in un contesto ancora complesso per il mercato M&A, penalizzato da condizioni macroeconomiche sfavorevoli, tra cui tassi d’interesse elevati, rallentamento economico, difficoltà di accesso al credito e aspettative di prezzo ancora elevate da parte dei venditori.Tuttavia, il progressivo calo dei tassi di interesse in Europa, la pressione crescente sui dealmakers affinché investano la liquidità disponibile e il dinamismo delle aziende farmaceutiche italiane alimentano un cauto ottimismo per il 2025.I settori più vivaci restano i servizi diagnostici, il consumer healthcare, la nutraceutica e il CDMO."In un contesto macro ancora complesso e di incertezza economica, il settore health industries italiano continua a mostrare una forte attrattività nonostante la riduzione del numero di operazioni concluse registrata nel 2024 che appare derivare più da un temporaneo rallentamento / slittamento di alcuni processi di vendita piuttosto che da un minor interesse nel settore sanitario e farmaceutico nostrano. Le aziende farmaceutiche nazionali hanno continuato a sfruttare l’ampia cassa a disposizione per fare acquisizioni strategiche volte principalmente ad ampliare l’offerta di prodotti, colmare gap nel portafoglio esistente, rafforzare e completare la pipeline. Queste dinamiche sono destinate a continuare nel 2025 unitamente a possibili deal trasformativi che potrebbero coinvolgere alcune delle principali aziende farmaceutiche nazionali dove si attendono dei riassetti nella compagine societaria. Non si deve poi dimenticare il crescente focus dei fondi di private equity per il settore health industries, resiliente, profittevole ed anticiclico. Questo, unitamente alla liquidità in loro possesso e ad una crescente pressione ad investirla, dovrebbe sostenere l’attività di M&A nel settore health industries nel 2025". Nicolò Brombin, Partner PwC Italia e Health Industries Deals Leader.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Space Economy: l'Italia investe nel futuro. Il punto di vista di Gabriele Capomasi
L'Italia ha dimostrato un forte impegno nel settore aerospaziale, investendo 7,2 miliardi di euro attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), fondi nazionali ed europei. Questi investimenti mirano a consolidare la posizione del Paese come uno dei principali contributori al budget dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA).Le tecnologie spaziali stanno avendo un impatto significativo anche su aziende non direttamente legate allo spazio. Ad esempio, l'osservazione della Terra tramite satelliti fornisce dati preziosi per l'agricoltura di precisione, consentendo agli agricoltori di monitorare le colture e ottimizzare l'uso delle risorse. A livello globale, lo spazio apre nuovi orizzonti per l'industria, promuovendo l'innovazione e la nascita di nuovi modelli di business.Guarda l'intervento di Gabriele Capomasi, Partner PwC Strategy&

PwC Global & Italian M&A Trends in Energy, Utilities & Resources e Outlook 2025
I cambiamenti nell’assetto geopolitico, le priorità di sicurezza energetica e la convergenza intersettoriale, guideranno le operazioni di M&A nel settore energy, utilities & resources nel 2025.Anche per il 2025 la transizione energetica continua a rappresentare il principale driver delle operazioni di fusione e acquisizione (M&A) nel settore energy, utilities & resources (EU&R). Geopolitica, sicurezza energetica, crescente domanda di energia, convergenza intersettoriale saranno le principali dinamiche di mercato che condizioneranno la velocità ed il numero di processi nei diversi Paesi. A livello globale nel 2025 si osserva un trend favorevole ad una vivace attività di M&A in tutti i segmenti del settore EU&R con un deciso orientamento degli investimenti verso fonti di energia affidabili, accessibili e sostenibili.Per saperne di più visita la pagina dedicata

PwC Global & Italian M&A Trends in Industrials & Services e Outlook 2025
A livello mondiale, nel 2025 si prevede una crescita delle operazioni di M&A nel settore industrials & services (I&S), trainata principalmente dal consolidamento tra aziende e dalla necessità di diversificazione e integrazione del portafoglio prodotti delle stesse.I CEO si mostrano più fiduciosi riguardo alle prospettive di M&A rispetto agli anni precedenti, considerandole un'opzione interessante nel contesto di una revisione dei portafogli di attività. Questo processo dovrebbe favorire spin-off e cessioni strategiche, consentendo di liberare risorse da reinvestire in aree a maggiore crescita e redditività.A livello mondiale, si registra una crescente propensione al protezionismo, le imprese si trovano pertanto ad affrontare la prospettiva di nuovi dazi e le sfide legate alla gestione del rischio nelle catene di approvvigionamento: fattori che hanno già spinto alcune di esse a ridimensionare la loro presenza geografica o a rilocalizzare.Si prevede che i private equity (PE) giocheranno un ruolo fondamentale nell'aumento dell'attività di M&A, con una notevole quantità di capitale disponibile pronta per essere impiegata grazie anche alla disponibilità dei finanziamenti unitamente alla riduzione attesa dei tassi di interesse; fattori quest’ultimi che impatteranno anche il mondo corporate. Esempi di ambiti in cui i PE stanno diventando più attivi includono il settore delle costruzioni e i fornitori automobilistici, dove questi consolidamenti creano per un PE l’opportunità di sfruttare la scala e portare alla creazione di valore.I volumi ed i valori delle operazioni nel settore I&S a livello globale sono tuttavia diminuiti rispettivamente del 15% e del 3% tra il 2023 e il 2024, mantenendosi comunque a livelli pre-pandemici. Questa diminuzione dell'attività di M&A è attribuibile all'ambiente macroeconomico e geopolitico, che continua a presentare sfide.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Il calcio sul territorio: l’indice di competitività “Football Oriented”
Un'analisi delle risorse sportive, economiche e infrastrutturali delle province italiane nel settore calcistico e del loro posizionamento competitivo.L’Indice sulla competitività nel settore calcio delle province italiane, sviluppato dalla FIGC con il supporto tecnico di PwC, analizza la competitività di ciascuna provincia in relazione all’attività calcistica nella stagione 2022-2023. La valutazione tiene conto di risorse sportive, economiche e infrastrutturali, oltre agli impatti sociali generati.L’obiettivo dell’indice è misurare la dimensione e l’impatto del calcio sui territori italiani, individuando le province più sviluppate in ambito calcistico e quelle con maggior potenziale di crescita. Grazie al suo aggiornamento annuale, il modello può diventare un riferimento strategico per la FIGC e gli stakeholder, aiutando a orientare interventi mirati per potenziare il calcio nelle diverse aree del Paese.L’indice si basa su un’analisi dettagliata di 162 variabili raccolte dalla FIGC per le 107 province italiane, permettendo di ottenere una panoramica complessiva del settore calcistico. Gli indicatori considerati sintetizzano diversi aspetti dell’attività calcistica, tra cui dimensione sportiva, economica, sociale, commerciale e mediatica.L’analisi viene suddivisa in tre macro-settori principali: Il calcio professionistico;L’attività della FIGC (incluse Nazionali, fan engagement e progetti);Il calcio dilettantistico e giovanile. Questo approccio consente di evidenziare le province più performanti in ogni ambito e di individuare quelle con margini di miglioramento, favorendo così lo sviluppo equilibrato del movimento calcistico italiano.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Global & Italian 2024 M&A Trends and 2025 Outlook
Nel 2024, le operazioni di M&A sono diminuite del 18,2% a livello globale, con un calo in tutti i settori. Tuttavia, il valore complessivo delle operazioni è aumentato del 5%, trainato da grandi acquisizioni nei settori TMT, Financial Services e Consumer. Il private equity ha registrato un calo del 25% in termini di volume, ma un aumento del 13% nel valore delle operazioni.Anche in Italia calo a volumi del 18%, con un rallentamento maggiore nel secondo semestre dell’anno (-27%), e aumento del 20% a valore guidato da operazioni tra $250m e 1bn.Per il 2025, si prevede una ripresa delle M&A grazie a elevata liquidità nel private equity, pressioni all’exit sui fondi, maggiore fiducia dei CEO e necessità aziendali di crescita e innovazione. Condizioni di debito più favorevoli potrebbero anche favorire rifinanziamenti e ristrutturazioni.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Spazio: Innovazione e Sostenibilità. Il punto di vista di Cesare Battaglia
Lo spazio rappresenta una risorsa straordinaria per l'innovazione scientifica, in particolare nel campo medico e farmacologico. La microgravità offre un ambiente unico per condurre esperimenti che non sarebbero possibili sulla Terra. Studi condotti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) hanno permesso di osservare fenomeni biologici inediti, come l'accrescimento delle cellule tumorali tridimensionali.In che modo il settore spaziale sta agendo per essere più sostenibile?Quali altri vantaggi innovativi derivano dall’esplorazione spaziale?Guarda l'intervista a Cesare Battaglia, Partner PwC Italia - AD&S Lead

Recenti chiarimenti in merito alla rilevanza ai fini IVA dei TP adjustment
Con la risposta all’interpello n. 266 del 18 dicembre 2024, l’Agenzia delle Entrate ha confermato il proprio orientamento sulla rilevanza ai fini IVA degli aggiustamenti di transfer pricing (TP adjustment) applicati dalle multinazionali nelle transazioni tra imprese associate. In linea con la normativa unionale e con i precedenti documenti di prassi, l’Agenzia ha ribadito che tali aggiustamenti non rilevano ai fini IVA quando servono a rettificare il margine operativo della società consociata, conformemente al principio di libera concorrenza. Diversamente, se gli aggiustamenti modificano il corrispettivo originario pattuito per la cessione di beni o la prestazione di servizi, allora assumono rilevanza ai fini della determinazione della base imponibile IVA.L’Agenzia ha richiamato precedenti pronunce (interpelli n. 529/2021, n. 60/2018 e n. 884/2021), ribadendo che un TP adjustment è rilevante ai fini IVA solo se esiste un collegamento diretto tra l’operazione iniziale e l’aggiustamento successivo. Tale posizione è coerente con le indicazioni fornite a livello europeo dal VAT Committee e dal VAT Expert Group. Inoltre, il tema è attualmente oggetto di esame da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in due cause (C-726/23 e C-603/24), il cui esito potrebbe avere implicazioni anche per la prassi italiana.Il caso specifico analizzato riguarda la società Alfa, stabilita in un Paese UE e identificata ai fini IVA in Italia, che vende beni a una consociata statunitense, Beta. Secondo la TP policy del gruppo, Alfa emette inizialmente una fattura pari al 5% del valore dei beni, mentre il restante 95% viene fatturato successivamente per adeguare la marginalità di Beta al principio di libera concorrenza. Alfa ha chiesto all’Agenzia delle Entrate di confermare che solo la prima fattura rilevi ai fini IVA, mentre le fatture successive non abbiano alcun impatto IVA.Nella sua risposta, l’Agenzia ha chiarito che la disciplina del transfer pricing e quella dell’IVA hanno finalità diverse: il transfer pricing regola la ripartizione dei profitti tra consociate di un gruppo multinazionale, mentre l’IVA si applica in base al corrispettivo pattuito per la cessione di beni e servizi. Di conseguenza, le rettifiche di transfer pricing non sono di per sé rilevanti ai fini IVA, a meno che dalle clausole contrattuali emerga chiaramente l’intento di modificare il corrispettivo originario.Nel caso in esame, l’Agenzia ha concluso che le fatture emesse successivamente hanno rilevanza IVA per due motivi principali:Il contratto tra Alfa e Beta stabilisce espressamente che il prezzo dei beni può essere modificato per garantire il rispetto del principio di libera concorrenza.Vi è una sproporzione evidente tra la prima fattura (5% del valore) e la successiva rettifica (95%), il che suggerisce che l’aggiustamento non sia una mera redistribuzione degli utili, ma una modifica del corrispettivo pattuito.L’Agenzia ha quindi determinato che tali aggiustamenti rientrano nella base imponibile IVA. Tuttavia, non ha fornito indicazioni sugli effetti doganali delle rettifiche, poiché l’istante non aveva posto specifici quesiti in merito.Per saperne di più visita la pagina dedicata