
Le recenti richieste di referendum in materia giuslavoristica
Il 20 gennaio 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque richieste di referendum abrogativo, di cui quattro presentate dalla CGIL in ambito giuslavoristico. I quesiti si concentrano su diverse tematiche legate alla disciplina dei licenziamenti, ai contratti di lavoro a tempo determinato e alla responsabilità negli appalti.Licenziamenti illegittimi: Il primo quesito mira all’abrogazione del Jobs Act (d.lgs. 23/2015) e alla reintroduzione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, applicabile a tutti i lavoratori. Questo comporterebbe la fine del sistema delle "tutele crescenti", che limita la possibilità di reintegrazione solo a determinati casi di illegittimità del licenziamento, e il ritorno a un sistema che prevede la reintegrazione come norma, in linea con le disposizioni previste dallo Statuto dei Lavoratori riformato dalla Legge Fornero nel 2012.Tutele per i lavoratori nelle piccole imprese: Il secondo quesito chiede l’abrogazione del tetto massimo di sei mensilità di indennizzo, applicabile nel caso di licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 15 dipendenti. Attualmente, questa limitazione impone un risarcimento ridotto rispetto a quello che potrebbe essere riconosciuto a un lavoratore di una grande impresa. Se il quesito fosse approvato, i lavoratori delle piccole imprese beneficerebbero di una tutela economica più consistente, parametrata non solo all’anzianità, ma anche a fattori come l’età, i carichi familiari e la capacità economica dell’azienda, senza limiti sull’importo dell’indennizzo.Contratti a tempo determinato: Il terzo quesito riguarda la disciplina del lavoro a tempo determinato, che secondo l’attuale normativa (d.lgs. 81/2015) non richiede una giustificazione causale per contratti della durata massima di 12 mesi. La proposta referendaria intende reintrodurre l’obbligo di una giustificazione causale per tutti i contratti a termine fino a 24 mesi, limitando così l’uso di contratti a termine senza una reale motivazione e cercando di stabilizzare il mercato del lavoro.Responsabilità nelle gare d’appalto: Il quarto quesito si concentra sulla responsabilità del committente in caso di infortunio sul lavoro di un dipendente di un appaltatore o subappaltatore. La proposta mira ad abrogare la norma che limita la responsabilità del committente per i danni da infortunio che non sono coperti dall’INAIL, tranne nei casi di danno derivante da rischi specifici dell’attività dell’appaltatore. Se approvato, questo quesito estenderebbe la responsabilità del committente anche per danni che superano l’indennizzo INAIL, a favore di una maggiore tutela per i lavoratori degli appalti.Le votazioni per questi referendum sono previste tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, con la necessità di raggiungere il quorum per la validità della consultazione popolare. Perché le norme oggetto di referendum siano abrogate, sarà necessario che la maggioranza degli aventi diritto partecipi alla votazione, e che la maggioranza dei voti validamente espressi sia favorevole all’abrogazione.Per saperne di più visita la pagina dedicata

28th Annual Global CEO Survey
Dalla 28th Global CEO Survey di PwC emerge un ottimismo crescente, con il 64% dei CEO italiani fiduciosi sulla crescita globale, ma più cauti sulla crescita nazionale. Le sfide principali riguardano la carenza di competenze, l'adozione della GenAI e la trasformazione digitale."Il panorama per le aziende è complesso e le sfide richiedono un equilibrio tra ottimismo e realismo. Per crescere, i leader devono agire subito con scelte coraggiose su persone, catena di fornitura e modelli di business", afferma Andrea Toselli, presidente e CEO di PwC Italia, commentando i risultati della 28esima Annual Global CEO Survey presentata al World Economic Forum di Davos. L’indagine, guidata dal nuovo PwC Global Chairman Mohamed Kande, ha coinvolto 4.701 CEO in 109 Paesi, tra cui 122 italiani.Dalla 28th Annual Global CEO Survey di PwC emerge un panorama che riflette sia ottimismo che sfide per le aziende globali e italiane. A livello globale, il 58% dei CEO prevede una crescita economica nei prossimi 12 mesi, mentre in Italia il 64% degli intervistati condivide questa fiducia nel futuro economico globale, ma solo il 43% prevede una crescita economica per il nostro Paese. Le aspettative aziendali sono positive, con il 64% dei CEO italiani che prevede un aumento del fatturato nel prossimo anno e l'80% una crescita a tre anni, sebbene questi dati siano lievemente inferiori alla media globale.Le sfide emergono soprattutto in ambito di competenze e tecnologia. Il 35% dei CEO italiani segnala la carenza di competenze chiave, in particolare in settori come l'intelligenza artificiale e la cybersecurity, come una delle principali minacce per la crescita futura delle aziende italiane. In questo contesto, la GenAI viene vista come una leva strategica per migliorare la redditività e l’efficienza operativa, con il 60% dei CEO italiani che si aspetta risultati positivi dall'adozione di questa tecnologia. Tuttavia, permane una preoccupazione per la lentezza del cambiamento tecnologico, con molti CEO che percepiscono il ritmo di trasformazione come insufficiente per garantire la sostenibilità aziendale a lungo termine.Inoltre, la sostenibilità ambientale resta una sfida significativa. Due terzi dei CEO italiani affermano che gli investimenti in sostenibilità non hanno ancora prodotto un impatto rilevante sui ricavi aziendali, mentre solo il 20% ha visto un incremento dei ricavi grazie a iniziative green, un dato inferiore alla media globale del 33%. Le difficoltà principali sono rappresentate dalla complessità normativa, dalle incoerenze tra regolamenti locali e nazionali e dal basso rendimento percepito degli investimenti sostenibili. Nonostante questi ostacoli, PwC sottolinea la necessità di una maggiore coerenza normativa e di un impegno congiunto tra aziende e istituzioni per affrontare le sfide climatiche e promuovere una crescita sostenibile.Per maggiori approfondimenti visita la pagina dedicata

Nuove regole per i bonifici istantanei
L’UE accelera sui bonifici istantanei: un nuovo regolamento per maggiore efficienza e sicurezzaL’innovazione tecnologica ha trasformato il settore dei pagamenti al dettaglio, rendendolo sempre più autonomo e dinamico. La digitalizzazione e l’ingresso delle grandi aziende tecnologiche hanno accelerato questo processo, spingendo la Commissione Europea a sostenere un sistema di pagamenti istantanei integrato nell’Unione per aumentare l’efficienza e garantire maggiore autonomia economica.Tuttavia, iniziative precedenti come TARGET Instant Payment Settlement (TIPS) e SEPA Instant Credit Transfer (SCT Inst) non hanno portato a un’adozione uniforme, lasciando molti prestatori di servizi di pagamento (PSP) esclusi dal sistema. Per risolvere questo problema, la Commissione ha introdotto il Regolamento (UE) 2024/886, entrato in vigore l’8 aprile 2024, che obbliga tutti i PSP dell’UE a offrire bonifici istantanei in euro, attivi 24/7, con elaborazione entro dieci secondi e senza costi aggiuntivi rispetto ai bonifici tradizionali.Dal 9 gennaio 2025, i PSP dovranno garantire la ricezione dei bonifici istantanei, mentre dal 9 ottobre 2025 dovranno offrire anche il servizio di invio. Inoltre, sarà introdotta la verifica del beneficiario per ridurre errori e frodi. Per favorire l’adozione diffusa, il regolamento stabilisce che i costi dei bonifici istantanei non possano superare quelli dei bonifici tradizionali.Gli Stati membri dovranno adottare entro il 9 aprile 2025 misure sanzionatorie efficaci, con multe fino al 10% del fatturato netto annuo per le aziende non conformi. I PSP saranno inoltre obbligati a segnalare periodicamente dati sulle commissioni applicate e sulle operazioni respinte, aumentando la trasparenza.Il Regolamento Instant Payments rappresenta un passo decisivo verso un sistema di pagamenti digitali sicuro, rapido e accessibile, contribuendo alla creazione di un mercato unico europeo più integrato e innovativo.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Congiuntura Macroeconomica
La Congiuntura Macroeconomica di PwC fornisce una sintesi aggiornata ed informata sulla situazione economica dell’Italia tramite l’analisi dei principali indicatori macroeconomici. Contiene inoltre approfondimenti specifici su temi di attualità di potenziale impatto per il nostro Paese e le imprese.Nel 2024, l'economia globale mostra andamenti divergenti:USA: Crescita robusta trainata dai consumi (+3,1% del PIL nel Q3).Cina: Rallentamento a causa della crisi immobiliare che frena la domanda interna.Europa: Crescita debole, penalizzata dalla stagnazione industriale e dei servizi, con inflazione stabile al 2%.La BCE e la FED si preparano a politiche monetarie divergenti nel 2025. Il PIL globale è previsto in crescita del 3,3%, con un commercio internazionale in espansione del 3,2%.Italia:L'economia resta fragile nel Q3 del 2024 (PIL congiunturale a +0,0%), con difficoltà manifatturiere e rallentamento nei servizi. I consumi privati crescono grazie a retribuzioni reali in aumento e a un mercato del lavoro resiliente, nonostante segnali di riduzione nelle ore lavorate. Le esportazioni calano leggermente, ma il saldo commerciale migliora. Inflazione sotto il 2% per il calo dei prezzi energetici. Il PIL italiano è stimato crescere dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025.Scarica il report

Space Economy: Il punto di vista di Alessandro Grandinetti
La Space Economy, sta vivendo una rapida trasformazione. Oggi, il settore spaziale non si limita più solo alle missioni scientifiche, ma abbraccia una vasta gamma di attività commerciali che vanno dalle telecomunicazioni satellitari ai viaggi spaziali per scopi turistici, dall'osservazione della Terra all'industria dei lanciatori. Con l'avvento di nuove tecnologie, la diminuzione dei costi e l'ingresso di attori privati, il futuro promette enormi opportunità, tra cui l'espansione delle colonie spaziali, lo sfruttamento delle risorse minerariee la creazione di infrastrutture orbitanti. La space economy si prepara così a diventare uno dei motori principali della crescita globale nei prossimi decenni.Quali motivazioni rendono lo spazio un tema di interesse attuale? Quali saranno le professioni più richieste nel settore spaziale nei prossimi anni?Guarda l’intervista ad Alessandro Grandinetti, Partner PwC Italia, Clients and Markets Leader

PwC Real Estate Retail Market Report
Nel 2024, gli investimenti immobiliari nel retail in Italia sono cresciuti del 205%, raggiungendo i 2,2 miliardi di euroNel 2024, gli investimenti immobiliari nel settore retail in Italia hanno registrato un significativo aumento, raggiungendo i 2,2 miliardi di euro, con un incremento del 205% rispetto all’anno precedente, secondo il Retail Market Report di PwC Italia in collaborazione con l’ufficio studi di PwC Italia. Tra le principali operazioni dell’anno, spicca l’acquisto del palazzo storico di via Monte Napoleone a Milano da parte del gruppo Kering, per un valore di 1,3 miliardi di euro. Questo acquisto ha segnato una delle transazioni più elevate mai realizzate, in quanto l’immobile ospita marchi prestigiosi come Saint Laurent e Prada, nonché la pasticceria Cova, appartenente a LVMH.Le operazioni immobiliari hanno coinvolto diverse città, tra cui Milano e Roma, ma anche Palermo, Brescia, Novara e la città metropolitana di Venezia. Il report sottolinea che gli investitori maggiormente attivi sono i grandi gruppi, con l’acquisizione di Kering che da sola rappresenta più della metà del valore complessivo del mercato nel 2024. Le città di dimensioni medio-piccole stanno suscitando interesse, spesso per opportunità legate ai prezzi più convenienti piuttosto che per una valutazione strategica. Tra le altre operazioni degne di nota, c’è stata la vendita del centro commerciale Roma Est, che è passato dal fondo sovrano di Singapore GIC al gruppo Klépierre, con una transazione intorno ai 220-230 milioni di euro.La ripresa degli investimenti nel settore retail è stata in parte alimentata dalla progressiva riduzione dei tassi d’interesse, ma le previsioni per il 2025 sono ancora caute, soprattutto considerando la crisi dei consumi che sta influenzando anche il settore del lusso. Nonostante ciò, il mercato immobiliare retail resta positivo, con gli investitori che pianificano cautamente, soprattutto perché spesso ci vuole del tempo prima che un immobile acquistato venga trasformato in un punto vendita operativo. Per molti gruppi, l’investimento immobiliare rappresenta una soluzione a lungo termine per contrastare i risultati altalenanti delle vendite nei negozi fisici.In questo scenario, il modello dei centri commerciali sta subendo un’evoluzione importante. I centri commerciali tradizionali non sono più sufficienti a soddisfare la domanda dei consumatori, che cercano esperienze più diversificate. Secondo Antonio Martino, partner di PwC Italia, il futuro dei centri commerciali dovrà includere non solo un’ampia scelta di prodotti, ma anche una vasta gamma di servizi, come il benessere e la cura personale, fruibili sia attraverso il negozio fisico che online. Il concetto di multichannel è diventato quindi essenziale per attirare consumatori e investitori. Inoltre, i centri commerciali di fascia medio-alta sono quelli che stanno attirando maggiormente gli investimenti, mentre i parchi commerciali più deboli necessitano di ingenti investimenti per essere rilanciati.Le vie dello shopping tradizionali (high street) stanno vivendo una vera e propria rinascita, grazie all’afflusso di turisti internazionali e all’aumento dei canoni di locazione. In questo contesto, le formule di affitto più flessibili hanno permesso di coinvolgere sia brand medio-piccoli che grandi marchi, grazie anche al fenomeno dei temporary store. Un esempio significativo è il temporary store di Louis Vuitton a Manhattan, un spazio distribuito su cinque piani che combina moda, arte e cultura, pensato per durare solo un paio d'anni, giusto il tempo di rinnovare il flagship store dell'azienda sulla Fifth Avenue. Questo tipo di investimenti flessibili sta contribuendo a rendere l’immobiliare retail più dinamico e redditizio.Per approfondire la lettura leggi il report

NPE, lo studio di PwC
PwC segnala che il mercato italiano dei crediti deteriorati, stimato a 300 miliardi di euro, si è ridotto rispetto al 2015, con una diminuzione degli NPE sui bilanci bancari, ma permangono sfide legate al flusso di nuovi crediti e alle dinamiche economiche.Un mare da 300 miliardi di euro: questa è la dimensione del mercato italiano dei crediti deteriorati (Non-Performing Exposures, NPE), uno dei temi centrali nel rapporto annuale di PwC Italia. Nel 2024, lo stock totale di NPE è sceso a 296 miliardi, registrando un calo del 25% rispetto ai 397 miliardi del 2015, anno del picco massimo. Le banche italiane, grazie a una strategia mirata e al supporto degli operatori specializzati, hanno ridotto i propri NPE dell’84%, passando da 324 miliardi nel 2015 a soli 55 miliardi, mentre il carico principale è ora gestito da investitori e operatori specializzati, con uno stock di 241 miliardi.Il rapporto di PwC sottolinea come, nonostante il mercato si sia ridotto, le dinamiche restano complesse. Nel primo semestre del 2024, il flusso di nuovi crediti deteriorati è leggermente aumentato, passando da 52,6 a 54,8 miliardi, e il tasso di default è cresciuto all’1,14%. L'economia reale e le politiche monetarie giocano un ruolo chiave: un calo dei tassi d’interesse previsto per il 2025 potrebbe ridurre il peso dei crediti deteriorati sui bilanci bancari, ma un’eventuale frenata economica, come quella registrata in Germania nel 2024, potrebbe invece intensificare le difficoltà.PwC evidenzia anche i cambiamenti nel panorama degli operatori: fusioni e acquisizioni tra big player hanno portato a un consolidamento del settore, segnando un passaggio significativo per il mercato europeo degli NPE. La maggiore regolamentazione, i costi fissi in aumento e la necessità di nuove soluzioni digitali spingono le aziende a ripensare i propri modelli di gestione.Il ruolo di PwC nel monitorare questi trend e fornire soluzioni innovative per la gestione dei crediti deteriorati è centrale per supportare le banche e gli operatori nel navigare queste acque agitate e affrontare le sfide del futuro.

Third Party Litigation Funding – ulteriori chiarimenti IVA dell’Agenzia delle entrate ad istanza di interpello n. 256/2024
L’Agenzia delle Entrate ha confermato l’esenzione IVA per i servizi esternalizzati da una SICAF a una società estera nel Litigation Finance e precisato che le commissioni d’intermediazione rientrano nella base imponibile del compensoL’Agenzia delle Entrate, con la Risposta a interpello n. 256 del 13 dicembre 2024, ha esaminato il trattamento IVA delle prestazioni esternalizzate nell’ambito del Litigation Finance da parte di una SICAF (fondo di investimento alternativo italiano riservato). La SICAF ha affidato a una società estera, Beta, una serie di funzioni operative essenziali per il proprio modello di business, come la gestione informatica e il supporto legale, remunerando tali attività con retainer fee e success fee.Il caso di specieLa SICAF acquista crediti litigiosi derivanti da richieste di risarcimento danni. Per gestire le attività complesse legate a tali operazioni, si affida a Beta tramite un contratto di outsourcing. Beta fornisce:Gestione della piattaforma informatica per la raccolta e analisi dei dati legati ai danni risarcitori.Supporto legale e operativo nella gestione delle azioni di risarcimento e dei rapporti con le società danneggiate.Il contratto prevede che Beta operi seguendo le direttive della SICAF, con responsabilità esclusiva verso i servizi forniti. Eventuali sub-deleghe sono subordinate all’approvazione della SICAF.Quesiti IVA e risposte dell’Agenzia1. Esenzione IVA sui servizi di BetaL’Agenzia conferma l’esenzione IVA per i servizi resi da Beta, considerando che:I servizi sono essenziali per il modello di business della SICAF.Rientrano nelle categorie di "gestione degli investimenti" e "commercializzazione", riconducibili a prestazioni finanziarie esenti ai sensi dell’art. 10 del Decreto IVA.2. Territorialità IVA per i servizi di intermediazionePer i servizi di intermediazione resi a Beta, la territorialità è regolata dall’art. 7-ter del d.P.R. n. 633/1972. L'Agenzia chiarisce che tali servizi sono rilevanti nel luogo di stabilimento del committente (Beta), quindi territorialmente rilevanti in Italia.3. Commissioni di intermediazioneLe commissioni pagate dalla SICAF per conto di Beta non rappresentano una prestazione diretta verso la SICAF e sono escluse dal campo IVA. Tuttavia, tali commissioni contribuiscono alla base imponibile del compenso dovuto a Beta, conformemente all’art. 13 del d.P.R. n. 633/1972.L’Agenzia ribadisce l’importanza delle attività esternalizzate per il modello di Litigation Finance della SICAF, evidenziando la necessità di inquadrarle correttamente ai fini IVA. Queste operazioni rappresentano un esempio innovativo di gestione di fondi di investimento tramite outsourcing specializzato.Per saperne di più visita la pagina dedicata

Tax insight: attuazione del regime italiano di “penalty protection” in materia di disallineamenti da ibridi
Il 6 dicembre 2024, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato il decreto attuativo per il regime di “penalty protection”, previsto dall’articolo 61 del D.Lgs. n. 209/2023, relativo alla gestione dei disallineamenti fiscali derivanti da operazioni ibride. Il decreto definisce le regole e i requisiti per la predisposizione della documentazione anti-ibridi, uno strumento fondamentale per i contribuenti italiani coinvolti in gruppi multinazionali.La documentazione anti-ibridi rappresenta un elemento chiave per:Prevenire l’applicazione di sanzioni amministrative, garantendo conformità alle normative;Agevolare i controlli fiscali, fornendo prove dettagliate durante eventuali accertamenti;Supportare processi di due diligence nelle operazioni societarie;Gestire e ridurre i rischi fiscali e dimostrare trasparenza nell’ambito del regime di adempimento collaborativo.La disciplina anti-ibridi: un quadro generaleLe regole anti-ibridi sono pensate per eliminare i disallineamenti fiscali che possono sorgere in contesti internazionali a causa di una diversa qualificazione fiscale degli strumenti o dei redditi tra giurisdizioni. Tali disallineamenti generano effetti come:Deduzione senza inclusione (D/NI): costi dedotti in una giurisdizione, ma non tassati nell’altra;Doppia deduzione (DD): costi dedotti in più di una giurisdizione.I disallineamenti possono derivare da strumenti finanziari ibridi, entità ibride o stabili organizzazioni, coinvolgendo anche transazioni indirette (disallineamenti “importati”). L’obiettivo delle regole è neutralizzare tali effetti imponendo la tassazione di redditi o negando la deducibilità di costi.Ambito di applicazioneIl regime riguarda tutte le entità residenti in Italia e le stabili organizzazioni di soggetti esteri. I contribuenti italiani possono delegare la predisposizione della documentazione ad altre entità del gruppo, una soluzione particolarmente utile per gruppi multinazionali con molteplici entità italiane. Per le entità in regime di adempimento collaborativo, la documentazione anti-ibridi soddisfa anche i requisiti di trasparenza verso l’Amministrazione finanziaria.Tempistiche e scadenzeLe scadenze per preparare la documentazione dipendono dal periodo d’imposta:2020-2022: termine entro giugno 2025 (180 giorni dalla pubblicazione del decreto);2023-2024: scadenza fissata al 31 ottobre 2025, in linea con la dichiarazione dei redditi 2024;Dal 2025 in poi: documentazione da completare entro la scadenza della dichiarazione per il periodo di riferimento.Per periodi d’imposta non coincidenti con l’anno solare, le scadenze sono definite caso per caso.Requisiti formali e contenuti della documentazioneLa documentazione deve essere redatta in italiano, firmata digitalmente e dotata di marca temporale entro le scadenze previste. Il suo possesso deve essere dichiarato nella dichiarazione dei redditi e fornito su richiesta dell’Amministrazione finanziaria.Il contenuto richiesto include:Una mappatura del gruppo societario, con dettagli su partecipazioni, giurisdizioni fiscali e stabili organizzazioni.Un’analisi delle transazioni transfrontaliere rilevanti, descrivendo controparti, elementi di reddito e cause dei disallineamenti.La verifica dell’applicabilità delle regole di reazione, per neutralizzare eventuali disallineamenti.Le transazioni possono essere raggruppate in classi omogenee per facilitare la mappatura. Tuttavia, la protezione da sanzioni riguarda solo le transazioni documentate.Benefici pratici e gestione degli accertamenti fiscaliLa documentazione anti-ibridi non è solo un obbligo formale, ma un’opportunità per i contribuenti di dimostrare conformità e buona fede in caso di accertamenti fiscali. Durante una verifica, l’Amministrazione finanziaria può richiederla entro 20 giorni lavorativi, con ulteriori 30 giorni per eventuali integrazioni (prorogabili fino a 60).Questo approccio consente di:Ridurre i rischi legati a periodi d’imposta precedenti non monitorati;Dimostrare trasparenza fiscale in contenziosi o procedure di accertamento;Garantire la compliance con le norme fiscali internazionali.La predisposizione di questa documentazione, oltre a proteggere dalle sanzioni, rappresenta un pilastro per una gestione fiscale solida ed efficace.Per saperne di più visita la pagina dedicata