Global and Italian M&A Trends 2021 e Outlook 2022
Il mercato mondiale dell’M&A ha segnato un altro record con oltre 62.500 operazioni annunciate nel 2021 (+24% rispetto al 2020) per un controvalore di US $5.100 miliardi sulle operazioni di cui è pubblico il valore, inclusi 143 mega-deal da oltre $5 miliardi (+59% rispetto al 2020).A livello italiano sono state annunciate 1.272 operazioni, con un aumento del 5% a volume rispetto al 2020, per un controvalore di $62.6 miliardi (-24% rispetto al 2020 che aveva visto un numero eccezionale di operazioni nel settore dei Financial services).A livello cross-settoriale, i macro-trend che guideranno gli investimenti nel 2022 saranno:L’ottimizzazione della supply chain, con operazioni di integrazione verticale sia a monte per assicurarsi materie prime / componenti strategici, ridurre il lead-time di approvvigionamento, sia a valle per controllare la distribuzione;Tecnologia e data analyticsTransizione energetica, con operazioni di investimento nel settore rinnovabili e idrogeno da parte delle corporations dell’oil & gasEconomia circolare e più in generale tematiche di sostenibilitàAggregazioni / Platform deals nei settori B2B del Consumer Markets ed in alcuni comparti industriali.Per ulteriori approfondimenti e analisi per industry clicca qui.
Fashion&luxury categoria top per gli investimenti nel 2022
Nuovi investimenti, sia da parte dei big player del settore che dai private equity, per supportare la riconversione dei modelli di business delle aziende moda. Un’attenzione crescente verso il second-hand. La nascita in Italia di poli aggregatori con focus sulla produzione. Questi sono alcuni degli aspetti che dovremmo aspettarci dal prossimo anno, secondo Erika Andreetta, partner PwC e responsabile dei servizi di consulenza nel retail&consumer goods, con un focus sul mercato del luxury&retail. Andreetta, terza protagonista del nuovo ciclo di MFF Voices, da sempre segue i principali player del Made in Italy a livello di leadership team Emea. Si è occupata in prima persona di importanti processi di internazionalizzazione di gruppi primari nel mercato cinese ed è stata membro attivo del CindiaDesk di PwC dal 2000 al 2006. Oggi, l’esperta cura il supporto ad aziende ad alto potenziale a sostegno del Made in Italy nel mondo e progetti di sistema che toccano le filiere produttive e i temi della sostenibilità.Come è stato il 2021 per il comparto del fashion&luxury?Guardando alle trimestrali che sono uscite da pochissimo possiamo dire che il comparto gode di buona salute. Rispetto al 2020 stiamo viaggiando intorno al +30% per il personal luxury goods. La moda è un settore con buone prospettive di crescita. Ci sono geografie che stanno performando molto bene e mi riferisco in particolare all’Asia-Pacific, Cina, Giappone. C’è poi un boom degli Usa. L’Europa e l’Italia soffrono ancora. Se vogliamo concentrarci sul fashion italiano il 2021 si chiuderà sopra gli 80 miliardi di euro. Sono numeri di poco sotto i livelli pre-Covid, anche l’Italia ha beneficiato del boom della Cina e chiuderà in maniera positiva l’esercizio. Sono sicura che l’ultimo quarter ci porterà delle belle sorprese in attesa poi di superare i livelli pre-Covid da metà 2022.Quali sono stati i gruppi e le maison più performanti? Qual è stata la strategia vincente?Hermès ha chiuso il terzo quarter a +40% rispetto al 2019, +31% rispetto al 2020 e, se guardiamo a tutte le geografie, è arrivato al +70% in Cina. I gruppi che hanno intensificato la distribuzione fisica e online in quel mercato stanno traendo buoni benefici. Restando in Francia, anche Lvmh con le sue maison è cresciuto del 40% nel terzo trimestre 2021 e tra i vari segmenti nell’orbita del colosso la moda è quello che è andato meglio. Focus importante sul mercato asiatico anche per loro, in primis per Dior e Fendi. Guardando al mercato domestico, un dato rilevante è quello di Moncler, che ha chiuso i primi nove mesi a +54% sul 2020. L’acquisizione di Stone island ha portato senza’altro dei ricavi ma la presenza in mercati come Usa e Cina è stato un acceleratore importante. Last but not least, vanno menzionate le performance degli e-tailer come Farfetch. In definitiva, i grandi stanno andando bene. Hanno fatto investimenti ad hoc nei mercati giusti per raggiungere un consumatore globale.Pensa che il trend dell'M&A che abbiamo visto quest’anno proseguirà anche nel 2022?Per il lusso è stato un anno di booming dopo un momento di arresto. Il trend continuerà anche perché c’è la necessità di avere fondi. Da un lato con operazioni corporate tra società del settore. Dall’altro con i private equity, che possono ben supportare la riconversione dei modelli di business delle aziende, che dovranno essere sempre più digital e realmente sostenibili. Per poter fare sostenibilità ed essere digitali, che vuol dire essere appetibili per le persone dai 40 in giù (millennials e gen Z, che ormai rappresentano più del 50% del consumatore finale) sono necessari investimenti. Il fashion&luxury è assolutamente la categoria top per gli investimenti del prossimo anno.Da Exor a Moncler... Potranno nascere dei poli del lusso in Italia come in Francia?Quello francese è un modello più di holding e quindi di investimento finanziario. Ci sono due belle cassaforti francesi, Lvmh e Kering, che hanno acquisito marchi facendoli crescere però lasciandoli liberi nei modelli di business, dalla parte stilistica fino alla parte di approccio al mercato. Se guardiamo alla realtà italiana, ci sono dei marchi che possono integrarne altri, quindi fungere da piattaforma anche per l’aspetto della filiera produttiva. L’Italia è la culla della filiera produttiva della moda nel mondo. Secondo noi nel prossimo futuro vedremo per lo più tipo di operazioni strategiche come quella di Florence, che sono vincenti. Aziende che si uniscono per creare dei poli produttivi e poi potersi presentare nel mercato con un’ampiezza di prodotto importante.E quali sono le stime per il 2022?Stiamo già crescendo. Le nuove tecnologie legate alla sostenibilità e all’economia circolare secondo le nostre stime porteranno il comparto entro il 2030 a raggiungere oltre i 5 trillion di dollari (5 mila miliardi di euro).Crescerà la quota di second-hand nel mercato?È un trend che andrà crescendo. In Italia, a partire dal 1° gennaio 2022 entrerà in vigore la normativa che impone la raccolta e il riciclo del tessuto tessile urbano, il che vuol dire che inizieremo anche culturalmente a dare nuova vita ai capi nell’armadio. I grandi gruppi stanno già basando una parte del loro business su questo trend. Un esempio è Zalando. (riproduzione riservata)
Italia 2022: Persone, Lavoro, Impresa
"Italia 2022: Persone, Lavoro, Impresa" è la piattaforma di dialogo promossa da PwC Italia, in collaborazione con il gruppo editoriale GEDI, per condividere idee, sviluppare proposte e progettare azioni coinvolgendo i massimi esponenti del mondo delle istituzioni, della finanza e dell’impresa, ascoltando e facendo tesoro, di volta in volta, delle testimonianze di imprenditori che hanno saputo, creando valore, scrivere la storia economica ed industriale del nostro Paese."L’iniziativa prevede una serie di confronti che nascono dalla consapevolezza che oggi è il tempo delle azioni indispensabili, della comprensione di cosa è cambiato dopo due anni di emergenza legata alla pandemia e, soprattutto considerando l’incerto scenario geopolitico internazionale.L’obiettivo degli 8 incontri è quello di mettere a disposizione le competenze e i professionisti di PwC per offrire un contributo fattivo nella progettazione del futuro e nell’interesse delle nuove generazioni.Dialoghi all’insegna della concretezza che, in questo particolare periodo storico, possono rappresentare una guida affidabile per le persone, per il futuro del lavoro, e per affiancare le imprese in questa fase storica, anche guardando alle opportunità previste dal PNRR.Per ulteriori dettagli e approfondimenti clicca qui.
Top 500 Le eccellenze italiane e le nuove prospettive economiche del nostro Paese
Il COVID-19 e la conseguente sospensione delle attività economiche e sociali hanno avuto ripercussioni profonde sull’economia del nostro Paese. Le aziende, già messe a dura prova, continueranno anche nei prossimi mesi ad affrontare significative sfide economiche e finanziarie.Il momento di ripartenza è particolarmente complesso ed articolato: tra le incognite ci sono la cosiddetta “Shortage economy” e la gestione degli approvvigionamenti, la crescita del prezzo dell’energia e delle materie prime, la mancanza di capitale umano.In questo contesto il PNRR costituisce sicuramente un importante aiuto per il futuro dell’economia: non solo per i benefici che le aziende italiane potranno trarre in termini di transizione digitale ed ecologica, ma anche per la reindustrializzazione di alcune aree del nostro Paese.Durante la nuova edizione del progetto Top 500, PwC vuole essere al fianco degli imprenditori per facilitare la comprensione del contesto attuale, aiutando le imprese ad attingere alle imponenti risorse messe a disposizione dall’Europa in base alle peculiarità dei diversi territori.Per scoprire tutte le tappe clicca qui.
Le società benefit: un nuovo paradigma imprenditoriale - Concetti chiave, aspetti evolutivi e il punto di vista delle imprese
Sono ormai alcuni anni che la sostenibilità è entrata a pieno diritto nel vocabolario delle imprese, delle istituzioni e dei cittadini e sta crescendo nella società la consapevolezza di dover cambiare profondamente i modelli di business e riformare il sistema economico, conciliando la generazione di valore economico con la creazione di valore sociale, nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future. La situazione emergenziale da Covid-19, inoltre, ha riportato al centro dell’attenzione il benessere e la salute come bisogni fondamentali per l’individuo, accelerando una riflessione più ampia sul ruolo dell’impresa, che vada oltre la sola logica del profitto.Per le imprese diventa, quindi, sempre più importante comprendere che una strategia di medio/lungo termine solida e di successo debba integrare la sostenibilità in modo olistico e non come aspetto accessorio. È in questo contesto che si inserisce come nuovo paradigma di business il movimento delle società benefit, che vede l’Italia come prima nazione europea ad aver introdotto nel proprio ordinamento la forma giuridica di una società che, nell’esercizio dell’attività economica integri strutturalmente finalità di beneficio comune all’interno della propria missione, operando in modo responsabile. Nonostante la diffusione delle società benefit stia crescendo in termini di interesse e numerosità di imprese coinvolte, restano, ad oggi, ancora ampi margini per fare chiarezza e approfondire senso, motivazioni e vantaggi legati a questa forma giuridica, sulla quale tra gli imprenditori e nella comunità economica si registra spesso scarsa conoscenza (nonché in alcuni casi un certo scetticismo).Anche la definizione stessa della norma presenta ambiti di discussione aperti ed elementi di complessità di applicazione, ad esempio rispetto agli impatti sulla governance e sul reporting, oltre ad un carente coordinamento a livello internazionale rispetto al riconoscimento e definizioni comuni. Questo documento vuole essere, quindi, uno strumento a disposizione di un’ampia platea di interessati per approfondire la comprensione sul tema, illustrando e indagando le principali caratteristiche delle società benefit, il contesto in cui esse si inseriscono e i principali aspetti di compliance, fino ad arrivare a individuare i possibili benefici per le imprese, punti di attenzione ad oggi ancora aperti e possibili scenari futuri.Per integrare nel presente documento una vista “diretta”, di chi già oggi è società benefit, abbiamo dialogato con sei imprenditori che hanno adottato la forma giuridica della società benefit. L’obiettivo non è quello di avere una rappresentazione esaustiva del panorama, quanto piuttosto un’analisi qualitativa della prospettiva di coloro che hanno intrapreso tale scelta, mettendo a confronto prospettive tra loro anche significativamente diverse per dimensione, settore di riferimento e stadio di vita dell’impresa. Da questi dialoghi, sono emersi alcuni tratti comuni, che illustreremo nelle prossime pagine, rispetto al senso di essere una società benefit. Per approndimenti sull'articolo cliccare qui.
Consumer Markets M&A Trends 2021 & hotspots 2022
L’attività di M&A a livello mondiale nel settore consumer è cresciuta del 57% in termini di valore, principalmente per un aumento nel numero di operazioni di grandi dimensioni (con deal value > $1bn) da 82 a 146. I fondi di Private Equity sono stati particolarmente attivi, con un aumento sia a volumi (dal 24% al 35% sul totale operazioni) che a valore (dal 35% al 47%). A livello italiano, la crescita del consumer markets è stata del 16%, sia a volumi che a valore, con oltre 340 operazioni annunciate per un controvalore di $8.4bn (calcolato sulle 53 operazioni con deal value pubblico).I trend che guideranno le operazioni nel settore Consumer Markets nel 2022 saranno per gli investitori strategici le dismissioni di attività non core e gli investimenti in nicchie di prodotto / mercato strategiche a complemento dell’offerta. A livello cross-settoriale, vediamo interesse da parte delle aziende del Consumer Markets ad investimenti nella tecnologia (data analytics, pagamenti, commercio elettronico) e ad operazioni di integrazione a monte e a valle per mettere in sicurezza supply e distribution chain. Gli investitori finanziari cercheranno di costruire storie di successo nelle aggregazioni di settori ancora molto frammentati tramite operazioni di piattaforma (B2B cosmetica, nutraceutica, supply chain fashion).Per ulteriori approfondimenti clicca qui.