Il Metaverso spiegato da Matteo Bonente

Partner di PwC Italia

Metaverso è la parola del momento: tutti ne parlano, ma è difficile decifrare bene di cosa si tratta e tutte le potenzialità che offre.

Si parla di Metaverso, è vero, ma la prima cosa da dire è che il Metaverso non è uno solo. Ci sono infiniti metaversi, che sono dei veri e propri mondi 3D. Tecnicamente il Metaverso è la combinazione di tre tecnologie emergenti (Digital Assets & Blockchain, Gaming, VR & AR) che prima si sono evolute in parallelo e che ora hanno trovato dei punti di convergenza.


Sono tutte tecnologie digitali molto evolute. Quali sono le opportunità più concrete per i brand?

Le potenzialità sono decisamente numerose, molte ancora da scoprire. 

Il metaverso sta reinventando il rapporto dei brand con i propri clienti, perché costituisce un nuovo canale di engagement che spesso viaggia indipendentemente dagli altri canali, soprattutto per le generazioni più giovani. Ma anche il rapporto del brand con i propri dipendenti o con gli stakeholder cambia, perché l’experience del mondo aziendale si evolve, e questa innovazione coinvolge tantissimi ambiti, inclusa la formazione.


Hai citato l’engagement dei più giovani. È questo che ha portato alla nascita del progetto per il Carnevale di Venezia? Puoi raccontarci di più di questa manifestazione così storica, eppure così moderna?

L’idea per il Carnevale di Venezia nasce da un pensiero sull’identità digitale. Ognuno di noi ne ha una, o più di una. E il Carnevale, in fondo, da quasi 1000 anni rappresenta proprio la possibilità di avere una o più identità nel mondo fisico. Da qui ci siamo chiesti se il Carnevale di Venezia potesse essere l’occasione per vestire anche l’identità digitale di ognuno di noi. 

Abbiamo immaginato così il Venice Virtual Carnival, l’iniziativa che porta il Carnevale ovunque e a chiunque, offrendo la possibilità di vestire il proprio avatar sul Metaverso, ma anche di indossare le storiche maschere della tradizione attraverso i filtri Instagram. In più, abbiamo ideato una cartolina olografica digitale che, attraverso una innovativa tecnica di stampa, porta un po’ di digitale anche nel mondo fisico.


PwC come ha affrontato la sfida? Quali competenze ha messo in campo? 

Come sempre quando lavoriamo su progetti così innovativi sul Metaverso, sono tante le professionalità che collaborano, non potrebbe essere altrimenti. Il team PwC che ha lavorato al Venice Virtual Carnival è multidisciplinare e composto da 3D artist, strategist, UX/UI designer, sviluppatori, creativi e esperti di comunicazione. Insieme hanno ragionato sul concetto di identità digitale per il Carnevale e ridisegnato le maschere della tradizione rendendole fruibili a tutti attraverso skin wearable su Roblox e Ready Player Me.


Come si articola l’experience? Come si fa a vivere il Venice Virtual Carnival?

L’experience è inclusiva e si rivolge a tutti. I più giovani, i ragazzi della generazione alfa per intenderci, giocando su Roblox possono indossare le maschere di Colombina e Original Sign. C’è chi poi personalizza l’aspetto del suo avatar su Ready Player Me e può sfoggiare costumi e maschere in 3D sul Metaverso che preferisce. Chi preferisce Instagram, poi, può provare le maschere digitali attraverso 6 filtri 3D curati nei minimi dettagli.


Quali altri progetti e brand che PwC ha accompagnato sul Metaverso?

Sempre più brand ci chiedono di immaginare insieme a loro nuove dinamiche di interazione con i propri target, e non parliamo solo di target esterni. Per molti brand progettiamo experience dedicate ai dipendenti, experience che cambiano le modalità di lavoro delle aziende, o ancora eventi digitali. Sono tanti i progetti in cantiere e ogni experience è diversa, perciò restate aggiornati sulle nostre iniziative seguendoci qui: link landing metaverso PwC


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