Filippo Mottolese di Miscusi

Founder - MiScusi

Come l’esperienza in PwC ti ha aiutato? 


Era una delle prime esperienze lavorative quindi mi ha aiutato a creare un metodo di lavoro, battere il tempo delle scadenze, darmi delle responsabilità e lavorare insieme ad un team. In più mi ha dato uno sguardo più ampio sul mondo del lavoro mettendomi a contatto con realtà importanti. 


Come nasce l’idea di questa nuova avventura nel mondo del Food?


Miscusi è un progetto nato nel 2016 da un’idea del mio socio Alberto che ho incontrato nella mia prima attività. Infatti a 24 anni avevo lanciato il mio primo progetto ristorativo ma ho deciso di unirmi perché trovavo un grande potenziale nel creare un brand sulla pasta e scalare il progetto a livello internazionale. Insieme siamo partiti con il primo store nel 2017. Oggi siamo arrivati a 13 ristoranti in Italia e il primo fuori confine a Londra lanciato a fine 2021. 


Quali sono i valori e le caratteristiche che rendono unico questo progetto?  


Miscusi è uno dei pochi progetti retail in Italia basato su valori di Mediterraneità e Biodiversità con una forte attenzione all’impatto che le nostre scelte hanno sul benessere nostro e dell’ambiente in cui viviamo. La pasta è uno dei prodotti principe della Dieta Mediterranea sancita da Unesco come Patrimonio dell’umanità e noi ci facciamo portavoce ogni giorno di questo importante riconoscimento. Alla base della Dieta Mediterranea non ci sono solo principi legati a scelta alimentari ma anche usi e costumi che interessano il bacino del Mediterraneo di cui l’Italia è il paese più evocativo. La Dieta Mediterranea rappresenta “un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo”. Inoltre da circa due anni abbiamo iniziato un percorso di inserimento di nuove trafile di pasta con grani speciali che hanno un carbon footprint più basso (ovvero la loro coltivazione genere meno impronta di CO2 sull’ambiente). Tra questi sorgo, ceci e lenticchie. Inoltre abbiamo piantato alcuni grani sperimentali per pratiche di agricoltura rigenerativa. Il tutto si è coronato diventando una B-Corp certificata nel 2021, attraverso un processo di certificazione che ci ha portati a intensificare il livello di attenzione a dinamiche legate a performance ambientali e sociali e integrare nei nostri documenti statutari il nostro impegno verso gli stakeholder adottando lo stato di Benefit Corporation.


Come vengono scelti gli ingredienti prima di arrivare al bancone?


Stiamo adottando un metodo di studio e approccio alla filiera che sia conforme alle pratiche che intendiamo adottare per migliorare il nostro impatto sulle persone e sull’ambiente. Abbiamo creato un documento interno aziendale attraverso il quale studiamo, monitoriamo ed eseguiamo assessment sui nostri fornitori portandoli nel tempo a rispettare un minimo punteggio per poter rimanere tali. Talvolta l’approccio è più facile perché ci capita di scegliere direttamente azienda certificate B-Corp. Da qui escono i migliori prodotti, i migliori ingredienti che portiamo sulle nostre tavole. Ovviamente non manca mai anche la parte di check qualitativo attraverso tasting mirati. 


Quale ritiene siano i punti di forza che in questi anni hanno permesso a Mi Scusi di diventare un riferimento?


Abbiamo creato un brand capace di essere identificato dai nostri ospiti in un prodotto molto tipico della tradizione italiana, portando sulla tavola valori a cui tutti siamo legati da generazioni. Questo brand lo abbiamo lanciato attraverso strategia di marketing mirate che vanno dalle classiche sui social fino a strumenti che abbiamo valorizzato molto come il Customer Care che per noi rappresenta un asset fondamentale del nostro lavoro. Infine non diventi un punto di riferimento se non crei una ricorrenza all’acquisto: questo lo raggiungi con l’esperienza in store che deve rappresentare al meglio i valori percepiti oltre che, ovviamente, incontrare le aspettative dei clienti con un piatto che sia soddisfacente da un punto di vista qualitativo. Nessuno strumento di marketing è utile nel lungo periodo se l’esperienza nello store è deludente. Il marketing serve solo ad accelerare l’awareness del brand.


Qual è il balance work – life? 


Dicono che se fai quello che ti piace “non lavorerai un giorno della tua vita”. Diciamo che per noi imprenditori il lavoro entra nella quotidianità prendendo spesso il sopravvento e non ci rendiamo conto di quante ore a settimana dedichiamo alle nostre attività. Facciamo grandi sacrifici ma ritengo che il valore che solo un’attività imprenditoriale può creare come benessere economico e sociale delle persone coinvolte, dai dipendenti ai clienti, sia un elemento di grande orgoglio che compensa i grandi sacrifici. Le persone di cui ci circondiamo sono i Manager che ci aiutano a creare struttura e competenza e senza di loro non riusciremmo a scalare i nostri business. Grazie a loro, nel tempo, ho avuto modo di riequilibrare anche una parte della mia vita privata che ritengo necessaria per lavorare sempre al meglio. La passione per quello che faccio rimane sempre la stessa. 


Com'è cambiato il food con la pandemia?


Il mondo del food sta attraversando un continuo cambiamento da anni, anche ben prima della pandemia che ha solo accelerato dei processi in atto. Sicuramente si possono citare tre grandi cambiamenti:

1. L’utilizzo del delivery come forma di acquisto dei prodotti che efficientano il nostro tempo e ci ha consentito di “sopravvivere” anche dal divano di casa

 2. La consapevolezza del “buono” e del “fatto bene”: il tempo che avevamo oltre che la facilità di reperimento delle informazioni ci ha messo di fronte a nuove possibilità di scelta e maggiore è il nostro approfondimento legato a cosa c’è dietro il mondo del cibo, più alta è la soglia di attenzione che abbiamo quando scegliamo cosa mangiare.

3. Ritengo che grazie al punto 2 le persone abbiano riscoperto il valore di mangiare a casa anche dedicando del tempo a cucinare per noi stessi e i nostri cari. Ci siamo resi conto che si possono fare cose buone in poco tempo. Inoltre il valore che diamo all’€ che spendiamo è maggiore. 


"Credere nel potere del cibo: una scelta per proteggere il nostro pianeta": quali sono le scelte prese per rispettare tale mission?


Ogni anno nel mondo vengono buttate 1 Miliardo di tonnellate di cibo. In USA il 30% degli acquisti di cibo finisce nel cassonetto. Non si può star fermi di fronte a scenari del genere. Da miscusi abbiamo fatto investimenti per ridurre la nostra impronta di carbonio sul Pianeta in maniera concreta, spesso anche facendo scelte molto forti come ad esempio proporre il ragù di carne solo la domenica per limitare l’utilizzo di un prodotto che ha una filiera più inquinante di un altro condimento vegetariano. Inoltre tutto questo si è concretizzato, per aumentare la sensibilizzazione e la diffusione, attraverso il lancio di una loyalty card in cui l’utente accumula punteggio attraverso un sistema di punteggio che premia di più i prodotti con CO2 emission inferiori. Fare tutto questo è un grande sforzo che ci rende però pionieri di una rivoluzione che sta iniziando.


"Così quotidiano così rivoluzionario" - in merito al cibo oggi qual è la vera rivoluzione?


Aumentare la soglia di attenzione e curiosità per il piatto che si sta mangiando o per il cibo che si sta acquistando; rompendo spesso barriere che sono solo psicologiche. E’ possibile mangiare bene ma mangiare meglio. Per te e per l’ambiente in cui vivi. 

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