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PwC: Nel 2023 gli NPE scendono a 53 miliardi di euro con miglioramento della qualità del credito

Nel 2023, gli NPE in Italia sono scesi a 53 miliardi di euro, con un miglioramento della qualità del credito e una stabilizzazione delle nuove NPE a 13 miliardi. Le banche italiane hanno aumentato il ROE al 14,1%, grazie all'aumento dei tassi di interesse e alla gestione efficace degli attivi.

Nel 2023, gli NPE hanno raggiunto 53 miliardi di euro, segnando un continuo calo rispetto al picco di 341 miliardi di euro del 2015. L'afflusso di nuove NPE nel 2023 è stato di 13 miliardi di euro, stabilizzandosi rispetto ai 12 miliardi di euro del 2022. Negli ultimi anni, operatori e istituzioni hanno collaborato per migliorare la gestione del credito deteriorato, portando a un miglioramento della qualità del credito e riducendo la preoccupazione per gli NPE nelle banche italiane. Gli operatori del credit management hanno focalizzato l'attenzione sui crediti Stage 2 e UtP, adottando un approccio di going-concern.

Il report "Navigating Tranquility" di PwC evidenzia che, a partire dal 2017, le banche hanno intrapreso un profondo processo di deleveraging, portando a una diminuzione dei volumi di transazioni NPE, che si sono stabilizzati intorno ai 21 miliardi di euro nel 2023. Tuttavia, il primo trimestre del 2024 ha registrato il numero più basso di transazioni degli ultimi anni.

Il ROE delle banche italiane è aumentato negli ultimi anni, raggiungendo il 14,1% nel 2023 rispetto al 9,2% nel 2022 e al 5,6% nel 2021, grazie soprattutto all'aumento dei tassi di interesse e al miglioramento della qualità degli attivi. A dicembre 2023, il totale degli NPE nel mercato era di oltre 300 miliardi di euro, inclusi quelli ceduti a investitori e cancellati dai libri delle banche. Molti dei prestiti trasferiti durante il deleveraging sono ancora in gestione e le banche hanno oltre 200 miliardi di euro di prestiti in Stage 2 che richiedono monitoraggio. L'Italia è al terzo posto in Europa per stock di prestiti in Stage 2, dietro a Francia e Germania.

A maggio 2024, il portafoglio di prestiti garantiti da Mediocredito Centrale era di 180 miliardi di euro, di cui 107 miliardi relativi ai prestiti emessi durante le misure COVID. Le escussioni sulle garanzie per default dei debitori ammontano a 3,3 miliardi di euro, meno del 2% del totale iniziale.


Pier Paolo Masenza, Financial Services Strategy & Value Creation Leader di PwC Italia, alla luce del dibattito sull’evoluzione del mercato dei crediti deteriorati, spiega: “Ci sono ancora 250 miliardi di euro non più nei bilanci delle banche ma nelle mani degli investitori. Una delle priorità del sistema dovrà essere trovare soluzioni con valore sociale per gestire questo stock residuo, minimizzando l'impatto su famiglie e imprese. Le cartolarizzazioni sociali potrebbero garantire che l’immobile rimanga a disposizione del debitore che si impegna a pagare una rata per lui accessibile”.


Secondo PwC Italia, inoltre, l'industria del credito deteriorato deve proseguire il suo percorso di trasformazione. Al centro di questo cambiamento vi è l'adozione della tecnologia e delle innovazioni, che consentiranno di ottimizzare l'uso dell'enorme mole di dati disponibili per servicer e originator, permettendo così analisi sempre più precise e predittive.


Francesco Cataldi, Partner PwC Strategy& Financial Services, conclude: “Si prevede che il settore del credit management subirà una trasformazione sostanziale per soddisfare le esigenze in evoluzione di banche e investitori, introducendo nuovi servizi e adottando approcci innovativi per capitalizzare le opportunità di business emergenti. Negli ultimi anni, si è verificata una significativa ondata di consolidamento del mercato, portando alla creazione di player più robusti pronti ad affrontare le sfide della trasformazione del settore”.

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