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Geopolitica del cambio: il declino del dollaro e le sfide per l’export italiano

Nel secondo trimestre 2025 il PIL italiano ha registrato una lieve flessione dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, pur rimanendo in crescita dello 0,4% su base annua. Il rallentamento riflette difficoltà sia interne sia esterne, con particolare impatto sul commercio estero.


La domanda nazionale ha sostenuto l’economia, contribuendo per +0,2 punti percentuali, grazie soprattutto agli investimenti fissi lordi e alla ricostituzione delle scorte. I consumi delle famiglie sono rimasti sostanzialmente stabili. Al contrario, la domanda estera netta ha inciso negativamente per -0,7 punti, poiché le esportazioni sono diminuite dell’1,7% mentre le importazioni sono aumentate dello 0,4%, peggiorando il saldo commerciale.


Una parte significativa della frenata dell’export è legata al rafforzamento dell’euro: nei primi sei mesi del 2025 l’EUR/USD è salito da 1,04 a 1,16. Secondo una stima PwC, ciò avrebbe ridotto la competitività delle imprese italiane, provocando un calo delle esportazioni di circa 1,2 miliardi di euro. L’effetto si somma a tensioni geopolitiche, dazi e incertezze sulla domanda globale.


La perdita di forza del dollaro deriva da un mix di fattori: instabilità politica negli Stati Uniti, dubbi sull’indipendenza della Federal Reserve, crescita economica più debole del previsto e prospettive di ulteriori tagli dei tassi. Inoltre, i flussi finanziari globali mostrano una maggiore attrattività dell’Europa, accompagnata da una graduale riduzione del peso del dollaro nelle riserve mondiali.


In sintesi, le dinamiche valutarie non sono più un semplice sfondo dell’attività economica: riflettono mutamenti geopolitici profondi e incidono direttamente sulla competitività delle imprese italiane. Capire questi legami è fondamentale per orientare strategie e politiche economiche in un contesto globale sempre più complesso. Per il sistema produttivo italiano si apre dunque una fase in cui diventa essenziale diversificare i mercati di sbocco, rafforzare l’innovazione e proteggere i margini di esportazione. Una migliore gestione del rischio valutario e una politica industriale più coordinata potrebbero aiutare le imprese a mitigare gli shock esterni. Il monitoraggio continuo della situazione internazionale sarà decisivo nel determinare la capacità di ripresa nei prossimi trimestri.


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